Gang, sparatorie e malavita? La città si lascia alle spalle la fama di cattiva e disperata. Grazie a un fiume di denaro ha chiamato i migliori architetti del mondo. Per cambiare volto. Diventando il luogo della festa continua
Marsiglia appartiene a chiunque vi approdi dal mare, scrisse Blaise Cendrars. A lui, quella città "mal foutue" appariva come una delle più misteriose del mondo. E più difficili da decifrare.
Marsiglia, un mistero? Chi ci arriva, abbagliato dai suoi 300 giorni di sole l'anno e dal Grand Bleu di quel mare onnipresente che la abbraccia su tre dei quattro lati, fatica a crederlo. Ma questa è la città più antica di Francia, 26 secoli di storia, Massalia per i greci, Massilia per i romani: ha dato i natali tanto a Petronio, l'autore del "Satyricon" e arbiter elegantiae alla corte di Nerone, quanto ai gangster corsi Paul Carbone e François Spirito, che negli anni Trenta la trasformarono in una Chicago di Francia e poi ispirarono il mito gaglioffo di "Borsalino"; a Edmond Rostand, cantore del "Cyrano de Bergerac", e a Zinédine Zidane, idolo di una città che del calcio ha fatto una religione.
È stata fondata da antenati ionici provenienti dalla città di Focea - oggi la turca Foça - si è lasciata attraversare da greci, armeni, siriani, siciliani, sardi, liguri, napoletani, libanesi, ebrei, magrebini. Ha incrociato tutti i Sud del mondo, ha sangue scuro e viscere profonde.
Marsiglia è piena di storie. Cosmopolita e mediterranea, spalancata verso il mare, al resto della Francia volta le spalle. Immersa come per caso tra Provenza e Costa Azzurra, splendide ma implacabilmente leziose, assurde come sfondo per questa "belle rebelle" insolente. «Marsiglia ha il potere di arruolarci e trattenerci nella sua lunga lista di amanti, familiari e abitanti, persino quando si sono mollati gli ormeggi», constata David Crackanthorpe, autore di un bellissimo testo pubblicato da Odoya, "Marsiglia. Ritratto di una città". Lui, inglese, al suo fascino canagliesco non aveva alcuna possibilità di sottrarsi: infatti gli si è arreso, travolto dalla "nonchalance bavarde" della città, dove gli estranei possono provare a entrare «come un estimatore d'arte può solo sperare di fare con l'artista oggetto del suo interesse».
Il rischio, con una città che ha 2.600 anni di storia, è che si faccia bastare il suo passato. Invece Marsiglia non si accontenta dei suoi miti, né della cattiva fama. Si sta reinventando da cima a fondo, incurante di chi si ostina a contrapporle - come seconda città di Francia - la più rasserenante Lione.
Primo porto francese Marsiglia, sì, è centro reclutamento della Legione Straniera, e città meticcia come nessuna: ma anche Capitale europea della cultura per il 2013. Protagonista di quella che è forse la più ambiziosa operazione di rinnovamento urbano d'Europa: 7 miliardi di euro investiti nel progetto Euroméditerranée, che sta rimodellando il fronte sul mare e tutte le aree retrostanti dal Vieux Port alla parte più a ovest della baia. Qui i moli saranno sovrastati da una passerella che collegherà la Cattedrale della Major alla Cité de la Méditerranée, complesso di centri culturali e per il tempo libero; qui già, grazie all'architetto Eric Castaldi, il vecchio deposito di granaglie è diventato Le Silo, un teatro; qui i magazzini sul porto sono stati riqualificati nei Docks, moderno quartiere d'affari e commerciale, e la vecchia stazione marittima è diventata il J1, grande hangar espositivo e ricreativo. E molto altro deve succedere.
È così per tutta la città. L'operazione Marseille-Provence 2013 (oltre 600 milioni di euro messi a budget per gli investimenti) vedrà, tirando le somme alla fine dell'anno, 900 manifestazioni e l'arrivo di 10 milioni di visitatori, che avranno ricadute, per la città comunque più povera di Francia, per almeno un miliardo di euro.
Soprattutto, un numero impressionante di nuovi luoghi d'interesse culturale: l'ultimo è il più ambizioso, il Mucem, Museo delle civiltà dell'Europa e del Mediterraneo, "casbah verticale" e splendida opera dell'architetto Rudy Ricciotti, costata 200 milioni; ma la lista è lunghissima, e ad essa vanno aggiunti almeno il Musée Regards de Provence, installato nell'antica stazione sanitaria che accoglieva i migranti, 6,6 milioni di euro di lavori; il nuovo Frac (Fonds regional d'art contemporain), che con un intervento da 22 milioni ha lasciato il Panier per la Joliette; la prodezza architettonica di Villa Méditerranée, proprio di fronte al Mucem, 70 milioni interamente spesi dalla Région Paca; la Digue du large, di nuovo accessibile ai marsigliesi almeno in parte, che ora ospita una scultura-architettura di Kader Attia (980 mila euro).
Perché è gara tra grandi, in questa Marsiglia sfrontata d'ambizione, già Cité radieuse con Le Corbusier, a immaginare nuove architetture urbane, nuovi skyline, nuovi fronti del porto. Lo studio di Norman Foster è impegnato proprio in questo, nel rimodellamento del Vieux Port per decongestionarlo dal traffico (le corsie per le macchine, prima nove, sono scese a due) e crearvi una delle più grandi aree pedonali d'Europa, costo 45 milioni; il giapponese Kengo Kuma ha progettato il Frac; Stefano Boeri l'audace "L" rovesciata di Villa Méditerranée; Zaha Hadid la torre di 32 piani di vetro e acciaio della società Cma-Cgm, sul quais d'Arenc; Jean Nouvel costruirà La Marseillaise, uno dei grattacieli che nei prossimi dieci anni trasformerà in una piccola Manhattan sul mare l'area dei quais d'Arenc, insieme a quelli progettati da Yves Lion e Jean-Baptiste Pietri; Massimiliano Fuksas completerà nel 2015 gli uffici, gli hotel e le sale cinematografiche di Euromed Center.
Perfino un protagonista storico come la Comex, Compagnie maritime d'expertise, nota ovunque per la sua conoscenza del mondo sottomarino, cambia pelle: oggi si occupa (anche) di missioni spaziali. Il fondale sottomarino, a quanto pare, ha una morfologia simile a quella di alcuni suoli spaziali, perciò attività esercitate intorno alle îles du Frioul possono dare informazioni utili per eventuali missioni extraterrestri: Nasa ed Esa stanno a guardare, con attenzione.
La città "bouge", si muove, in tutti i suoi luoghi. L'Hotel Dieu diventa il simbolo perfetto di questa città in cui gli estremi si toccano: per secoli è stato l'ospedale di Marsiglia, oggi gli stessi scaloni, androni e cortili ospitano l'hotel 5 stelle aperto dalla catena Intercontinental sui rilievi del Panier. Il target è una clientela branché e cosmopolita, attirata in città dalle promesse dell'eccitante capitale della cultura europea, ma anche le tribù inquiete della nuova Marseille. Che sono molte, a partire da quella dei "bobò" (bourgeois-bohémien), che scelgono la zona della Plaine e il suo mercatino ovviamente sostenibile (non è certo per caso che Philippe Starck ha voluto qui il suo super cool hotel Mama Shelter, décor finto infantile-vero furbo); i "frichistes", che ruotano intorno al mondo alternativo della Friche Belle de Mai, antica manifattura di tabacchi diventata polo culturale; poi c'è quella dei parigini, che scendono al sole col Tgv in tre ore, e non se ne vanno più; quella degli italiani, che da Marsiglia sono attratti da sempre, per amore o per forza, nel 1851 erano 16 mila, nel 1901 90 mila (oltre il 18 per cento dell'intera popolazione, e nel quartiere del Panier un abitante su quattro), e oggi ci tornano di nuovo: giovani e laureati che in patria non trovano nulla, qui almeno una promessa. Aspettano tutti la Fiesta des Suds: 2 mila professionisti, Massilia Sound System compreso, e molti giorni consecutivi di concerti. Si tiene al Dock des Suds, dietro ai dock d'Arenc, quest'anno è in calendario dal 18 al 26 ottobre. Perché resta vero quello che amava dire il romanziere Edmonde Charles-Roux: «Il più grande monumento di Marsiglia è la sua gente».
Come certi personaggi che fanno parte della sua mitologia. Bernard Tapie si candiderà o no sindaco nel 2014? Per ora, dopo aver comprato dal gruppo Hersant qualche giornale della zona, è stato travolto dallo scandalo del maxirisarcimento di 400 milioni ottenuto dallo Stato e su cui avrebbero messo una buona parola Nicolas Sarkozy e Christine Lagarde. Ma magari gira il vento. Qui il vento si chiama Mistral, quando tira supera facilmente i 100 km orari. E dopo non c'è più una nuvola.