Esclusivo
L’imprenditore Antonio Di Naro, bergamasco con domicilio svizzero, ha trasferito in Lussemburgo la quota di controllo della sua Adienne, la società che ha siglato un accordo con il fondo sovrano di Mosca. Risultato: tasse per poche migliaia di euro su 90 milioni di profitti e un’indagine dell’Agenzia delle entrate
di Vittorio Malagutti
La fabbrica in Brianza, gli uffici a Lugano e i soldi nel paradiso fiscale. Si trova in Lussemburgo e non in Svizzera, come è stato scritto nei giorni scorsi, la cassaforte finanziaria della Adienne, l’azienda che produrrà in Italia il vaccino russo contro il Covid, lo Sputnik. L’accordo con Mosca è stato siglato mesi fa e pare impossibile che 10 milioni di dosi saranno davvero disponibili entro fine anno, al contrario di quanto ha di recente annunciato il presidente della camera di commercio italo russa, Vincenzo Trani. Di certo però gli eventuali profitti dell’operazione potranno godere dello scudo garantito dal fisco del Granducato, che, come noto, ha la mano leggera sulle holding che spostano la propria sede da quelle parti. Si spiega così la scelta di Antonio Di Naro, l’imprenditore che insieme alla moglie Alessandra Berardi ha fondato e controlla la società con sede a Caponago, non lontano da Monza, finita in questi giorni sotto i riflettori per via dell’accordo siglato con il fondo sovrano russo.
Sette anni fa, Di Naro ha costituito in Lussemburgo la holding Ondina a cui ha trasferito il controllo del gruppo di famiglia. Una mossa azzeccata, almeno a giudicare dai bilanci. Tra il 2015 e il 2016, Ondina ha pagato circa 6 mila euro di imposte su quasi 90 milioni di profitti. Adienne, valutata oltre 130 milioni di euro, è l’unica partecipazione di rilievo nel portafoglio della holding, a cui fanno capo anche altre piccole aziende in Italia in Svizzera. Strada facendo, però, l’imprenditore lombardo, 54 anni, una lunga carriera alle spalle da manager di imprese farmaceutiche, ha inciampato nel fisco di Roma. L’Agenzia delle entrate gli ha contestato l’elusione delle norme sulla tassazione di 25 milioni di dividendi versati da Adienne alla holding lussemburghese. La controversia si è chiusa nel 2019 con il pagamento di un milione circa tra interessi e sanzioni, oltre alle imposte dovute.
Va detto che l’azienda italiana macina da anni profitti in gran quantità grazie alla Tepadina, un farmaco oncologico che però a fine 2020 è diventato generico. Di Naro ha quindi preferito vendere la licenza, puntando su nuovi prodotti e quindi adesso si trova nella situazione ideale per mettersi al lavoro per conto dei russi. Le competenze scientifiche non mancano davvero, visto che, come Di Naro ha dichiarato in un’intervista a Repubblica, Adienne «ha lavorato nel settore dei salvavita oncologici sviluppandoli dalla ricerca fino alla produzione».
Anche i soldi non sono un problema. A fine 2019, a cui si riferisce l’ultimo bilancio approvato, l’azienda lombarda aveva in cassa liquidità per oltre 10 milioni. Nello stabilimento brianzolo, dove lavorano una cinquantina di dipendenti, è concentrata tutta l’attività produttiva, mentre ricerca e amministrazione sono a Lugano, in un palazzo poco distante dal centro città. Di Naro, originario di Bergamo, risulta domiciliato in Canton Ticino. La holding lussemburghese Ondina controlla la Adienne elvetica che a sua volta possiede l’omonima ditta lombarda.
Tutto in famiglia: Di Naro e la moglie sono gli unici amministratori della società lombarda. In Svizzera invece siede nel board di Adienne anche la manager Silvana Minoretti, meglio conosciuta a Lugano come ex deputata del locale Gran Consiglio (il Parlamento). Minoretti è una militante della Lega dei Ticinesi, la versione svizzera del partito di Matteo Salvini, da sempre in prima linea nella propaganda contro gli immigrati italiani.