Inchieste
18 luglio, 2025I fondi massonici sono blindati: sfuggono al controllo della base associativa. La gestione economica si concentra nelle mani di una ristretta cerchia dirigente
Tra il 2021 e il 2023, oltre 7,4 milioni di euro sono transitati dal Goi alla sua Fondazione, pari al 55 per cento delle quote associative. Con questo denaro, la Fondazione ha acquistato e ristrutturato immobili a Cosenza, Pescara, Taranto, Bologna e Udine, poi concessi in uso alle logge territoriali. È il tassello finale di un lungo processo di blindatura del tesoro massonico, che oggi sfugge al controllo della base associativa e concentra la gestione economica nelle mani di una ristretta cerchia dirigente.
Il passaggio cruciale è avvenuto nel 2021-2022 quando la Fondazione compra immobili dalla Urbs srl, storica società immobiliare del Goi, per milioni di euro. In questo modo, la gestione del patrimonio viene sottratta al controllo della Gran Loggia, in cui sono rappresentate tutte le Logge italiane, chiamate annualmente ad approvare i bilanci del Goi. La governance della Fondazione ruota attorno alla figura del Gran Maestro e ai membri della sua giunta: gli unici ad avere il diritto di far parte del Consiglio di Fondazione, organo che avoca a sé tutti i poteri.
Secondo lo Statuto, infatti, è il Consiglio che amministra la Fondazione e redige il bilancio che, passati due mesi, sarà approvato dallo stesso Consiglio. Persino l’organo di controllo e il revisore legale, gli unici soggetti formalmente indipendenti che dovrebbero vigilare sull’operato degli amministratori, sono nominati e retribuiti dal Consiglio di Fondazione. E così che alcuni fratelli parlano ormai apertamente di «procedura circolare», chi amministra certifica se stesso.
Attraverso la Fondazione, l’imponente patrimonio immobiliare del Grande oriente d’Italia viene così sottratto ai “fratelli” che l’hanno accumulato nel corso di secoli di storia. Qualora, infatti, si arrivasse all’estinzione o scioglimento della Fondazione, i suoi beni dovranno essere obbligatoriamente devoluti ad altri enti del Terzo Settore, così come previsto dalla normativa vigente e dall’articolo 16 dello Statuto interno. Non potranno, quindi, tornare più nella disponibilità del Grande oriente d’Italia, che non fa parte del Terzo Settore.
Nel caso in cui, invece, a sciogliersi fosse il Goi, lo Statuto prevede che le attività della Fondazione siano automaticamente proseguite dall’ultimo Consiglio di Fondazione in carica. In questo modo, l’intero patrimonio passerebbe nelle mani personali del Gran Maestro e della sua giunta e di nessun altro. Si tratta di un patrimonio netto di 5.352.246 euro, secondo quanto si apprende dalla lettura del bilancio consuntivo della Fondazione al 31 dicembre 2024. Il Consiglio di Fondazione è infatti composto esclusivamente dai membri al vertice del Goi tra cui il Gran Maestro in carica e i due Grandi Maestri Aggiunti.
C’è di più. La Fondazione aderisce al Codice del Terzo Settore ma non risulta iscritta al Registro unico nazionale del terzo settore. Eppure è su questa base che poggiano esenzioni da Imu e altri benefici tributari previsti per enti simili. Un’anomalia che ha sollevato gli interrogativi di “LiberoMuratore.com” sul corretto inquadramento fiscale del Goi.
Gli amministratori del blog hanno perciò scritto al direttore dell’Agenzia delle entrate, per chiedere che l’associazione sia rubricata come società commerciale in quanto priva dei requisiti fondamentali per un ente non profit: partecipazione democratica, separazione tra amministrazione e controllo, trasparenza
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