Adolfo Urso - ministro delle Imprese e del made in Italy con delega allo spazio – ha annunciato ai social la notizia: “Siamo il primo Paese ad aver adottato una legge quadro sulla Space Economy che ci pone all’avanguardia nell’elaborazione di una governance moderna ed efficace per le attività spaziali e che rafforza la nostra sovranità tecnologica, proiettando il nostro sistema industriale nel futuro”. Il ddl Spazio, presentato quasi un anno fa, a luglio 2024, diventa oggi - 11 giugno - legge.
Con l'approvazione definitiva in Senato, il disegno di legge "Disposizioni in materia di economia dello spazio" è ufficialmente la prima legge italiana dedicata al settore. Blindatissimo fin dall’inizio, il testo consta di 31 articoli. È stato il numero 25 ad aver alimentato un acceso scontro politico. L’articolo prevede l’istituzione della “riserva di capacità trasmissiva nazionale”, che potrà essere gestita da operatori privati, nel caso in cui i gestori nazionali non fossero in grado di garantire la copertura. Ricordiamo il recente blackout informatico che ha interessato la Spagna. Ecco, se capitasse all’Italia per motivi vari - calamità, conflitti, e chi più ne ha ne metta - il Paese potrebbe utilizzare i servizi satellitari anche di società private non europee, al fine di garantire i servizi necessari ai cittadini, ma anche per le comunicazioni dei comparti strategici, quali la difesa. Questo articolo, che gli scettici pensano sia tagliato su misura per Elon Musk – l’unico di fatto, con la sua Starlink, a poter fornire i servizi richiesti – non è stato modificato. Il governo Meloni incassa così un risultato che promette di rilanciare la Space Economy in Italia, ma che allo stesso tempo alimenta interrogativi su sovranità tecnologica e sicurezza strategica.
L'attesa è finita
Negli anni ’60 ci fu la prima risoluzione Onu per ratificare norme condivise sull’utilizzo dello Spazio extra-atmosferico. La legge italiana approvata oggi sarà pure nata vecchia e strizzerà anche l’occhio agli americani, ma colma un vuoto normativo di oltre cinquant’anni e fornisce un quadro regolamentare che il comparto industriale dello Space Italiano attendeva da tempo. Secondo il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), Teodoro Valente, si tratta di un “passaggio epocale” per un comparto che è strategico non solo economicamente, ma anche sul piano geopolitico e scientifico. “Questa legge ci dota di strumenti all’avanguardia per garantire uno sviluppo regolato e sostenibile delle attività spaziali, rafforzando il ruolo dell’ASI come utorità nazionale con poteri di autorizzazione, vigilanza e sanzione”, ha dichiarato Valente.
La Space Economy
Tra i punti più incisivi del provvedimento c’è l’apertura del settore agli investimenti privati, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese e alle startup innovative. Il governo ha previsto l’istituzione di un fondo pluriennale da 150 milioni di euro per sostenere la Space Economy, a cui si aggiungono 7,3 miliardi complessivi destinati al comparto spaziale entro il 2026, tra fondi Pnrr e risorse già assegnate all’Asi e all’Agenzia Spaziale Europea (Esa). “Si tratta di un sostegno concreto alle attività economiche legate allo spazio”, ha spiegato il ministro Adolfo Urso, che ha firmato la proposta in qualità di autorità delegata. Obiettivo dichiarato: facilitare il trasferimento tecnologico, l’uso commerciale delle infrastrutture e il rafforzamento della filiera industriale nazionale.
Di fatto è una legge in bilico: un passo avanti necessario fatto però con il timore di una eccessiva dipendenza da soggetti esterni in settori delicati come le comunicazioni, la difesa e la gestione di dati strategici.