Gli americani a Venezia hanno fatto notizia. Nell’ambito della tre giorni di Space Meeting Veneto la delegazione dei buyer americani – giunti a Venezia grazie all’azione condotta da parte dell’ICE Houston - non è passata inosservata. Blue Origin, Vast, Intuitive Machine, OrbitFab e Stoke Space sono le aziende sbarcate in Laguna “con l’intenzione – e i mezzi – per comprare” cinque importanti operatori del mercato spaziale USA, su un totale di 23 buyer internazionali presenti.
Gli Usa guardano all'Italia
I Buyer americani sono interessati all’Italia in particolare per soluzioni ingegneristiche e componenti altamente specializzati, soluzioni propulsive avanzate, materiali per carburanti solidi, e addirittura materiali radioattivi a bassa intensità, oggi considerati scarti ma - sulla base di recenti studi - potenzialmente preziosi per alimentare veicoli spaziali. In Italia questi materiali sono presenti in giacimenti poco sfruttati, come quelli nel Lazio, e studi recenti dell’Esa indicano che potrebbero diventare una risorsa a costo quasi nullo per il comparto dei lanci spaziali. Questo guida le aziende americane nella loro attività di scouting oltre oceano.
Modelli di business a confronto
Il modello industriale americano si fonda su una logica verticale: aziende come SpaceX producono internamente quasi ogni componente, dal razzo ai software di bordo. Impostazione che mostra però i suoi limiti man mano che i sistemi diventano più complessi. Ecco perché le aziende americane sono sempre più spinte a cercare all’estero ciò che non possono costruire da sole. È qui che l’Italia può inserirsi con il suo know-how, in particolare per la componentistica di precisione, dei materiali compositi, dei sistemi avionici e soluzioni innovative nel campo dell’energia e della sostenibilità orbitale.
Al netto dei dazi
La difficoltà maggiore non è rappresentata dai dazi - che al momento non toccano direttamente il comparto spaziale - ma dalle procedure regolatorie legate alla sicurezza nazionale statunitense. Qualsiasi acquisto da parte di un’azienda Usa nel settore aerospaziale deve passare per un iter di approvazione estremamente complesso anche per un solo componente. Questa burocrazia rende il commercio aerospaziale una delle attività più lente e complesse in assoluto, nonostante l’interesse economico e strategico reciproco.
Dati e prospettive
La cooperazione tra Italia e Stati Uniti negli ultimi mesi ha registrato una forte accelerazione. Secondo i dati Ice Houston, nel primo trimestre del 2025 le esportazioni italiane verso gli Usa nel comparto spaziale hanno superato 1,14 miliardi di dollari, con una crescita del +3,5% rispetto all’anno precedente. A conferma dell’appetibilità della tecnologia italiana, che eccelle in diversi segmenti chiave: dalla propulsione green ai microsatelliti, passando per AI on-board e materiali innovativi. Dopo SpaceCom a Orlando, la Satellite Conference a Washington e lo Space Symposium di Colorado Springs, l’Italia diventa la tappa di una strategia transatlantica strutturata, destinata a rafforzarsi nei prossimi anni.