Inchieste
21 agosto, 2025Di proprietà degli Hallak, imprenditori greci con relazioni internazionali e conti nei paradisi fiscali, Air Mediterranean ha avuto rapporti con broker di droga e armi vicini al deposto regime
Il 30 giugno, un Boeing 737 della compagnia aerea greca Air Mediterranean proveniente da Atene atterra all’aeroporto di Damasco. È un evento di portata storica, nella capitale siriana a lungo isolata economicamente a causa delle sanzioni contro il regime di Bashar al-Assad, caduto a dicembre 2024. All’atterraggio, a parlare ai giornalisti come se rappresentasse Air Mediterranean, di proprietà della famiglia greco-libanese Hallak, c’è Mohamad Majd Al-Deiry, presidente della società libanese Arkhos: «Mentre le grandi compagnie aeree hanno incontrato ostacoli a programmare voli per la Siria – dichiara – noi, una compagnia aerea privata greca, siamo riusciti a superarle».
Le sue foto corrispondono a quelle di Mohammad Majd Deiry, su cui dal 2021 pende un mandato d’arresto negli Stati Uniti. Deiry figura nella lista delle sanzioni Usa per traffico di armi e riciclaggio e per aver «mantenuto legami con individui presumibilmente vicini al governo siriano e svolto attività commerciali per conto del regime iraniano».
Non si tratterebbe però della prima volta in cui il nome della compagnia aerea Air Mediterranean finisce associato a uomini collegati al regime di Bashar Al-Assad, coinvolti in traffico di droga, armi o mercenari. Negli ultimi due anni, dove lo stesso Boeing 737 SX-MAT di Air Mediterranean opera voli turistici verso Grecia e Sud Italia per conto della compagnia aerea virtuale dell’aeroporto. Il piccolo aeroporto romagnolo non sembra essersi fatto troppe domande sul suo partner commerciale, così come l’Ente per l’aviazione civile (Enac) e nemmeno il ministero dell’Interno, che ha affidato a Air Med voli di rimpatrio di migranti irregolari in Tunisia.
Adesso però un dissidio interno tra i proprietari del vettore apre delle crepe, lasciando intravedere altri dettagli sul modus operandi degli Hallak, che hanno raggiunto anche l’Interpol. Ma per cui le autorità greche e europee non sembrano essersi ancora mosse.
Fondata nel 2015 e controllata da una rete di holding cipriote, Air Mediterranean vede in ruoli chiave Nada Hallak e i figli Andreas e Fadi Elias. Il padre George non compare nei registri della compagnia, ma sembra avere un ruolo fondamentale nelle relazioni diplomatiche. Vicino al partito socialdemocratico greco Pasok negli anni ’80 e ’90 e a figure di spicco come Yasser Arafat e il siriano Hafez al-Assad, il padre di Bashar, negli ultimi anni, Hallak senior continua a stringere alleanze grazie al ruolo di rappresentante diplomatico della Guyana, paradiso fiscale sudamericano.
Gli Hallak risultano anche proprietari della società di investimenti immobiliari greca Fang dal 2003, con un’omonima sede offshore a Panama fino al 2023. Fadi Hallak è in aperto contrasto con la recente gestione della compagnia, tanto da aver inviato nel febbraio 2024 una lettera di reclamo a Parentalo, società cipriota e azionista principale di Air Mediterranean.
Nella lettera, visionata da L’Espresso, le accuse di Fadi sono pesanti: falsificazione dei libri contabili e dei registri finanziari e operativi dal 2017, dichiarazioni false sulle merci trasportate e «gravi violazioni degli obblighi finanziari, fiduciari, di sicurezza e operativi». Aggiunge che il padre George «continua a usare le sue connessioni per pagare mazzette e intimidire» e si dice spaventato per la propria incolumità e quella della sua famiglia a causa delle sue rivelazioni.
E non è tutto: nel 2024 la banca libanese Libank – che aveva investito dei fondi nella compagnia aerea – ha accusato Andreas e George Hallak di frode e appropriazione indebita per 6,61 milioni di euro, a cui è seguito un mandato d’arresto delle autorità libanesi e l’apertura di una “red notice” dell’Interpol. Padre e figlio rischiano fino a tre anni di carcere. Né le autorità italiane né quelle greche hanno rilasciato commenti su possibili azioni giudiziarie al riguardo.
Nel marzo 2023, con Assad ancora al potere in Siria, l’aereo di Air Med è stato il primo proveniente dall’Europa ad atterrare direttamente nel Paese dal 2012, collegandolo poi nei mesi successivi con 274 voli tra Atene, Bengasi, Damasco e Dubai.
Ad affiancare gli Hallak allora c’era Mahmoud Al-Dj. Siriano, vicino al regime di Assad, Al-Dj è stato coinvolto in traffici di droga (Captagon), armi e mercenari tra Siria, Libia e Grecia, accusa che gli è costata anche una condanna a morte in Libia nel 2019. Nel 2023 si reinventa come “agente esclusivo” di Air Mediterranean in Siria con la sua agenzia viaggi Freebird. A confermare il legame tra Air Med e Freebird c’è un altro elemento: tra i fondatori della succursale greca dell’agenzia Freebird, assieme allo stesso Al-Dj (le cui attività criminali erano già note alle autorità greche) compare anche Eyad Esleem, dal 2022 responsabile commerciale di Air Med.
Visto lo scenario, non è ancora chiaro in che modo Air Mediterranean, come dichiarato dal direttore operativo Marios Samprakos, abbia potuto garantire di non trasportare «individui che hanno collaborato con il regime di Assad e presenti nelle liste di sanzioni Usa». Una prescrizione imprescindibile per ottenere dalle autorità siriane di poter viaggiare nel Paese.
I rischi dei voli tra Europa, Siria e Libia di Air Mediterranean, erano già stati messi in luce da un report del settembre 2023 stilato dal centro studi strategici turco Omran che invitava gli Stati europei a prendere misure restrittive verso la compagnia greca. I voli per Libia e Siria si interrompono nell’ottobre 2023 e a gennaio 2024, arrivano le sanzioni Ue contro Freebird, Al-Dj e altre sue attività. Questo però non impedisce ad Air Med di continuare le sue attività in Europa, spostandosi a Forlì. L’11 marzo 2024 Andreas Hallak viene accolto nella città romagnola per firmare un accordo dal valore di 6,3 milioni di euro per 1.800 ore di volo a nome della compagnia aerea virtuale dell’aeroporto verso 12 destinazioni turistiche tra cui Lampedusa, Pantelleria, Zante e Cefalonia.
È importante, infatti, spingere i forlivesi a servirsi di più dell’aeroporto, i cui conti faticano a decollare dalla riapertura, nel 2019, a opera di una cordata di imprenditori, tra cui figurano il presidente Giuseppe Silvestrini, della famiglia fondatrice di Unieuro, ed Ettore Sansavini, uno dei più importanti nomi della sanità privata in Italia. Nei primi quattro anni di attività (2019–2022) la società dell’aeroporto, F.A. srl, infatti, ha accumulato perdite per 12,4 milioni di euro, mentre i passeggeri transitati tra il 2023 e il 2024, sono stati meno di 135 mila, a fronte del milione di passeggeri annui, cifra stimata dal centro Cesisp (Università Bicocca) come soglia per la sostenibilità economica.
«Se l’autorità competente Enac li autorizza, per noi va bene», dice l’accountable manager dell’aeroporto di Forlì Riccardo Pregnolato, spiegando, nonostante l’alert di Omran, di non essere a conoscenza delle altre attività di Air Mediterranean. In effetti, sebbene nel 2023 e 2024, Air Med sia anche finita nel mirino dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea (Easa) per verifiche sulla sicurezza, né Easa né Enac hanno però fornito commenti sulle ispezioni condotte.
Mentre era di base a Forlì, l’SX-MAT è stato ritenuto idoneo per svolgere voli di rimpatrio di migranti irregolari, su commissione del ministero dell’ Interno italiano con 8 viaggi dall’Italia a Tabarka (Tunisia) nel 2024, ognuno dal valore medio di 60 mila euro, secondo un esperto del settore.
Per l’estate 2025 gli accordi tra Air Mediterranean e l’aeroporto di Forlì sono stati rinnovati, anche se per un numero inferiore di ore rispetto al 2024. Il Boeing di Air Mediterranean continua a volare non solo da Atene verso Damasco, ma anche nei cieli italiani.
Prima della pubblicazione di questa inchiesta, sono state inviate diverse richieste di chiarimento ad Air Mediterranean, rimaste inevase. Dopo la prima pubblicazione dell’inchiesta in Grecia, il nostro partener greco Miir (Mediterranean institute for investigative reporting) ha ricevuto un avvertimento giudiziario, una sorta di diffida, in cui la famiglia Hallak, pur ammettendo la collaborazione con il trafficante siriano Al-Dj, assicura che essa si sia svolta legalmente. Smentisce ogni legame con Mohammad Majd Deiry e respinge le accuse di frode e appropriazione indebita nella vicenda Libank.
*Contributi di Mohammed Bassiki, Ioanna Louloudi, Nikos Morfonios. Questa inchiesta è stata sviluppata grazie al sostegno di Journalismfund Europe e pubblicata congiuntamente oltre che da L’Espresso da Miir (Grecia), Siraj (Siria), Daraj (Libano), Voxeurop (Francia)
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