Innovazione
4 agosto, 2025Senza l’intelligenza umana, senza cultura, senza la lentezza dello studio e della riflessione, ogni progresso rischia di diventare sterile. Nuove idee di efficienza e responsabilità condivise affondano le radici nell’innovazione sociale prima ancora che tecnologica
Apriamo questo Speciale dedicato all’innovazione con un articolo che, a prima vista, potrebbe sembrare lontano dal cuore pulsante della tecnologia contemporanea. E invece è attualissimo. Si tratta di un testo del 2014 firmato da Umberto Eco, nel quale il semiologo e scrittore si rivolge idealmente al nipote per invitarlo a imparare le poesie a memoria. Non solo quelle, aggiunge, ma anche i numeri, i concetti, insomma più in generale tutto quello che fa parte della conoscenza. Perché – scrive Eco – «Internet non può sostituirsi alla memoria, né il computer al cervello». Un ammonimento che oggi, nel pieno dell’irruzione dell’intelligenza artificiale generativa nelle nostre vite, risuona con una lucidità preveggente.
In un’epoca in cui l’Ia sembra in grado di rispondere a ogni domanda, produrre testi, immagini, decisioni e persino emozioni simulate, Eco ci ricorda che senza l’intelligenza umana, senza cultura, senza la lentezza dello studio e della riflessione, ogni progresso rischia di diventare sterile. L’innovazione deve essere uno strumento al servizio dell’uomo, non un fine che lo soppianta. Questo è anche il messaggio che ci accompagna in ogni pagina di questo Speciale: un’esplorazione critica, curiosa, libera su come l’innovazione stia cambiando – e debba cambiare – il nostro mondo.
Parliamo di privacy, tema cardine in un mondo in cui i dati sono il nuovo petrolio. Chi tutela i nostri diritti nell’era degli algoritmi? Come possono i cittadini difendersi, ma soprattutto consapevolizzarsi, in una realtà dove ogni clic è tracciato?
Entriamo poi nel cuore pulsante della finanza del futuro: l’introduzione dell’Ia e la tokenizzazione stanno trasformando le banche, la circolazione del denaro e perfino il concetto stesso di proprietà e valore. È un cambiamento profondo, che ci obbliga a ripensare il ruolo degli istituti finanziari, dei regolatori e dei consumatori.
Ma l’innovazione è anche e soprattutto culturale e organizzativa. Alcune aziende oggi scelgono di rinunciare ai vertici tradizionali, adottando modelli orizzontali, distribuiti, in cui la leadership si diffonde tra le persone. Un’utopia? No: una nuova idea di efficienza e responsabilità condivisa, che affonda le radici nell’innovazione sociale prima ancora che tecnologica.
Dedichiamo ampio spazio anche alla longevity, il nuovo paradigma che guarda all’invecchiamento non più come un declino inesorabile ma come una fase in cui restare in salute, attivi e produttivi. Grazie a ricerca, nutrizione, tecnologia e nuovi stili di vita, vivere a lungo – e bene – è diventato un obiettivo condiviso da scienziati e società.
E poiché l’innovazione non può rinunciare alla memoria, L’Espresso ha deciso di digitalizzare tutto il suo archivio, dal 1955 a oggi. Una miniera di storie, inchieste, visioni e battaglie che sarà finalmente accessibile a tutti. Ma nella consapevolezza che la tecnologia è uno strumento, non un oracolo, fissiamo anche le regole per l’uso dell’intelligenza artificiale generativa nella nostra redazione: come spiega il nostro Enrico Bellavia, nessuna macchina potrà mai sostituire l’immaginazione, l’etica, la responsabilità del pensiero umano. L’Ia può aiutare, ma non deve mai annullare la voce di chi scrive.
Infine, uno sguardo al futuro che è già presente: l’innovazione nella ricerca scientifica e accademica, che apre nuove frontiere di conoscenza. E la ricerca spaziale, non solo come viaggio verso altri mondi ma anche – e soprattutto – come strumento per migliorare la vita sulla Terra, dall’ambiente alla salute.
Sono solo alcuni dei tanti temi affrontati in questo Speciale che vuole essere un punto di partenza. Non celebriamo l’innovazione come un dogma, ma come una responsabilità. L’Espresso continuerà a indagarla, a raccontarla, a metterla al centro della discussione. Perché solo chi conosce, ricorda e pensa con la propria testa può davvero innovare. Come scrive Eco: «Chi non ha memoria non ha futuro».
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