Trappola in rete
Il gran bazar dello stupro digitale
Forum accessibili a tutti, gruppi su Telegram, sterminati archivi online. Viaggio nella galassia di siti e app di scambio di contenuti porno. Raccolti all’insaputa di donne e minori
Non serve aggirarsi nel dark web o essere un hacker. In Italia le fotografie di minori, i video di mogli e sorelle ignare, quelli di stupri o rubati dalle spycam sono costante oggetto di conversazioni e baratti su Telegram e siti internet: organizzatissimi far west traboccanti di immagini violente e abusi verbali, dove l’incesto è un gradito divertissement e l’apologia dello stupro una consuetudine.
È noto che Telegram abbia una policy di non collaborazione con le autorità: fornisce gli indirizzi Ip per risalire agli utenti solo se obbligato in caso di indagini e possiede una crittografia end-to-end che blinda le chat segrete. Per esempio quelle nascoste dai campi di ricerca a cui si accede tramite link. Ma senza dotarsi delle stesse protezioni sopravvivono forum e siti aperti, consultabili da chiunque e senza iscrizione. E no, non sono i siti porno, perché questi uomini non vogliono attrici: vogliono mogli, amiche, vogliono vere quattordicenni e veri stupri. È Reddit, infatti, uno dei più popolati forum al mondo, a vantare dei subreddit italiani (canali tematici di cui non diffonderemo il nome) che ribollono di rape culture e revenge porn. Spazi virtuali in cui migliaia di utenti unici al minuto (dai tremila ai 3.500) si scambiano fotografie rubate dai social di ignare donne, ragazze e ragazzine descritte come “amica”, “sorella”, “zia” perché vengano “denudate” e “pisellate”, cioè “scop.....”, si spera virtualmente, da altri utenti. E soprattutto usate per il libero insulto e la masturbazione. «Che le fareste?» è la didascalia del primo piano di una ragazzina con l’apparecchio, il cerchietto e una grossa felpa. A seguire, il volto inequivocabilmente infantile di un’altra: chi l’ha condivisa ha scritto «papà, vuoi ......?». Uno dei commentatori solletica l’immaginazione del gruppo inventando una trama: «Sono contenta di farti queste cose ogni volta che mamma non c’è».
Più le storie di accompagnamento sono credibili, più le immagini sono applaudite e, perché no, retribuite. Va da sé che le immagini e i video di storie “vere” e verificate non hanno prezzo. Non si è mai arrestata la battuta di caccia aperta nell’estate del 2023, all’indomani dello stupro del Foro Italico di Palermo. A gennaio 2025 su un forum “del settore” risultano online 24 pagine tutte dedicate alla protagonista della raccapricciante vicenda. I contenuti sono screenshot dei social della vittima e, nell’attesa di trovare quelli girati dentro al cantiere (oggetto di un processo per revenge porn), sono state condivise le registrazioni di rapporti sessuali a cui pare abbia partecipato: «Threesome italiano con amica zocc...» o anche «Orgetta con Flavia» parte 1, 2 e 3. Alcuni scettici non credono sia lei, la maggior parte giura di sì. Uno, alla fine del 2024, commentava: «Speriamo ne escano altri oltre agli 11 che girano». Sullo stesso forum anche sezioni di tributo alle celebrità: cantanti, attrici, sportive e pure Barbara D’Urso. Centinaia le foto raccattate da vecchie riviste o perfino fake, cioè create da zero, di lei nuda: «Grande esibizionista, le piace far arrapare i maschi», scrive un utente. Una sezione intera è dedicata alle mogli, una alle sorelle, una alle fidanzate, una alle donne per strada e qualsiasi altra categoria immaginabile. In una è centrale l’incesto, ma i contenuti di questa natura destano sospetti: «Scusate, come facciamo a essere sicuri che sono madre e figlio?». Ma nell’incertezza, giù di video e foto.
Non si può fare una classifica dell’orrore, né avrebbe senso. Ma, se si facesse, vincerebbero i video pedopornografici deepfake. Li chiedono e li creano gli utenti delle chat di Telegram dove, a differenza dei forum, per entrare occorre iscriversi. Gli adepti del gruppo “La Bibbia”, varie volte smantellato dalla Polizia Postale, tornano sempre ad animare la chat cambiando nome. L’ultima volta che è rinata dalle sue stesse ceneri, a metà gennaio, in 24 ore erano tornati in 17mila. Oggi la chat ha cambiato ancora nome ed è intitolata, come “omaggio”, a un personaggio trash molto noto online ma non coinvolto nella sua gestione. Nel 2023 aveva superato i 121mila iscritti.
Nella maggior parte dei casi oscurano l’immagine dal profilo: Telegram è pur sempre, ufficialmente, un normale servizio di messaggistica in cui si chatta con amici, colleghi e famiglia. Ma alcuni spudorati mostrano sia il nome di battesimo che la foto: “Pasquale” è sulla neve, “Andrea” sorseggia un drink al mare. Non mostri ma uomini comuni, verrebbe da ribadire, che protetti dalla crittografia si sollazzano parlando in codice: «Cerco foto 010» (inteso come 2010, anno di nascita della persona ritratta), «chi ha mino?» (minorenni) e «sorella in spy» (ripresa di nascosto). Ma anche «ragazzini maschi che si seg...» a vicenda.
Questa chat però non è che una enorme sala d’attesa. Chi vuole, tramite dei link che per schivare i controlli si rinnovano di continuo, accede alla “Private Room”. Qui non esiste vergogna né legge: «Cerco / ho video di stup...», sono i messaggi più frequenti. E non mancano mitragliate di selfie e video rubati dagli account Facebook e Instagram di donne e ragazze di cui questi uomini sono follower quando non “amici stretti” o parenti. Vengono dati in pasto al gruppo con didascalie feroci, o con domande, “chi conosce questa tro...?”.
Derubate dei contenuti anche tiktoker, creator di OnlyFans e ragazzine in età - evidentemente - scolare, con i volti paffuti e i corpicini non del tutto formati. Sotto ai file volano insulti e violenze verbali di ogni sorta. Il peggio è la richiesta di deepfake con le foto di bambine. Tramite app di editing o intelligenza artificiale, i volti delle vittime vengono incollati su video porno preesistenti per diventare degli iperrealistici filmati pornografici o pedopornografici da buttare in rete.
Tutto il materiale mai prodotto e condiviso dai tempi de “La Bibbia” a oggi, è conservato nell’unica stanza a pagamento: “l’Archivio”. Con 40 euro una tantum si accede a una immensa videoteca virtuale: seimila video, più altri 5.500 amatoriali, più duemila registrazioni delle spycam di bagni pubblici, piscine, hotel e camerini di negozi di tutto il Paese. E “ragazzine di ogni età”. Infine, il “canale spycam più grande d’Italia” a pagamento: 22mila registrazioni rubate alle telecamere di sicurezza di hotel, piscine, camerini e palestre in cui si trova di tutto: “tettona spiata” o “spogliatoi piscina”. Per qualcosa di simile, ma gratis, c’è un altro gruppo: “Spycam canale demo”. Potenzialmente in questa scatola cinese potrebbe finirci, se non esserci già, chiunque.
Quando i contorni della violenza subita da Gisèle Pelicot sono diventati chiari, dopo il disgusto è arrivato lo stupore: dove ha trovato l’ex marito Dominique oltre cinquanta uomini disposti ad abusare di lei “à son insu”, a sua insaputa, come aveva nominato la cartella con i video? Ancora disgusto e ancora stupore quando a fine 2024 in Germania è stata scovata la chat da 70mila membri che si scambiavano immagini, video e consigli su come stuprare. Disgusto, stupore e numeri già altissimi che si sommano gli uni agli altri. Ma ancora niente allarme.