C’è un legame forte fra divulgazione scientifica e umanesimo, sottolineato anche dalla scelta dell’Unione Astronomica Internazionale di dare all’asteroide 114772 (2002NM5) - scoperto nel 2002 dai ricercatori dell’osservatorio astronomico di Campo Imperatore e di Torino – il nome di don Luca Peyron. Sacerdote dell’Arcidiocesi di Torino, docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore e consigliere scientifico dello Human Technology Lab dello stesso ateneo, prima della vocazione sacerdotale, giunta a 28 anni, si occupava di diritto, tecnologia e diritti d’autore.
Guidati dalle stelle
Le autorità astronomiche internazionali evidenziano il valore educativo e culturale dell’astronomia anche al di fuori dei laboratori. “Come i Magi cercavano il senso della vita scrutando le stelle, così oggi l’umanità continua a guardare al cielo in cerca di risposte” ha commentato don Luca Peyron a L’Espresso, ricordando come nel 2021 sia tornata per lui la passione per l’astronomia: “La passione che avevo a 10 anni, quella dell’astrofilo. Di quando chiesi a mio padre un telescopio e mi regalò un binocolo”. Dal passaggio della cometa nel dicembre di quell’anno nacque l’idea di acquistare un telescopio, “che è diventato lo strumento per l’osservazione del cielo con studenti, ragazzi, adulti”. Si dice prete per vocazione e scelta, Peyron, che cerca di incastrare tutti i tasselli dei suoi interessi e della sua vita di parroco mettendo il suo entusiasmo al servizio della collettività. “Quando ho scoperto che si possono comprare dei meteoriti l’ho fatto, e con quelli faccio catechesi quando il cielo è coperto o piove, e non possiamo guardare le stelle”. Con il supporto della Fondazione CRT, ha avviato un progetto per realizzare un telescopio solare da usare a distanza nelle scuole, mettendo il Sole al centro dell’attenzione e della curiosità scientifica dei più giovani.

Spei satelles
La Santa Sede aveva già visto nello Spazio un luogo dove cominciare a seminare speranza. Nel 2023 nacque la missione Spei Satelles e nel giugno di quell’anno dalla base di Vandenberg, in California, fu lanciato un piccolo satellite, un cubesat contenente il messaggio di speranza di Papa Francesco e il Nanobook “Perché avete paura, non avete ancora fede?”. La missione del “satellite di speranza” era nata su impulso del dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, con il coordinamento dell’Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con il Politecnico di Torino, i cui ricercatori e studenti del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale avevano realizzato il CubeSat 3U. Il Nanobook era stato realizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e fu posizionato in orbita grazie al veicolo di trasferimento orbitale Ion dell’italiana D-Orbit, lanciato con un razzo Falcon9 di SpaceX.
Meraviglia come cura
E anche qui, nella missione Spei Satelles, ritroviamo don Peyron che ci racconta: “Collaboravo con monsignor Ruiz – dal 2020 Segretario del dicastero per la comunicazione – e l’idea iniziale era quella di mettere il Nanobook su un satellite, ma con Asi si decise poi di fare una missione spaziale dedicata, che fu l’occasione per parlare di tecnologia, fede, speranza”. Padre Peyron ci spiega il suo punto di vista: “Oggi viviamo un tempo con tutte le fatiche che conosciamo e che hanno bisogno di una medicina, e la meraviglia è una di queste medicine”. La meraviglia può essere esercitata “attraverso l’uso della tecnologia che ci dimostra la bellezza di quello che ci circonda”, a partire dal cielo.
Tecnologia e fede, l'eredità di Papa Francesco
Don Peyron ci aiuta a leggere i segnali che arrivano dal nuovo Papa, Leone XIV, La Chiesa, oggi, non può permettersi di essere spettatrice nel mondo digitale, dice Peyron: “Il nuovo Pontefice vuole avere un rapporto con la tecnologia ma, dice, non lo voglio fare da solo”. È un cambiamento d’epoca, per dirla con Francesco, “e tutta la chiesa si deve fare carico di dare delle risposte sensate a questo tipo di metamorfosi”. In questo Padre Peyron vede un importante elemento di continuità rispetto a papa Francesco: “che significa un pungolo su questi temi con un bel salto in avanti, perché Leone XIII reagì alla rivoluzione industriale ma in maniera tardiva, era una chiesa che faceva molta fatica a stare al passo della rivoluzione. Marshall McLuhan scrisse che l’enciclica “Rerum Novarum” era la risposta all’interpretazione marxista della rivoluzione industriale più che alla rivoluzione stessa”. Ora invece gli equilibri sono diversi, “la chiesa è già avanti in questo processo e Papa Leone XIV è un missionario e occuparsi di AI è come abitare un ambiente e una cultura nuovi, tanto quanto lo fu per Colombo scoprire l’America”. Conclude padre Peyron: “Nel sinodo si parla di continente digitale che va capito e governato”. Il nuovo Papa è laureato in matematica, e vuole mettere “la tecnologia al centro del dibattito ecclesiale, ponendo la missione della Chiesa in dialogo con l’intelligenza artificiale e la cultura contemporanea”. Un passo avanti in un tempo di profonda metamorfosi.
L'asteroide
L’intitolazione dell’asteroide a don Luca Peyron non va quindi inteso come un tributo personale. È un modo per riconoscere pubblicamente l’importanza del dialogo tra scienza e fede, tra divulgazione scientifica e umanesimo. È un segnale forte da parte delle autorità astronomiche internazionali, che sottolineano il valore educativo e culturale dell’astronomia anche al di fuori dei laboratori. Come i Magi cercavano il senso della vita scrutando le stelle, così oggi l’umanità continua a guardare al cielo in cerca di risposte.