Sfascio sanità
Così Letizia Moratti ha regalato milioni del Servizio Sanitario Nazionale ai privati
Con la trasformazione dell'Ospedale San Gerardo di Monza in Fondazione Irccs, i debiti di una fondazione privata sono stati riversati al pubblico. Ora la Corte dei Conti indaga
C'era una volta l’Ospedale pubblico San Gerardo di Monza, incastonato in Brianza, territorio fra i più popolosi d’Italia, tremila abitanti per chilometro quadrato. Tanto che il suo Pronto Soccorso ha il record di affluenza. Succede che nel 2020, mentre imperversa la pandemia e il Paese ammira la sanità veneta, in Lombardia l’allora assessora al Welfare, Letizia Moratti, oggi candidata alle Europee con Forza Italia, fa l’opposto: con delibera regionale, a fine 2021 taglia di netto il rapporto tra l’Ospedale di Monza e il territorio, aprendo di fatto un mercato da milioni di euro ai privati. L’esperimento del San Gerardo è il cavallo di Troia che insidia l’intero Servizio sanitario nazionale: se il modello non sarà arginato, la sanità pubblica si inginocchierà agli interessi dei privati.
Moratti è una politica entusiasta, lo ha dimostrato danzando sulle note di “Simply the Best” in campagna elettorale. Con altrettanto entusiasmo con la delibera del ’21 ha pensato di avvantaggiare il territorio, offrendo al San Gerardo la qualifica di Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico), di fatto sorvolando sui conti traballanti di una fondazione privata, le cui perdite sono ora accollate al Ssn. L’Espresso e il Fatto Quotidiano, che hanno ricostruito questa vicenda, hanno chiesto chiarimenti a Moratti: «Gli impegni fitti della campagna elettorale purtroppo non ci permettono di esaudire la richiesta», dice.
Se lo sventramento del San Gerardo è avvenuto, è perché in Lombardia l’opposizione ha fatto come le tre scimmiette: «Non vedo, non sento, non parlo», di fronte ai piani della maggioranza. A inizio 2023 il sindaco Pd di Monza, Paolo Pilotto, era stato avvertito dei danni e dei disservizi dai componenti del collegio sindacale dell’Azienda sociosanitaria di Monza, Giovanna Ceribelli e Gloriana Perrone. Ceribelli nel 2016 aveva fatto esplodere l’inchiesta sulla tangentopoli sanitaria lombarda, segnalando all’autorità giudiziaria le mazzette che Paola Canegrati, «Lady Sorriso», offriva ai politici leghisti in cambio della fornitura di appalti. Ceribelli e la dirigente del Mef, Perrone, si insediano a ottobre 2022, restano in sella tre mesi, prima che i vertici decidano addirittura di sciogliere l’Asst, in barba a qualsiasi norma, non consentendo alle due di terminare il lavoro di verifica: ma tanto è bastato per individuare una sfilza di anomalie, che segnalano a Corte dei Conti, ministero della Salute, Pirellone e nuovo assessore al Welfare, Guido Bertolaso. La vicenda è così delicata che la sezione lombarda della Corte dei Conti ha da poco avviato un’indagine per danno erariale e un’ispezione di controllo, che chiede conto a Regione e Ospedale di oltre 11 milioni di euro spariti nel nulla. Per non parlare del danno arrecato ai monzesi, che non possono più accedere direttamente ai servizi del San Gerardo una volta entrati nel circuito delle cure territoriali, ma sono dirottati sui due ospedali minori della zona.
Riavvolgiamo il nastro. Tutto inizia nel 2005, quando l’allora presidente della Regione, Roberto Formigoni, e il grande capo della sanità lombarda, Carlo Lucchina, tengono a battesimo la Fondazione Monza Brianza per il Bambino e la sua Mamma, Mbbm, soggetto privato, partecipato da Asst Monza, Fondazione Tettamanti e Comitato Maria Letizia Verga. Insieme danno vita a una sperimentazione gestionale pubblico-privata per migliorare l’assistenza ai bambini. Dice la legge che, se la sperimentazione genererà perdite, saranno accollate ai soci privati. La Asst Monza è l’azienda sanitaria territoriale che comprende l’ospedale, le case di riposo, i poliambulatori, i consultori e tutta l’offerta territoriale. La Fondazione Tettamanti e il Comitato Verga sono enti nati negli anni ’80 per ricercare cure innovative e raccogliere fondi. A capo della Fondazione c’è Luigi Roth, campione di incarichi, vicino a Comunione e Liberazione, presidente della Pedemontana, già a capo della Fondazione Fiera Milano, da sempre vicinissimo a Formigoni. Nel Comitato Verga, la personalità di spicco è Andrea Biondi: pediatra, direttore della scuola di specializzazione dell’Università Milano Bicocca e oggi direttore scientifico facente funzioni del nuovo San Gerardo, senza una procedura pubblica per nominarlo in quel ruolo.
Il progetto parte con il piede sbagliato: come ricostruiscono Ceribelli e Perrone, la legge «fissa al 49 per cento la partecipazione di organismi privati alle sperimentazioni gestionali», mentre qui i soci privati hanno il 66 per cento, la maggioranza. La Fondazione Mbbm accoglie sotto la propria ala la gestione di pediatria, neonatologia e ostetricia, assieme ai dipendenti dei reparti e promette di investire 18 milioni per realizzare, sul terreno dell’Ospedale, uno spazio per queste funzioni. I milioni non arriveranno mai e solo i laboratori di ricerca e l’ematologia pediatrica saranno realizzati, grazie a un investimento del Comitato Verga. Attenzione: l’accordo prevedeva che al termine della sperimentazione gli immobili tornassero all’Ospedale, ma su proposta di Moratti si decide di assegnarle alla Fondazione fino al 2050 e di farne il Centro Maria Letizia Verga, dove il pubblico conta zero.
Anziché apportare beneficio al Ssn, la sperimentazione è una voragine per le casse statali, con la Fondazione perennemente indebitata verso la Asst di Monza, che a più riprese chiede (invano) di sciogliere la collaborazione. E chi prova a esprimere dissenso viene allontanato. La direttrice generale dell’azienda ospedaliera, Simonetta Cinzia Bettelini, nel 2015 elabora il report Osservazioni dell’azienda ospedaliera e scrive che i costi del personale sono lievitati di 1,4 milioni dal 2007 al 2014, a fronte di soli quattro posti letto in più (da 36 a 40). Bettelini scrive che il San Gerardo non aveva bisogno della Fondazione per diventare un’eccellenza pediatrica: lo era già, in particolare nell’ematologia. E conclude chiedendo una due diligence per capire cosa stia succedendo in Fondazione. Il report rimane lettera morta e la direttrice non ha mai più ricevuto incarichi di rilievo nel Nord Italia. Eppure aveva ragione: nel 2017 i debiti lievitano al punto da dover procedere a un piano di rientro per mettere in sicurezza i conti pubblici: la Asst di Monza vanta crediti per 13,8 milioni, di cui 8 scaduti. La Regione rinnova comunque la sperimentazione, a patto che la Fondazione riesca a saldare almeno lo scaduto. Già alla seconda rata, la Fondazione non ci riesce e in suo soccorso interviene proprio l’azienda sanitaria (cioè il pubblico) che, avendo ricevuto una donazione da 2,4 milioni destinato ai bambini leucemici, lo gira alla Fondazione per permetterle di pagare quanto dovuto. Nel testamento, il professor Edoardo Carlo Marinoni, luminare dell’ortopedia, scriveva di voler destinare il suo patrimonio ai bambini leucemici, non al ripiano delle perdite della Fondazione. Ma tant’è.
I debiti aumentano ancora. A fine 2022 la commissione di valutazione ministeriale, chiamata a verificare i requisiti per il riconoscimento del carattere scientifico dell’azienda socio-sanitaria di Monza, avviato da Moratti con il decreto del 2021, rileva un arretrato con i pagamenti da parte della Fondazione per 14,6 milioni. La commissione evidenzia anche che la Fondazione aveva preso un impegno per altri 5,5 milioni, da destinare a «potenziamento, ampliamento e ristrutturazione dell’Ospedale». Quei soldi non arriveranno mai. Concludono i commissari: «Permangono le criticità relative alle modalità attraverso le quali dovranno essere pagati tali crediti, in relazione al fatto che, con la costruzione dell’Ircss, gli unici introiti di Fmbbm saranno rappresentati dalle elargizioni liberali». Insomma, il buco c’è e non è chiaro come sarà coperto. Ma anche questo report non desta preoccupazione: procede spedito l’iter per consentire all’Ospedale pubblico San Gerardo di diventare Fondazione Irccs, ammettendo fra i soci – in palese conflitto d’interessi per i debiti nei suoi confronti – la Fondazione Mbbm, che peraltro avrebbe dovuto sciogliersi. Un esempio per capire: pure l’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze è un Irccs, ma ha rifiutato la formula della Fondazione perché è «una larvata privatizzazione».
A fine 2022, Ceribelli, chiamata dal ministero della Salute a sciogliere la matassa monzese, fa un balzo sulla sedia quando scopre che il piano è portare sotto al cappello della Fondazione Irccs non solo la pediatria, ma l’intero Ospedale. I mastodontici errori fatti nella creazione dell’Irccs e i poteri dati ai rappresentanti delle Fondazioni private in seno al cda del San Gerardo «potrebbero inibire alla Fondazione Irccs di azionare nei confronti di Fondazione Mbbm le azioni di recupero degli ingentissimi crediti vantati nei suoi riguardi», decine di milioni di soldi pubblici evaporati a favore dei privati. Perché, oltre a ministero e Regione Lombardia, partecipano al nuovo Irccs San Gerardo i «portatori di interesse», cioè gli enti che svilupperanno la ricerca: in questo caso la Fondazione Mbbm e la Fondazione Tettamanti. L’accordo iniziale prevedeva che la Fmbbm si sarebbe sciolta per far posto all’Irccs: di fatto, si è sciolta l’azienda socio-sanitaria territoriale di Monza. Mentre la Tettamanti si è presa una quota doppia, perché ha anche una partecipazione nella Fmbbm. È probabile che la nuova governance a trazione privata chiuda gli occhi rispetto a quanto dovuto dalla Fmbbm alla Asst. Se a ripianare il debito non sarà il privato, ci penserà lo Stato. E se dovessero esserci nuovi ammanchi, come spese della Fmbbm, finirebbe tutto nel gran calderone della Fondazione Irccs San Gerardo, dove comandano i privati, ma paga Pantalone. Che gran risultato. In merito alla vicenda, il sindaco di Monza non ha risposto alle domande de L’Espresso, lo ha fatto invece l’assessore Bertolaso che conferma esserci una mediazione in corso fra l’Irccs e la Fondazione per risolvere la questione dei crediti preesistenti. E conferma anche l’indagine della Corte dei Conti sui milioni dovuti dalla Mbbm al pubblico e sulla misteriosa sparizione della Asst di Monza.