L'ex procuratore capo della Corte penale internazionale de l'Aia è stato azionista di quattro sigle registrate in paradisi fiscali. Una delle quali attiva proprio quando l'avvocato argentino guidava le indagini contro i criminali di guerra
Il 15 agosto 2012, due mesi dopo aver lasciato il posto di procuratore capo presso la Corte Penale Internazionale, l'avvocato argentino Luis Moreno Ocampo riceve un bonifico da 50 mila dollari sul suo conto presso la banca olandese Abn Amro. Il denaro arriva dalla Svizzera, ma a ordinare il trasferimento è stata la Tain Bay Corporation, una società registrata a Panama. Non sarà l'ultimo bonifico proveniente dal Centro America. Nei mesi successivi, sempre via Svizzera, la società panamense trasferisce infatti altri 140mila dollari sul conto di Ocampo. Chi si nasconde dietro la Tain Bay Corporation? Secondo i documenti ottenuti da Mediapart e analizzati dal consorzio di giornalismo investigativo Eic, rappresentato in Italia da L'Espresso, dietro la Tain Bay Corporation ci sono Ocampo e sua moglie. E questa non è l'unica società offshore dell'ex procuratore della Corte internazionale de l'Aia.
I documenti dimostrano infatti che Ocampo e consorte hanno fatto rotta su parecchi altri Paesi dove le tasse sono minime e il segreto bancario è massimo: Isole Vergini Britanniche, Belize, Uruguay. Perché? Il procuratore capo, dice lo statuto della Corte penale internazionale, deve essere una persona di «elevata caratura morale», non coinvolta «in qualsiasi tipo di attività che possa interferire con le sue funzioni da procuratore o influenzare la fiducia nella sua indipendenza». Il tribunale de L'Aia va infatti a caccia dei personaggi più cattivi al mondo, e per salvaguardarne la reputazione i suoi investigatori devono poter vantare un profilo impeccabile. Perché allora Ocampo risulta collegato a delle società offshore? E da dove arrivano i soldi incassati da quelle società?
Panama, Belize, Uruguay e le Isole Vergini Britanniche sono luoghi perfetti per eludere le tasse e far perdere le tracce di strane operazioni finanziarie. Ocampo dovrebbe saperlo meglio di altri. Prima di iniziare il suo lavoro a l'Aia, nel 2003, è stato infatti un esperto anticorruzione, inizialmente come procuratore in Argentina, poi come presidente della ong Transparency International in America Latina e nei Caraibi, organizzazione che combatte da tempo i paradisi fiscali. Particolari che rendono ancor più sorprendente il fatto che Ocampo gestisse almeno una società offshore durante il suo mandato presso la Corte de l'Aia. In quegli anni il procuratore e sua moglie erano infatti azionisti della Yemana Trading, sigla registrata alle Isole Vergini Britanniche e gestita da Mossack Fonseca, lo studio legale al centro dello scandalo Panama Papers.
Le carte analizzate dal consorzio Eic rivelano che Yemana Trading ha aperto un conto corrente presso la filiale di Ginevra della banca francese Crédit Agricole. Nel dicembre 2009, mentre lavora alla Corte penale internazionale, Ocampo scrive al suo referente di Crédit Agricole: «Vorrei trovare un modo diretto per acquistare petrolio nel mese di gennaio». Il dipendente della banca francese risponde che sarebbe stato meglio puntare su fondi d'investimento. I due discutono anche di un'altra questione, molto più impellente. Le Isole Vergini Britanniche hanno appena annunciato nuove regole che rendono più difficile mantenere l'anonimità dei titolari di società offshore. Il tempo rimasto è poco: la nuova legge entra in vigore a inizio 2010. E Ocampo vuole spostare le sue attività offshore. Il 18 dicembre 2009 il banchiere di Credit Agricole scrive a Ocampo: «Abbiamo fino al 31 dicembre regolarizzare la situazione». Il procuratore argentino lo ringrazia e aggiunge: «Parlo con la gente di Mossack Fonseca per creare una società a Panama, mi dicono che possono farlo entro 48 ore». È in quei giorni che Ocampo diventa azionista della panamense Tain Bay.
Di fronte alle domande di Der Spiegel, membro del consorzio Eic, Ocampo non ha negato l'esistenza della Tain Bay, e nemmeno quella delle altre tre società offshore: Yemana Trading, basata alle Isole Vergini Britanniche; Lucia, registrata in Belize e controllata dalla moglie; Transparent Markets, con sede fiscale in Uruguay. «Le società offshore non sono illegali», ci ha risposto l'avvocato spiegando che in Argentina i depositi bancari non sono stati sempre sicuri. «Ho dovuto proteggermi in un Paese in cui le banche un giorno decidono di prendere i tuoi averi. Quindi sì, ho tenuto soldi fuori dall'Argentina». Evasione fiscale? Assolutamente no, ha risposto Ocampo aggiungendo di aver sempre dichiarato le tasse nei Paesi Bassi durante il suo mandato a l'Aia. Sul fatto di non aver mai dichiarato alla Corte penale l'esistenza di queste società offshore, il giurista argentino ha commentato: «Non me lo hanno mai chiesto».
La panamense Tain Bay è stata cancellata dal registro delle imprese nel febbraio del 2015. I documenti raccontano che in quel periodo Crédit Agricole ha chiesto a Ocampo di prendere in considerazione la possibilità di tornare in futuro tra i clienti della banca. La risposta dell'ex procuratore capo della Corte penale internazionale è stata che prima voleva guadagnare qualche altro milione di dollari. Poi sarebbe tornato.