Innovazione
14 luglio, 2025La leggenda narra che Bohemian Rhapsody fu scritta dai Queen in un fine settimana. Lo stesso tempo che pare sia servito a Jack Dorsey, co-founder del compianto Twitter, per creare Bitchat, un nuovo progetto di messagistica online che non ha bisogno della Rete
Jack Dorsey lancia una nuova provocazione digitale. Dopo Twitter e l’idea mai decollata di Bluesky, ci riprova lanciando a sorpresa una chat che sovverte le regole della comunicazione digitale dei nostri giorni. Si chiama Bitchat ed è un modello di comunicazione offline che non ha bisogno di connessione Internet, né da server, né da numeri di telefono o account personali. L’aspetto carbonaro di questa app è quello che più lascia perplessi, perché rifiuta ogni forma di identificazione permanente ed è pensata per dare agli utenti il pieno controllo sui propri messaggi, al netto di server ‘intermediari’ o storage e conservazione di dati e messaggi, che durano solo 12 ore.
Open Source
Bitchat nasce come progetto open source, rilasciato in versione Beta e "gira" solo su Ios-Apple. Si basa su un’architettura semplice, rivoluzionaria ma non nuovissima: sfrutta il Bluetooth Low Energy (Ble) per consentire ai singoli dispositivi di comunicare tra loro grazie alla rete locale decentralizzata — in telecomunicazione si chiama mesh network wireless— che replica i principi della comunicazione peer-to-peer, da punto a punto, quindi senza bisogno di server centrale.
Peer to peer
Ti piace vincere facile? Forse nel caso di Jack Dorsley la risposta è sì. Sembra quasi aver recuperato un vecchio progetto di comunicazione digitale ‘da punto a punto’ – peer to peer, come dicono quelli bravi – costruendoci sopra un progetto di chat completamente offline, venticinque anni dopo e utilizzando non più le reti di connessione fisica ma il bluetooth. "Ma che ne sanno i duemila", verrebbe da dire. In effetti era il 1999 quando fu creato Napster, da due visionari come Shawn Fanning e Sean Parker, che pensarono di utilizzare le reti di connessioni degli utenti per lo scambio di file, musicali per lo più, senza la necessità di una infrastruttura centrale.
Il buon vecchio bluetooth
Anche l’applicazione Bitchat si basa su un sistema di rete distribuita, oggi i nodi di trasmissione sono rappresentati dai singoli smartphone attivi. I messaggi vengono cifrati e inoltrati da un dispositivo all’altro fino a raggiungere il destinatario, e se questi non è disponibile nel raggio d’azione, il messaggio può essere temporaneamente conservato per un massimo di 12 ore e inviato successivamente. Il meccanismo è chiamato store and forward e consente la trasmissione asincrona in ambienti privi di rete. Non è richiesta nessuna registrazione: l’utente si connette con un ID generato casualmente, senza fornire numeri di telefono, email o altri dati identificativi. Una completa assenza di tracciamento che un po' preoccupa, ma che segnare la differenza rispetto a qualsiasi altra app di messaggistica oggi esistente.
Sicurezza, anonimato, volatilità
Dal punto di vista della cybersecurity, Bitchat adotta protocolli di cifratura all’avanguardia. I messaggi sono protetti da crittografia end-to-end, con scambio di chiavi e firme digitali a garanzia dell’integrità e autenticità dei messaggi. L’applicazione della forward secrecy – un sistema che protegge la riservatezza storica dei dati – rende le conversazioni inaccessibili. La privacy è anche tutelata con meccanismi che impediscono l’analisi del traffico: l’app può inviare messaggi fittizi per confondere potenziali tentativi di sorveglianza. I messaggi durano solo 12 ore e possono essere eliminati in blocco con una funzione chiamata Panic Mode.
Pensa al blackout
Diverse le critiche sollevate verso la nuova creazione di Jack Dorsey, fra tutte il fatto che si tratti di una chat anacronistica. Ma le applicazioni pratiche di Bitchat potrebbero essere numerose, e concrete, proprio grazie al suo essere ‘internet free’. Pensiamo a situazioni come disastri naturali, blackout di rete, manifestazioni in paesi autoritari o semplicemente ambienti con scarsa copertura, in questi casi Bitchat rappresenterebbe un’alternativa vincente. Anche in ambienti urbani ad alta densità come festival, concerti o ambienti ad alta concentrazione umana - l’utilizzo della rete mesh potrebbe permettere una copertura comunicativa efficace, sfruttando la presenza di molti utenti nel raggio di pochi metri. La portata diretta del Bluetooth si attesta fra i 30-100 metri, ma la possibilità di ‘saltare’ da un dispositivo all’altro permette in teoria di estendere la comunicazione per centinaia di metri.
Ma c'è un però
Il concetto dietro questa innovazione - che sa di "secolo scorso" ma lancia le comunicazioni in un futuro prossimo - affascina per una certa sua coerenza concettuale ed eleganza tecnica. Anche l’interfaccia è ispirata ai vecchi canali IRC e la comunicazione è spartana ma funzionale, con comandi testuali per la gestione dei canali e l’invio dei messaggi. Il superfluo è bandito e tutto è votato all’essenziale. Ma ci sono dei limiti. Il primo è tecnologico, perchè il Bluetooth, anche nella sua versione a basso consumo, ha una portata ridotta e necessita di un numero notevole di utenti attivi per formare una rete funzionante. In seconda battuta, diremo che l'app è stata concepita solo per IOS e viene "testata" con inviti limitati attraverso la piattaforma TestFlight. È per molti, ma non per tutti, almeno in questo primo step test.
Senza controllo
L’esperienza d’uso è più frammentaria rispetto alle piattaforme tradizionali, e l’infrastruttura peer-to-peer richiede un modello di comunicazione meno immediato. Last but not least: l’eccessivo anonimato e la cifratura blindata del sistema potrebbe rappresentare un invito per malintenzionati, per un potenziale uso illecito. Bitchat è tecnicamente impermeabile a qualsiasi forma di controllo, e questo ne fa uno strumento di libertà ma anche un possibile rifugio per attività meno lecite.
Business o provocazione?
Dalle fonti a disposizione non è dato sapere se Bitchat sia destinata a diventare un prodotto commerciale o se rappresenti un esercizio di stile, una provocazione tecnologica contro l’attuale sistema centralizzato di gestione dei dati digitali. Il rilascio Unlicense — che permette l’utilizzo, la modifica e la ridistribuzione senza restrizioni — lascia intuire una democratica volontà di apertura alla comunità, più che una strategia di monetizzazione. Jack Dorsey sta forse lanciando un invito a spostare il focus dal controllo delle piattaforme alla libertà dei protocolli. Il futuro di Bitchat dovrebbe però includere l’espansione su Android e macOS, l’integrazione di reti Wi-Fi per aumentare la portata e perfino l’adozione di tecnologie a lungo raggio come LoRa.
Free chat
Bitchat non è quindi, solo, una chat offline: sembra quasi una dichiarazione politica e tecnica su come dovrebbe essere la comunicazione digitale in un mondo che tende sempre più al controllo centralizzato. Se da un lato ha dei limiti che ne riducono l’immediata utilità, dall’altro il potenziale è enorme, soprattutto in contesti di crisi o in ambienti in cui la privacy è un bene raro. In un panorama dominato da giganti della messaggistica, ci troviamo di fronte ad un’alternativa che non cerca di competere sul comfort, ma sull’etica. Ed è questo che fa di Bitchat un progetto da osservare con attenzione.
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