L'indagine sulla presunta corruzione fa emergere le relazioni tra il sottosegretario del Carroccio, Matteo Salvini e l'imprenditore socio del prestanome di Messina Denaro. E non si tratta certo di contatti sporadici. Ecco perché

«Mi chiamo Federico Arata e sono il mittente, insieme a Ted, di questo viaggio negli Stati Uniti per Salvini. Come Ted può facilmente confermare, io lavoro come spin doctor per Lega, cercando di aiutarli a migliorare socialmente e internazionalmente». Si presentava così agli americani il giovane manager Arata, in vista del viaggio da organizzare negli States per portare il Capitano Matteo Salvini alla corte di Donald Trump e Steve Bannon. Era il novembre 2016, due mesi più tardi Donald farà il suo ingresso da vincitore alla Casa Bianca. Arata è un cognome che ritorna in questi giorni di bufera giudiziaria che sta disturbando la tranquillità di Armando Siri. Ma al di là della rilevanza penale della vicenda e degli esiti che questa avrà, resta una questione che è soprattutto politica e passa per la collaborazione tra Federico Arata e la Lega, che inizia molto tempo fa. E che vengono svelati per la prima volta nel Libro Nero della Lega (Laterza editore).

Inchiesta
Armando Siri, il bancarottiere ideatore della flat tax di Matteo Salvini
12/3/2018
Dicevamo del cognome Arata balzato agli onori della cronaca in questi giorni. Il presunto corruttore di Siri infatti si chiama Paolo Arata. Ed è il padre di Federico, lo spin doctor del partito di Matteo Salvini, il manager che ha portato il Capitano in America, nel continente dove il leader dei sovranisti italiani si era recato nella primavera del 2016 per incontrare Trump. In questa occasione Salvini postò la foto con Trump, esibendola come un vero trofeo. C'è chi di quell'incontro ha fornito una versione differente. Secondo Leonardo Zangani, imprenditore italo newyorkese sostenitore del tycoon americano, il Capitano della Lega avrebbe pagato 50 dollari per una foto opportunity con il futuro presidente degli Stati Uniti. E Zangani lo comunica proprio a Federico Arata.

È insomma una saldatura forte quella tra Mr flat tax, la Lega di Salvini e la famiglia Arata. Armando Siri si è affrettato a chiarire in un'intervista che «Arata mi ha stressato, mi chiamava continuamente».  Il sottosegretario leghista ai Trasporti ha risposto così sui rapporti con Paolo Arata, già parlamentare di Forza Italia, imprenditore, docente di idee leghiste e, secondo i pm di Palermo e Roma, faccendiere per conto di suoi soci di un certo peso: I Nicastri, i re dell'eolico, il cui capostipite è stato coinvolto in diverse indagini sul tesoro di Matteo Messina Denaro, il capo di Cosa nostra latitante da ormai 26 anni.

Un intrigo d'affari e favori che dal capoluogo siciliano penetra nei palazzi del potere romano. Per gli inquirenti che indagano su Arata, anche Siri è coinvolto nel giro di corruzione: avrebbe- il condizionale è d'obbligo- ricevuto una mazzetta da 30 mila euro per inserire una norma che favorisse il business del mini eolico tanto caro al professor Arata.

Questo almeno è quel che dice proprio Paolo Arata intercettato. I magistrati che nei giorni scorsi hanno disposto le perquisizioni a casa e negli uffici degli Arata sostengono che il docente in quota Lega sarebbe andato persino oltre: sarebbe stato il più grande sponsor di Siri allo Sviluppo Economico e che poi si è dovuto accontentare dei Trasporti. Del resto nei giorni della formazione del governo giallo-verde era già noto a tutti che Siri aveva sulle spalle un patteggiamento per bancarotta fraudolenta del 2014 e che, quindi, metterlo allo Sviluppo Economico avrebbe creato non poche polemiche. Una notizia, il patteggiamento di Siri, svelata dall'Espresso a febbraio. Ma che a differenza di questa indagine, che è ancora solo in corso, non aveva scandalizzato i 5 Stelle. Evidentemente per i grillini ha più peso un'indagine preliminare che un patteggiamento cristalizzato in una sentenza che è stata, tra l'altro, pubblicata integralmente nel Libro Nero della Lega.

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Per capire però come nascono i rapporti tra Siri e Arata è necessario fare un passo indietro.  E tornare a Federico, uno dei figli dell'imprenditore indagato a Palermo con l'uomo di Messina Denaro e con Siri: Arata junior ha partecipato alla costruzione della nuova alleanza nazionalista e anti-europea. Lontano dai riflettori, quasi spaventato dalle luci della ribalta, Federico Arata, lo spin doctor internazionale della Lega – o almeno così si definisce lui – è l’uomo che in questi ultimi anni ha lavorato in silenzio per trovare alleati di Salvini nel mondo.

Classe 1985, liceo francese a Roma, laurea in economia all’università privata Luiss, esperienze lavorative a Nomura, Bnp Paribas, Bsi, Credit Suisse. Un rampante banchiere al servizio di un partito che si schiera contro la finanza, i mercati, lo spread. Le banche, appunto. Sarà per questo che il giovane Arata ha preferito non mettersi in mostra? Di sicuro è stato lui a darsi da fare per organizzare un incontro fra Trump e Salvini l’8 dicembre del 2017 a New York. Ed è stato sempre lui ad accompagnare Bannon nel suo giro romano, nel settembre scorso, quando l’ex banchiere di Goldman Sachs è venuto in Italia per fare proseliti.

«Lui non c'entra niente con la vicenda resa nota dai giornali». Alle nostre domande rivolte a Federico Arata, ha risposto direttamente l'avvocato Gaetano Scalise. Avevamo chiesto  allo spin doctor leghista se ha mai intrattenuto rapporti d'affari con il padre e il fratello indagati nell'indagine palermitana e romana. Nessun legame, ha replicato tramite avvocato. Tranne che quello parentale.

Federico Arata vive in Svizzera e si dà molto da fare: detiene le quote di due società, la Italex Gmbh e la Token Up Sagl. In quest'ultima è in compagnia di altri italiani, esperti di informatica e marketing. In passato ha avuto anche ruoli in due società londinesi, con il ruolo di Director, una chiusa nel 2014 e l'altra nel gennaio scorso.  Federico Arata segue i rapporti internazionali con politici e mondo della finanza per conto della Lega almeno dal 2016. Il padre Paolo, invece, nel luglio 2017 lo troviamo sul palco del vertice della Carroccio sovranista, a Piacenza. «Da Genovese devo ringraziare la Lega, perché dopo 15 anni ha liberato la mia città», disse all'inizio del suo intervento. Genova: la città di Siri, di Arata, dell'ex tesoriere Francesco Belsito e del processo per truffa sui 49 milioni. Guai del presente e del passato, con il quale il ministro dell'Interno Matteo Salvini ora deve fare i conti.