Milan l'è un gran Trust

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Si chiama "Tahallas Trustee ltd". È una delle decine di migliaia di società costituite nelle "Cook Islands", nell'immensa pancia del Portcullis Trust Net. Fondata nel '97, annovera, come "directors", cioè amministratori, due vip della piazza finanziaria milanese: i fratelli Oreste e Carlo Severgnini, commercialisti, in passato consiglieri di Stefano Ricucci, lo scalatore mancato del "Corriere della Sera". È una coppia che vanta, fin dai primi anni del Novecento, capostipiti illustri, da Achille a Guido: quest'ultimo ha accolto, come praticante nei suoi uffici, Michele Sindona. Il duo affolla i consigli di amministrazione dei più bei gruppi italiani: Versace, Star, Pirelli, Ratti, Recordati, Techint, De Agostini. E con la Finsev spa è stato nel salotto buono della finanza, Mediobanca. Ma Oreste ha un brutto ricordo del passato quando, durante Mani Pulite, è stato coinvolto nell'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza.

Nella Tahallas, che, come "trustee" si occupa di gestioni fiduciarie, Oreste e Carlo sono in buona compagnia. Li affianca, come director, un personaggio eccellente,Peter Hafter. È uno degli avvocati più famosi della Svizzera, molti anni fa consigliere della Rothschild Bank di Zurigo, che entra nelle cronache giudiziarie quando scoppia lo scandalo del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Proprio nella Rothschild infatti sono transitati 144 milioni di dollari del Banco, poi girati nelle tasche di Licio Gelli, del suo amico Umberto Ortolani e dell'ex direttore generale Rizzoli Bruno Tassan Din. C'è un altro dettaglio a collegare la banca svizzera alla morte di Calvi: un altro consigliere della Rothschild, Jurg Heer, poi arrestato per frode, ammette pubblicamente nel '92 di aver pagato 5 milioni di dollari ai killer del presidente dell'Ambrosiano. Non solo. Quando Heer in quel periodo accusa la sua banca di aver favorito la fuga di capitali dall'Italia, ecco Hafter intervenire per cercare di "attutire" la portata di quelle affermazioni.

Fermiamoci qui e ritorniamo alla Tahallas. Dalle carte non emerge nulla sulla sua attività, ha avuto vita breve, nemmeno un anno, anche se sarà cancellata dal registro internazionale delle Cook Islands nel maggio 2000. Lo studio legale che ha quella società come cliente è la "Lenz & Staehelin", firma di prestigio in terra elvetica e che fin dagli anni Sessanta ha avuto come partner proprio l'avvocato Hafter. Per inciso, ha curato l'acquisto di un'opera di Van Gogh per la baronessa Thyssen-Bornemizsa.

Questo dunque il quadro che circonda i fratelli Severgnini nel mondo dei trust. In particolare nel 2009 Carlo viene nominato "director" di un'altra società, la Fergint Ltd, insieme con Peter Hafter e un altro collega di Zurigo, Alex Wittman, tutto sempre sotto la regia della "Lenz & Staehelin". Carlo Severgnini dichiara a "l'Espresso": «Del "Tahallas Trustee" non ho una memoria immediata. Ritengo che, essendo durato poco, non abbia operato in Italia. Quanto alla Fergint, escludo sia stata attiva da noi».

Dai documenti delle Cook Islands spunta infine un altro nome che ruota intorno allo studio Severgnini. È il Moritz Trust. Nel 2009 ha come "protector", quindi come "custode", Stefania Tomasini, che lavora negli uffici di Cassarate/Lugano dei professionisti milanesi. Ruota intorno a tre persone, tutte di cognome Bottoli: Marcello Vittorio, Riccardo Daniel e Vittorio Alexander. Il primo è il più noto, un ex bocconiano residente in Svizzera, tra l'altro vicepresidente del gruppo Pandora (gioielli). E qual è il patrimonio del Moritz Trust? Mille azioni della Roxyn Limited, sede nelle British Virgin Islands. Il mistero continua

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