L’inchiesta
Petrolchimico di Siracusa, le minacce del sindaco alle aziende: «Se non assumete chi dico io vi mando i controlli»
Ai domiciliari Giuseppe Gianni, primo cittadino di Priolo: ai dirigenti di Eni e Sonatrach ha chiesto posti di lavoro e appalti. «Se devo rompere i coglioni io ce la faccio». La procura indaga anche per disastro ambientale: il depuratore gestito dai Comuni non ha mai funzionato
Il sindaco chiedeva assunzioni, in cambio prometteva di chiudere un occhio sui controlli ambientali nel polo petrolchimico più grande d’Italia e tra i principali d’Europa. La minaccia era sempre la stessa ai dirigenti dell’Eni e della Sonatrach, le due grandi multinazionali che insieme alla Sasol hanno impianti nel polo di Siracusa: «Se devo rompere i coglioni io ce la faccio». Dove per «rompere i coglioni» significa semplicemente fare i controlli.
In questa che sembra una piccola storia di provincia, con un sindaco del paese di Priolo Gargallo, Giuseppe Gianni detto Pippo finito ai domiciliari, c’è forse la vera spiegazione del perché in questo polo negli ultimi quarant’anni, secondo un’altra indagine della procura di Siracusa guidata da Sabrina Gambino raccontata nei dettagli da L’Espresso, è andato in scena un grave disastro ambientale con compromissione di aria e mare: il tutto perché semplicemente il depuratore pubblico (gestito in maggioranza dai Comuni di Melilli, Siracusa*, Priolo e dalla Regione) del più grande polo petrolchimico del Paese non ha mai funzionato per i fanghi e i reflui industriali.
La società di gestione del depuratore, Industrie acque siracusane (Ias) è in mano alla Regione e ai Comuni del comprensorio: tanto che l’attuale presidente è, si legge nelle carte dell’inchiesta su Gianni, vicina proprio a quest’ultimo.
Non a caso intercettata la presidente dice a Gianni: «Eseguo quello che dici tu». Dalle intercettazioni emerge come il sindaco Gianni abbia più volte chiesto ai dirigenti di Eni e Sonatrach assunzioni minacciando in caso di fare i controlli ambientali (che invece si sarebbero dovuti avviare a prescindere, chiaramente): tanto che proprio per le mancate assunzioni richieste, Gianni ha inviato un giorno il capo dei vigili urbani di Priolo nel polo. E lì il capo dei vigili urbani non si era mai visto.
Ma andiamo per ordine. Il 22 febbraio scorso nella stanza del sindaco si tiene un incontro con gli ingegneri Antonino Governanti e Nicola Ceccato, dirigenti della società Versalis del gruppo Eni. Gianni chiede loro di favorire in un appalto dell’Eni una azienda locale nella quale lavorano molti cittadini di Priolo. Il fine può essere anche “nobile”, dare lavoro ai propri cittadini, scrive in sintesi lo stesso magistrato. Ma non con questo metodo e soprattutto non con un ricatto che seguirà da lì a breve non appena Gianni capisce che i due non hanno intenzione di assecondarlo.
Gianni inizia a raccontare una storia di un ex direttore di uno stabilimento del polo che non aveva detto sì alle sue richieste e lui ha detto ai dirigenti del Comune: «Andate a vedere tutte le carte, voglio vedere tutti gli interventi che avete fatto in questi 10 anni, se devo rompere i coglioni ce la faccio a romperli». E aggiunge Gianni: «Dopo sono tornati tutti buoni, io capisco che si dà uno al sindacato, uno al tribunale uno all’ispettorato. Ma se tu ne prendi diciannove uno me ne dai? Sbaglio dottore Ceccato? ». La risposta di Ceccato è netta: «Il messaggio è chiaro». Gianni conclude: «Mi dia una mano per darvi una mano. Date una mano per darvi una mano….Ricevo anche qualche denuncia, perché l’architetto Miconi che era all’urbanistica e rompeva i coglioni a tutta la zona industriale l’ho mandato a fanculo e mi ha denunciato. Ma non me ne fotte niente perché io inseguo le idee…Non è che tutti i comuni vicini devono prendere tutte cose e il Comune di Priolo deve restare a guardare, perché poi io alla gente cosa gli dico?».
Gianni in cambio delle assunzioni mette a disposizione anche le sue conoscenze in Regione. Per essere chiari: la Regione è una delle principali colpevoli del disastro ambientale, secondo la procura, non avendo mai controllato il rispetto delle autorizzazioni ambientali concesse alla società che gestisce il depuratore. In un altro caso Gianni ha fatto scattare i controlli, che non erano mai stati fatti in realtà e lo racconta lui stesso, quando in un bar di Catania incontra Rosario Pistorio, dirigente della Sonatrach. Gli chiede di assumere delle persone e di favorire una azienda dell’indotto. E a mo’ di avvertimento rievoca anche un recente episodio, quando ha mandato il comandante dei vigili urbani nell’impianto Versalis dopo «lo sfiaccolamento del 17 giugno 2022». Racconta Gianni di aver detto al comandante di andare in procura perché «si era rotto i coglioni». Cioè non lo avevano assecondato nelle sue richieste. Ma il tema vero è: quel controllo forse andava fatto sempre e prima? Ma Gianni può decidere quando fare i controlli, scrive la procura, anche nel depuratore del polo perché l’ultima presidente della società di gestione dell’impianto è vicina a lui. Scrive la procura: «Il potere di influenza riservato al sindaco di Priolo all’interno della società consortile incide evidentemente su un aspetto fondamentale visto che Ias ha il compito di smaltire la maggior parte dei reflui industriali delle aziende del polo (e che per anni, come emerso in una seconda indagine, hanno potuti smaltirli un modo illecito anche grazie alla compiacenza, o almeno alla mancata solerzia, dei Comuni facenti parte dello Ias».
Le intercettazioni ambientali svolte hanno permesso di comprendere che nel periodo in cui Gianni formula la sua richiesta a Pistorio, il suo potere di influenza all’interno di Ias è perfino superiore ai poteri che derivano dalla sola partecipazione sociale, potendo egli contare sull’incondizionata fiducia, per non dire sull’obbedienza, della presidente e legale rappresentante di Ias, Patrizia Brundo. Nel corso di conversazioni captate la Brundo giunge a dire a Gianni “Tutto quello che tu mi dici, io anche a volte sbaglio, anche se a volte non lo capisco, lo eseguo”.
Una cosa è fuori di dubbio: se non per inerzia, come si spiega altrimenti che il depuratore del più grande polo petrolchimico del Paese per 40 anni non abbia depurato i reflui e i fanghi industriali e nessuno lo abbia denunciato?
*Da ufficio stampa Comune di Siracusa, riceviamo e pubblichiamo
"Nell’articolo, Si afferma che il depuratore pubblico è gestito in maggioranza dai Comuni di Melilli, Siracusa, Priolo e dalla Regione.
Non è vero che il Comune di Siracusa gestisce direttamente o indirettamente il depuratore IAS.
Il Comune di Siracusa non utilizza il depuratore IAS né è parte della compagine societaria della società consortile Industrie Acque Siracusane, circostanza che potrà agevolmente verificare.
Le riporto il link della compagine societaria dell’IAS: Gli Azionisti – Industria Acqua Siracusana S.p.A. (iasacqua.eu).
In sintesi, contrariamente a quanto riportato nell’articolo, il Comune di Siracusa non ha alcun ruolo diretto e/o indiretto nella gestione del depuratore e men che meno la società di gestione è “in mano” al Comune di Siracusa.
Vi è di più.
Il Comune di Siracusa ha nominato nel 2019 un avvocato per esercitare i diritti della persona offesa e per l’eventuale costituzione di parte civile nell’ambito dei procedimenti penali afferenti alle ipotesi di inquinamento derivanti dalle attività industriali lesive degli interessi e dei diritti della cittadinanza di Siracusa”.