Mobilità
16 dicembre, 2025La scorta del capo dello Stato (interpretato da Toni Servillo) viaggia a bordo di berline del marchio Byd, colosso da poco sbarcato in Italia e che ora debutta anche nel cinema internazionale: una vera e propria intenzione strategica ma anche un cambiamento culturale
Film italiano, presidente della Repubblica italiana, auto cinese. Per capirne di più, basterà guardare con attenzione “La Grazia”, l’ultimo film di Paolo Sorrentino, presentato al Festival di Venezia e in uscita nelle sale italiane a partire dal 15 gennaio (con anteprime dal 25 dicembre al 1° gennaio). La scorta del presidente (interpretato da Toni Servillo) viaggia, infatti, a bordo di berline del marchio Byd, colosso cinese da poco sbarcato in Italia e che ora debutta anche nel cinema internazionale.
Il debutto della Byd nel cinema
Indubbiamente, non si tratta di un debutto che può passare inosservato, al di là della cosiddetta forma di “product placement” che da tempo è largamente praticata di produttori. In questo caso, però, rappresenta qualcosa di più, da mettere in relazione con il tema del film. È la stessa Byd ad evidenziarlo in un comunicato: “Il film racconta una storia che riflette i cambiamenti nei simboli del potere e la Denza Z9, il modello più avanzato del marchio (appartenente al gruppo, ndr) e non è una mera comparsa ma un simbolo discreto e significativo che accompagna il presidente della Repubblica, Mariano De Santis. Una scelta che si fa portatrice di un messaggio che riflette l’evoluzione della società, diventando parte integrante di questo nuovo e attuale racconto”.
Mercato o “lesa maestà”?
Dunque, una vera e propria intenzione strategica ma anche un cambiamento culturale, da parte di un colosso globale come Byd che per la prima volta prova a entrare in territori sconosciuti e finora mai percorsi da un marchio che viene da lontano, addirittura dalla Cina. Anzi, probabilmente è proprio quest’ultima provenienza che fa scattare a tutti una sorta di inaspettata sorpresa. Qualcosa che potrebbe suonare come addirittura una sorta di “lesa maestà”. Ma è il mercato che funziona così. Semmai dovremmo farci tutti una domanda: “Ma perché non un’auto italiana?”.
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