
Il tema su cui ha costruito la sua popolarità (oggi i Democratici sono il terzo partito del Paese) è l'immigrazione, che soprattutto nella multietnica Malmö, dove il 40 per cento della popolazione ha un background non svedese, è stata ultimamente all'origine di scontri e tensioni. Come anti-islamici, sono stati in prima linea nel dibattito scatenato dalla pubblicazione delle vignette danesi anti-Maometto. Sono paladini degli anziani, grandi sostenitori del folklore nazionale e contrari a diritti speciali per la minoranza Suomi.
I Democratici svedesi nascono nel 1988 come un partito neonazista sin nelle uniformi (tra i fondatori c'è anche un anziano ex SS). Poi dal 1995 inizia un processo di modernizzazione, intensificatosi, dal 2005, con l'arrivo di Akesson, che tra le altre cose trasforma la torcia del simbolo in una margheritina celeste. Come il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, sta provando a moderare toni e linguaggio. Eppure può ancora capitare, come è successo nel 2012, che tre suoi deputati minaccino un noto comico curdo-svedese, davanti a una telecamera, dicendogli: «Questo è il mio Paese, non il tuo». O che una rappresentante locale, subito cacciata, suggerisca che «chi è di etnia svedese dovrebbe armarsi per contrastare la minaccia degli immigrati».
Gli incontri pubblici di Akesson sono spesso accompagnati da contestazioni, la più celebre delle quali ha avuto luogo a novembre, quando una donna di 60 anni lo ha colpito con una torta in faccia. I Democratici non hanno nessun europarlamentare, ma venti deputati nazionali, ottenuti grazie al 5,7 per cento raggiunto nel 2010.
(D.C.P.)
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