Mobilità
9 aprile, 2025

Con questa transizione ci si schianta - Colloquio con Andrea Carlucci

Modello di Toyota Ch R, suv ibrido della casa giapponese
Modello di Toyota Ch R, suv ibrido della casa giapponese

La corsa all’elettrico “irragionevole” in Europa. Le tecnologie alternative su cui puntare. I costi alle stelle. E il disamoramento dei giovani per le auto. La ricetta di Toyota

La velocità della transizione ecologica? "Irragionevole". I prezzi delle auto? "Cresciuti in fretta perché è stato tirato troppo l’elastico che ora si è rotto". Parole di Andrea Carlucci, vicepresidente di Toyota Europe, a capo del marketing e dello sviluppo prodotto che raccontano di una crisi dell’auto in Europa che porterà a nuovi assetti industriali, a nuove alleanze e a strategie diversificate. Come quelle teorizzate da tempo dalla casa giapponese, leader mondiale di mercato, regina dell’ibrido alle prese con i nuovi regolamenti del Parlamento europeo che proprio l’ibrido potrebbero mettere fuorilegge a partire dal 2035. "Siamo convinti che la nostra strategia globale multi tecnologica sia vincente", ci dice Carlucci, "una strategia costosa che non tutti possono sviluppare, che prevede grandi economie di scala e che possiamo sostenere grazie al fatto che oggi Toyota è l’unico costruttore globale".

 

Come affronterete, allora, il mercato europeo destinato a diventare solo elettrico?

"Proseguiremo il nostro sviluppo globale della motorizzazione ibrida. Siamo, infatti, fermamente convinti che è sempre il consumatore a decidere e noi non vediamo la rapida evoluzione annunciata dal legislatore europeo. Quindi, ci siamo in questo mercato ma con meno ansia degli altri".

 

Quali opportunità ci sono in questo momento per un marchio come Toyota?

"In Toyota consideriamo con grande convinzione che dobbiamo sviluppare la tecnologia full electric ma anche tenere conto che l’Europa è molto diversa come clima e temperature. Le auto elettriche funzionano diversamente in base alle differenze ambientali, soprattutto per quanto riguarda la ricarica. Con le temperature molto fredde impiegano più tempo. Insomma, è il cliente che deve capire quali sono e quando ci sono i benefici dell’elettrico. Per il resto i primi veri vantaggi per tutti ci saranno soltanto quando si abbasseranno i costi dell’energia".

 

Cosa ne pensa della velocità imposta dalla transizione ecologica?

"La trovo irragionevole. Non esistono ancora i vantaggi sbandierati e non ci sono benefici per chi compra un’auto solo per motivi ideologici. I tempi sono irragionevoli perché in seguito a un regolamento imposto è stato deciso che nel 2035 ci sarà lo stop ai motori termici. Ma siccome le auto non ce le raccomanda il medico, il risultato sarà soltanto un rallentamento del rinnovo del parco circolante, perché tanti non compreranno l’elettrica o sicuramente ne rimanderanno l’acquisto".

 

Colpa anche dei prezzi sempre più alti. Cosa ne pensa?

"Un altro punto cruciale. I prezzi sono andati molto avanti. Al netto di elementi speculativi, abbiamo avuto una fase dove tutti hanno spinto sulla sicurezza, su regolamentazioni più severe, imponendo livelli di emissioni più stringenti. La conseguenza è che ora si è rotto l’elastico. Così i giovani si disamorano dell’auto e l’età media dei clienti cresce. I giovani hanno molte alternative ma fondamentalmente fanno fatica ad acquistare un’automobile".

 

E quale può essere la ricetta per uscire da questa strettoia?

"Cominciare a pensare quali sono i veri asset di sviluppo del futuro delle auto. Ci sono mercati evoluti che hanno trovato nelle “kei car” una soluzione. Bisogna inseguire soluzioni per rendere l’auto più economica e accessibile. Dunque, se si elettrifica senza sciogliere il nodo del costo energetico non accadrà mai nulla. Oggi, senza un sistema di ricarica domestica, l’elettrica sarà sempre onerosa e quindi poco sostenibile. Questo è un dato di fatto e il confronto con i motori termici al momento è perdente".

 

Quali saranno, allora, le prossime mosse di Toyota in Europa?

"La nostra strategia prevede un percorso (anche per l’Italia) ibrido che sta vivendo la piena maturità, una tecnologia che ha ampi margini di miglioramento. Come, per esempio, il plug in che facciamo meglio di chiunque altro. È la stessa logica di un ibrido che lavora però con una batteria più grande: il meglio dell’ibrido che si somma al meglio dell’elettrico. Ma stiamo spingendo l’acceleratore anche sull’elettrica pura: arriveranno 15 modelli elettrici nuovi fino al 2030, 6 in gamma già dal 2026. Una strategia multi-tecnologica con una gamma che riesce ad adeguarsi alle diverse realtà nazionali".

 

Toyota è appena scesa in campo nella micromobilità con la Ft-Me, lunga due metri e mezzo e con i pannelli solari sul tetto. Quale sarà il futuro di questi modelli?

"Sono una possibile soluzione, una prima risposta al vero problema che riguarda lo spazio e la sostenibilità. Inoltre, la micromobilità si sta sviluppando perché le città vanno a 30 all’ora e quindi un quadriciclo elettrificato si sposa bene con questa realtà. E soprattutto potrebbe far tornare i giovani alla guida, farli di nuovo innamorare dell’auto e riportarli al centro di una mobilità più sicura e indubbiamente meno costosa".

 

Dalle piccole al lusso. Qual è oggi il ruolo del vostro marchio Lexus in Europa?

"Il marchio sta andando bene in Europa dove vogliamo migliorare ancora. Lexus è stata sempre all’avanguardia di una tecnologia e di un’innovazione mai fini a se stesse. E proprio su questo terreno c’è ancora spazio e la possibilità di inventare qualcosa di nuovo. Come abbiamo fatto con la Lbx che non è una “Toyota con un più” ma un’auto piccola a un prezzo ragionevole con veri dettagli premium, creata per esprimere il nostro lusso e la nostra capacità di andare oltre".

 

Come pensate di rispondere all’offensiva cinese in Europa?

"Il dibattito a Bruxelles è molto vivo. In realtà, i cinesi adottano una doppia strategia: da una parte puntano ai segmenti bassi che gli europei stanno abbandonando e quindi hanno gioco facile; dall’altro hanno un grande vantaggio per quanto riguarda software e tecnologie avanzate. Il mercato è vivo perché c’è concorrenza, quindi li guardiamo con quella attenzione che avevano gli europei per noi giapponesi 30 anni fa. Allora abbiamo portato anche noi più concorrenza e tecnologia al punto da avere oggi un doppio passaporto e una nazionalità europea. Insomma, parto dal presupposto che la concorrenza fa sempre bene e la guerra commerciale non è un giusto approccio".

 

In questo periodo si torna a parlare anche di auto a idrogeno, com’è la situazione?

"Se ne è parlato troppo e ora è il momento di agire perché l’idrogeno è un vettore energetico sempre più al centro della rivoluzione tecnologica. Cosa che per ora sta avvenendo con i mezzi pesanti, le navi e gli aerei. L’auto è marginale e il costo dell’idrogeno non è conveniente per il cliente: per ridurlo bisognerà alzare tanto il consumo. Vedo comunque un futuro per l’idrogeno e sono convinto che questa tecnologia è un modo per vedere il futuro della mobilità con meno ossessione per la batteria e basta. Anche in questo caso sono convinto che ci vorrà il tempo che ci vuole".

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