Fenomeni

Non ci sono più le rapine di una volta

di Massimiliano Salvo   31 agosto 2023

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<p>Un assalto fallito a un ufficio postale nel Bresciano</p>

Nell’ultimo decennio i colpi si sono quasi dimezzati. Dalle banche alle poste, dai benzinai ai tabaccai, i pagamenti digitali disincentivano i malviventi per la probabilità di trovare poco denaro in cassa. Più a rischio le farmacie e i supermercati

Irruzioni fallite, arresti, magri bottini. In banca o dal benzinaio, per i rapinatori è sempre più facile trovarsi davanti a una cassa mezza vuota e con gli agenti alle calcagna. Esempi? A fine luglio un uomo che ha rapinato una banca a Brescia è fuggito con appena quattromila euro, mentre a Torino una donna è stata arrestata durante la rapina all’ufficio postale. Pochi giorni prima, a Firenze, un giovane è stato fermato in una sala bingo mentre cercava di rapinare i clienti. A giugno, a Roma, un uomo ha rapinato quattro farmacie per poche centinaia di euro, prima di essere arrestato.

Secondo i dati diffusi dal Viminale a metà agosto, nei primi sette mesi del 2023 le rapine sono state 15.846, ovvero 867 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+3,8%). Ma i numeri non devono ingannare: se si guardano i dati dell’ultimo decennio, il trend è chiarissimo. Le oltre 42 mila rapine del 2012 sono scese a 22 mila nel 2021, anno che ha visto crescere gli episodi del 10,5% rispetto a un 2020 falsato dai lockdown.

Ma anche con il rimbalzo, per alcune tipologie è continuata la discesa. L’anno scorso le rapine in banca sono diminuite del 26,9%, quelle ai benzinai del 26,1 e alle poste del 16,1. I dati sono del “Rapporto intersettoriale sulla criminalità predatoria 2022”, realizzato da Abi e dipartimento della Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno. «Il numero di reati – si legge – è quasi dimezzato rispetto al picco del 2013 con oltre 43 mila casi». Più della metà delle rapine avviene per strada; seguono quelle nei negozi grandi, nelle abitazioni e in altre attività economiche. Nei primi sei mesi del 2022 le rapine sono cresciute del 31,8% rispetto al 2021, ma si paragona il ritorno alla normalità con un periodo segnato ancora dalla pandemia. Tra il 2022 e il 2019, il numero resta infatti «sostanzialmente in linea».

In un contesto generale di diminuzione dei reati (nel 2023 sono scesi del 5,4% rispetto al 2022), le rapine sono calate in ogni settore: banche, poste, benzinai, farmacie, tabaccai, negozi. In banca, si è passati da 1.242 nel 2012 a 87 nel 2021, quando in sette regioni non c’è stato nemmeno un episodio. «Le misure di sicurezza sono aumentate», spiega Marco Iaconis, coordinatore di Ossif, il Centro di ricerca dell’Abi sulla Sicurezza anticrimine che ha curato il report: «Ci sono sistemi di controllo all’ingresso, telecamere che registrano immagini anche all’esterno e personale formato per gestire l’ipotetica emergenza. La presenza della cassaforte temporizzata ha limitato molto la quantità di denaro immediatamente disponibile».

I pregi di una società cashless si vedono in Danimarca, dove nel 2022 non ci sono state rapine negli istituti di credito. Il Paese ha 5,8 milioni di abitanti, più della metà della Lombardia che, però, con 20 rapine è stata la regione italiana con le banche più prese di mira. In Campania, Sicilia e Lazio, invece, avviene la maggior parte delle rapine agli uffici postali: i 104 episodi del 2021 sono il picco più basso degli ultimi dieci anni (-80%). Anche nel caso delle poste, «la progressiva riduzione del contante» è al primo posto tra le strategie di prevenzione indicate da Ossif. Il bottino medio delle rapine in banca è di 50 mila euro e in posta di 22 mila. Ma sono alcuni colpi eclatanti a farlo salire, visto che una rapina su tre fallisce.

«I rapinatori sono spesso persone in difficoltà economica che non puntano a grandi cifre», spiega il generale dei carabinieri in pensione Alberto Tersigni. Si capisce perché il rischio maggiore si corra nella distribuzione organizzata (supermercati, franchising), dove il bottino medio è di duemila euro. «I rapinatori professionisti bilanciano la probabilità di finire in carcere con quella di ottenere guadagni importanti», aggiunge Emiliano Mandrone, primo ricercatore dell’Istituto nazionale per l’Analisi delle Politiche pubbliche: «Infatti, chi gestisce grandi quantità di denaro, come i supermercati, cerca di ridurre il contante in cassa, con prelievi frequenti e pagamenti digitali».

Grazie a questi, si è passati da 222 miliardi di euro di transazioni nel 2017 a 331 miliardi nel 2021, secondo l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano. Mario Antonelli, presidente della Federazione italiana Tabaccai, ripete alla categoria che «il contante non conviene, se si considerano il tempo per versarlo, le assicurazioni per furti o rapine e i rischi. È vero, però, che, vendendo prodotti con scarso margine di guadagno, ridurre le commissioni è la strada per aumentare i pagamenti digitali».

Comunque, le tabaccherie sono il settore meno a rischio: 0,3 rapine ogni 100 negozi rispetto allo 0,7 di dieci anni fa (dal record di 460 rapine nel 2013 alle 160 del 2021). Al contrario, tra gli esercizi più presi di mira ci sono quelli della distribuzione organizzata (scesa, in ogni caso, da 18 a 3,2 rapine su 100 punti vendita) e le farmacie (con 2,3 rapine al posto di 7). «Sono vittime di rapinatori improvvisati, hanno poche misure di sicurezza e clienti anziani che preferiscono il contante», spiega Bruno Foresti, responsabile dell’ufficio legale di Federfarma.

Così, nel 2017, i distributori di carburante hanno lanciato il piano “Zero contanti”. Nel 2016, il 60% del loro incasso era in contanti, nei primi sei mesi del 2022 lo era per il 42%. «Circa 7 miliardi si sono trasformati in pagamenti tracciati, riducendo l’illegalità e il rischio potenziale di rapine e furti», dice il rapporto 2022 di Unione Energie per la Mobilità. Le rapine, infatti, sono scese da 2,5 ogni 100 distributori nel 2012 a 0,7 nel 2021. Un calo del 75%: il più alto dopo banche e poste. A colpire i benzinai sono malviventi sprovveduti, soprattutto nelle feste natalizie e d’estate: «Quando servono soldi per le vacanze – spiegano gli investigatori – il distributore, nell’immaginario comune, rimane un luogo dove trovarne facilmente».