Emilia: il malaffare che imbarazza il Pd. In crisi di consenso e con le elezioni sempre più vicine
A Carpi, nella città simbolo del potere rosso, uno scandalo coinvolge il vicesindaco dem. E il partito rischia di perdere le prossime elezioni. Un pericolo che corre in tutta la regione dove un tempo dominava. I Pm hanno messo sotto indagine diversi appalti. Coinvolta anche la Curia
A Carpi i giorni della merla, i più freddi dell’anno, potrebbero portare una bufera difficile da dimenticare. Eppure la cittadina emiliana è abituata agli inverni gelidi. Questa volta, però, la tempesta è soprattutto politica e rischia di far crollare certezze che sembravano indistruttibili. Tra le vie del centro storico di questa città tra le più ricche dell’Emilia si dipana l’intreccio di un giallo il cui finale è ancora tutto da scrivere. Un intrigo che coinvolge un pezzo grosso del partito democratico locale. Una storia che può sembrare confinata al perimetro della provincia di Modena, ma che in realtà ha risvolti nazionali per il Pd già in crisi di consensi e nel mezzo del suo congresso nazionale.
Il caso giudiziario è scoppiato in un momento cruciale per il futuro del partito, che in Emilia Romagna ha la sua roccaforte rossa. A pochi mesi dalle elezioni amministrative. Si vota, infatti, in 236 comuni della regione, abbondantemente oltre la metà dei municipi. Il voto più atteso nelle città: a Carpi, appunto, ma anche a Modena, Sassuolo, Mirandola, Ferrara, Reggio Emilia, Forlì e Cesena. E poi incombono le elezioni Regionali in autunno, l’appuntamento più importante, l’attacco al cuore del partito che governa da sempre. Stefano Bonaccini insegue il secondo mandato. La Lega è alla ricerca di un nome forte da lanciare nella sfida.
Al momento non c’è, ma poco importa. Al contrario, il nome, lo hanno trovato per le Comunali di Modena, oggi amministrata da Giancarlo Muzzarelli, ex assessore della giunta regionale di Vasco Errani. Il centrodestra modenese vorrebbe puntare sul commercialista Stefano Prampolini, consigliere comunale del Carroccio anni ’90 e poi passato alla Cdu di Rocco Buttiglione. Dopo una lunga pausa dalla politica attiva è tornato in auge a destra. E avrà anche il sostegno di un grande vecchio della politica modenese: Carlo Giovanardi, l’ex ministro e senatore su cui pesa ancora un’inchiesta della procura antimafia di Bologna per aver aiutato un’impresa collusa con la ’ndrangheta.
Un sondaggio commissionato dal partito di Salvini su Modena dà il Carroccio al 28 per cento, il Pd sarebbe al 26. Se così fosse il ballottaggio sarebbe certo. E in quel caso il 21 per cento dei Cinquestelle diventerebbe l’ago della bilancia. Per il Pd non solo emiliano sarebbe un’ipotesi distopica. A Carpi probabilmente la Lega appoggerà una lista civica. A Sassuolo circola qualche nome e sui democratici pesa il rinvio a giudizio del suo ex capogruppo in Comune per una storia di corruzione elettorale con un presunto usuraio sassuolese. Non è escluso che in città come Sassuolo sventoli in futuro la bandiera padano-sovranista. Il partito del ministro dell’Interno ha il vento in poppa. Un po’ come Matteo Renzi alle scorse europee. Per questo motivo quella di Carpi non è una vicenda locale.
E sembra quasi uno scherzo del destino trovare tra i protagonisti dell’intrigo giudiziario e politico di scena nella città un renziano convinto: Simone Morelli, il vicesindaco e assessore al Commercio e alla Cultura. Componente dell’Assemblea nazionale del Pd, coordinatore fino a non molto tempo fa del partito nell’area del carpigiano e membro della direzione provinciale del partito. Insomma, Morelli non è esattamente l’ultimo dei democratici. Per questo l’inchiesta giudiziaria che scuote il suo assessorato a palazzo della Pieve è una grana non da poco per tutto il Pd. Un’inchiesta che ha fatto saltare persino il veglione di Capodanno in piazza: l’appalto era irregolare e dunque niente festa. Certe cose i cittadini non le perdonano facilmente.
Ma andiamo con ordine. L’unico a ricevere l’avviso di garanzia è un dirigente di peso dell’assessorato di cui è a capo Morelli. I pm lo hanno sentito come persona indagata. I reati ipotizzati nei suoi confronti sono tentata truffa, turbativa d’asta e voto di scambio. A questi va aggiunta la corruzione ma non per il tecnico, al quale non è stata contestata. I reati sono stati commessi, scrivono i pm di Modena, in concorso con altri. Gli indizi portano dritti all’assessore Morelli. Lui non ha finora ricevuto alcun avviso di garanzia, ma è tra le oltre 20 persone indagate dalla procura di Modena guidata da Lucia Musti, che insieme alla collega Claudia Natalini, sta coordinando l’indagine partita da una segnalazione del comando dei Carabinieri di Carpi, guidato da Alessandro Iacovelli. Politici, dirigenti, imprenditori. Ma l’indagine potrebbe lambire il palazzo del vescovo.
Di certo possiamo riportare quanto ci ha rivelato una fonte investigativa bene informata: «La curia è attenzionata», sono state le sue parole. Attenzionata non vuol dire indagata. Ma è certo che i fari dei detective siano puntati anche verso il palazzo in cui vive monsignor Francesco Cavina. Cavina, classe ’55, è arrivato nella diocesi di Carpi durante il pontificato di Ratzinger. Il prelato è stato uno dei collaboratori più stretti del predecessore di Francesco presso la segreteria di Stato della Santa Sede. A consacrarlo vescovo, il 22 gennaio 2012, è stato Tarcisio Bertone, il cardinale segretario di Stato molto potente ai tempi di Benedetto XVI. Cavina arriva a Carpi il 5 febbraio 2012, l’anno del primo scandalo VatiLeaks e del terremoto in Emilia, che ha colpito duramente anche la cittadina del Modenese. Per VatiLeaks fu processato dalla giustizia vaticana il maggiordomo di Benedetto XVI. E proprio quest’ultimo, Paolo Gabriele, tirerà in ballo il nome di monsignor Cavina. Salvo poi correggere il tiro in udienza quando il pm vaticano gli chiese conto di cosa intendesse dire con la frase «sono stato suggestionato dall’ambiente, citando in particolare queste persone». Tra cui appunto Cavina, che secondo la prima versione di Gabriele, fu una delle figure che lo suggestionarono e con cui comunque aveva avuto dei contatti.
Il vescovo di Carpi si è sempre difeso spiegando che pur conoscendo Paolo Gabriele, non hanno mai parlato di lavoro durante i loro incontri. «Sono sconvolto e dispiaciuto», disse Cavina nel 2012. Il vescovo da quando è giunto a Carpi ha stretto alleanze e ha cercato sponde politiche. Tra questi sicuramente c’è Morelli. Non a caso uno degli ambiti scandagliati dalla magistratura riguarda proprio l’affidamento diretto a un’azienda dell’appalto per lo spettacolo delle fontane danzanti. Evento che si sarebbe dovuto svolgere in occasione del ritorno della statua dell’Assunta in Cattedrale. Il concerto delle fontane, annunciato con grande enfasi dal vescovo è stato dato senza gara a una società per 15 mila euro. Soldi pubblici con cui il vicesindaco e assessore Morelli ha voluto sostenere l’iniziativa religiosa. Questo scambio, ipotizzano gli inquirenti, potrebbe celare il voto di scambio. Un reato al momento contestato al solo dirigente comunale, in concorso con altri, commesso in relazione all’assegnazione dell’appalto.
Un’asse tra l’assessorato di Morelli e il Vescovado visibile già da tempo. Almeno da quando nella primavera del 2018 c’è stato il cambio al vertice della Fondazione cassa di risparmio di Carpi. Un’istituzione da queste parti. Un altro capitolo di questa saga carpigiana, che inizia con l’ostruzionismo nei confronti del presidente dell’epoca Giuseppe Schena, ritenuto poco collaborativo dalla massima autorità della Chiesa sul territorio. Schena alla fine non si è ricandidato. A salire in cima alla fondazione è stato Corrado Faglioni, con la benedizione di monsignor Cavina. Faglioni, tuttavia, ha sempre escluso che la sua fosse la lista del vescovo.
«Il nostro obiettivo è chiudere entro i sei mesi delle indagini preliminari», ha spiegato il procuratore Musti, che ha aggiunto: «Vorremmo terminare prima, molto prima, delle elezioni». Il fascicolo è stato aperto a settembre scorso. Dunque a febbraio scadono i termini. Intanto, le informative dei detective guidati da Iacovelli sono state depositate.
Uscire da questo groviglio di potere non sarà facile per il giovane sindaco, Alberto Bellelli. Una storia di sinistra giovanile, poi Ds e infine Pd. Secondo i ben informati all’indomani della notizia delle indagini avrebbe detto «o va via Morelli o vado via io». Morelli, però, il passo indietro non l’ha fatto. Ha estimatori ai piani alti oltre al vescovo. Per esempio il senatore Edoardo Patriarca, ala cattolica, che lo difende davanti ai vertici locali del partito. Del resto Patriarca e Morelli hanno fondato insieme l’associazione Sistema futuro. E così la linea dura dei “rossi” del Pd ha perso. Tuttavia la resa dei conti è solo rinviata.