Mondo
24 settembre, 2010

Dubai, emergenza cybersex

Di giorno girano velate, di sera fanno sesso virtuale in Internet  protette dall'anonimato. Un rapporto sui siti visitati dalle donne  degli Emirati ha choccato il Paese

Insoddisfazione sessuale femminile, infedeltà virtuale delle mogli, perversione ed esibizionismo via Internet. Dubai, paese arabo fra i più ricchi e avanzati ma pur sempre musulmano, è rimasto sotto choc per uno studio realizzato da un istituto privato degli Emirati (il Counselling & Development Clinic) e pubblicato sul quotidiano "Gulf News". «A usare chat a luci rosse e a fare sesso on line nel nostro Paese sono per il 40 per cento donne sposate», rivela tra l'altro il rapporto. Come dire: in strada vanno spesso con il velo, ma nel chiuso delle mura domestiche e protette dall'anonimato, le donne di Dubai hanno una vita sessuale del tutto inaspettata, almeno dalle autorità. Quanto basta a lanciare l'allarme del "Gulf News" secondo il quale Internet «tenderebbe a distruggere il tessuto sociale e familiare".

Così ora l'emancipazione garantita dal web rischia di tramutarsi in un boomerang perché in base alle leggi degli Emirati, come la Cyber- Crime Law numero due del 2006, chi usa la Rete per commettere adulterio (quindi anche chattare, flirtare, fissare un appuntamento), prostituirsi o incitare a commettere atti osceni rischia fino a dieci anni di galera e sanzioni pecuniarie fino a 14mila dollari. Adesso il governo degli Emirati ha persino istituito una commissione per assicurare che i collegamenti internet non scavalchino il filtro telematico imposto alle telecomunicazioni (cosa che avviene regolarmente, perchè le giovani del Paese sanno muoversi benissimo nel Web). A maggio dello stesso anno la polizia di Dubai aveva rintracciato delle escort che si servivano del Voip. Sono molti i casi di dipendenza che la clinica di Dubai assiste ogni settimana. C'è la donna di 32 anni, che si espone nuda per ore collegata in webcam con diversi uomini; la casalinga di 40 anni madre di tre figli che fa sesso in chat con un uomo che risiede in Inghilterra; la moglie che dopo vent'anni di matrimonio scopre che il marito che ha rapporti virtuali con altri uomini. Ovviamente i pazienti del centro sono anche uomini (come il trentenne che non ha mai consumato il matrimonio ma fa l'esibizionista in Rete) e adolescenti, che denunciano il pericoloso stalking di un pedofilo. Per il dottor R McCarthy, lo psichiatra della clinica che ha condotto la ricerca, la sexydipendenza da Internet nel Paese è «un problema di mancanza di autostima».

A Dubai la grande maggioranza della popolazione è islamica sunnita, ma la forte immigrazione (soprattutto dall'India) ha reso il Paese sempre meno monoreligioso e non mancano i templi induisti e sikh. Con lo sviluppo economico ed edilizio, il Paese si è aperto molto anche alla Rete ed è considerato tra i più sviluppati del mondo per qualità e quantità delle connessioni. La Dubai Internet City, una vera e propria città del Web, è stata inaugurata addirittura nel 2001, ma è tutta la capitale degli Emirati a essere ipertecnologica. Anche se le autorità vogliono stringere la cinghia della censura, dunque, l'impresa non sarà facile: le "desperate housewives" degli Emirati difficilmente si priveranno della libertà sessuale a cui si sono abituate on line

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