Inchieste
10 luglio, 2025Produttori di armi, big tobacco, rappresentanti dei regimi: nell’ultima legislatura dell’Unione gli incontri degli eletti con i vari portatori di interesse sono più che triplicati
Acciaieri, produttori di mele, armatori e armaioli, assicuratori ai centro di scalate bancarie. Tutti in fila per incontrare l’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci. Per fortuna ci sta Campari, che offre un Christmas Event all’instancabile generale, stella polare del nuovo Carroccio, quello di destra-destra. Vannacci, del partito Patrioti per l’Europa, studia i tiranni. O da tiranno. «Qual è il punto di vista cinese sulla situazione in Tibet?», ha domandato il 6 maggio a Wang Jin, responsabile degli scambi parlamentari con l’assemblea del popolo della Repubblica Popolare Cinese. Fra tutti i ministri e gli ambasciatori del mondo, Vannacci ha incontrato quelli di Georgia, Azerbaijan, Tunisia ed Egitto. Tutte dittature.
Effettivamente gli incontri con i regimi autoritari – in testa Cina, Russia e Bielorussia – sono uno dei core business degli europarlamentari, come dettaglia Transparency International nel report sui 31mila incontri dei parlamentari europei, avvenuti nell’ultimo anno con lobbisti di vario genere, cresciuti del 314 per cento rispetto alla precedente legislatura. «La nostra analisi rivela che gli eurodeputati forniscono descrizioni poco precise sugli argomenti dei loro incontri con i lobbisti. Alcuni deputati continuano a incontrare lobbisti non inclusi nel registro per la trasparenza dell’Ue e altri non hanno ancora pubblicato alcun incontro: così diventa impossibile avere un quadro completo delle attività di lobbismo in Parlamento», dice a L’Espresso Shari Hinds, policy officer di Transparency International, che ha condiviso i dati raccolti con L’Espresso e ha analizzato i 2.480 incontri dei 70 europarlamentari italiani.
La distruzione di Gaza e dei palestinesi da parte di Israele è andata avanti anche grazie all’inerzia dell’Ue. I dati raccolti da Transparency mostrano quanto abbia pesato su questo il lobbismo di Tel Aviv. Obiettivo principale dell’opera di persuasione israeliana, almeno sul fronte italiano, è stata l’eurodeputata e vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno. Negli ultimi 12 mesi la dirigente Pd ha registrato cinque incontri con rappresentanti delle istanze israeliane: quasi uno ogni due mesi. Il primo, il 20 giugno dell’anno scorso, a neanche due settimane dalle elezioni, con l’ambasciatore dello stato ebraico presso l’Ue. Poi altri incontri con l’ambasciatore, il ministero dell’Economia e l’Israel Defense and Security Forum, organizzazione costituita da oltre 22mila riservisti e congedati dell’Idf. I rappresentanti del governo di Netanyahu hanno incontrato anche Alessandra Moretti (Pd) e, sull’altra sponda dell’emiciclo, Elena Donazzan. L’eurodeputata di Fratelli d’Italia ha incontrato a novembre la European Coalition for Israel, e tre mesi fa la European Leadership Network. Perché tanto sforzo? In ballo, a Bruxelles, c’era l'accordo di associazione Ue-Israele. A fine maggio la Commissione ha deciso di procedere a una revisione dell’intesa. Non è detto che l’accordo sarà stralciato, ma l’azione dei lobbisti del governo israeliano ha già dato i suoi frutti: la scelta dell’Ue di mettere in discussione l’accordo arriva a 20 mesi dall’inizio dei bombardamenti su Gaza, con la popolazione ormai decimata.
Visto il momento storico, e visti gli 800 miliardi di euro in palio con il piano Rearm EU, non poteva stare con le mani in mano l’industria delle armi. E infatti, nell’ultimo anno, la difesa è stata fra i settori economici più attivi. Leonardo, l’ammiraglia di Stato, negli ultimi dodici mesi ha organizzato 14 incontri con europarlamentari italiani. Si è data da fare anche Aiad, che rappresenta molte aziende italiane del settore difesa tra cui la stessa Leonardo. L’associazione, fino a qualche anno fa guidata dal ministro della Difesa Guido Crosetto, ha puntato quasi tutto su un partito. Nonostante l’Ecr non faccia parte ufficialmente della maggioranza che sostiene la Commissione Ue, Aiad ha registrato quattro incontri nell'ultimo anno: uno con Nicola Zingaretti (Pd), gli altri tre con Daniele Polato ed Elena Donazzan (Fratelli d’Italia). Lei è vicepresidente della commissione per l’industria, ricerca ed energia (Itri) e membro della commissione per la sicurezza e la difesa. Ha incontrato due volte anche i lobbisti di Mbda, il più grande costruttore europeo di missili (azionisti di controllo Airbus e BAE Systems, con Leonardo in minoranza), quelli di Fincantieri e quelli di European Organisation for Security, l’associazione che fa lobby per le aziende della difesa.
Tra gli europarlamentari italiani, la veneta Donazzan è fra i più attivi con i lobbisti. Decine di incontri con aziende e associazioni di ogni tipo: da Volkswagen a Snam, Enel, Exxon Mobil, Confederazione Nazionale dell’Artigianato. C'è però un incontro unico che può vantare l’esponente di Fdi. È la sola europarlamentare italiana ad aver incontrato un lobbista di Space X, società di Elon Musk dedicata ai satelliti. Datato 6 giugno 2025, è stato registrato da Donazzan come “incontro conoscitivo”, in cui si è parlato dei «prossimi dossier relativi allo spazio». Il più immediato, e anche più temuto da Musk, dovrebbe essere lo Space Act Ue, progetto di legge pensato per creare un mercato unico europeo per le attività spaziali. Dobbiamo «diventare migliori di Elon Musk e Space X», ha detto il commissario Ue alla Difesa, Andrius Kubilius, parlando della direttiva. Chiaro che Musk ha bisogno di sponde per evitare di essere penalizzato, e a quanto dicono i dati per ora in Italia resta fedele a FdI.
Sempre più lanciata in Italia, grazie al sostegno esplicito di molti esponenti della maggioranza, l'associazione Pro Vita & Famiglia si dà molto da fare anche in Ue. L’organizzazione anti-aborto e anti-gay, creata nel 2012 dall’imprenditore Toni Brandi, ha registrato due incontri con europarlamentari nell’ultimo anno. Entrambi di Fratelli d’Italia. Il primo, poco prima di Natale, con Nicola Procaccini, fedelissimo di Giorgia Meloni, co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento Ue. Il secondo, lo scorso marzo, con Paolo Inselvini, praticamente un frutto del vivaio di Brandi. Bresciano classe 1994, è stato militante delle “Sentinelle in piedi”, attivista del “Comitato difendi i nostri figli” e del “Family day”, fondatore della rete degli “Amministratori per la famiglia” e referente diretto di Pro Vita & Family nella provincia di Brescia. Insomma, una sponda perfetta in Fratelli d’Italia.
Fra le lobby più attive c'è poi quella del tabacco. In un anno Philips Morris, British American Tabacco, Manifatture Sigaro Toscano hanno incontrato decine di europarlamentari, soprattutto di destra: Carlo Fidanza, Ruggero Razza e Stefano Cavedagna di Ecr, Marco Falcone di Epp, le leghiste Silvia Sardone e Isabella Tovaglieri di Patrioti per l’Europa. L’obiettivo dichiarato della lobby è contrastare l’aumento della tassazione prevista dalla revisione del regolamento delle accise sul tabacco. Gli incontri sono effettivamente serviti: alcune settimane fa, mentre la maggior parte dei ministri delle finanze ha chiesto a Bruxelles decisioni rapide, quattro Paesi – Italia, Grecia, Romania e Lussemburgo – si sono opposti alla revisione. In particolare l’Italia ha raccomandato che le regole per i nuovi prodotti da fumo non siano equiparate a quelle per le sigarette né sul piano della tassazione né su quello del marketing. E ha espresso preoccupazioni per le ricadute economiche e sull’occupazione nel comparto della produzione e della manifattura del tabacco.
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