Sull'ultimo numero della rivista dello Stato Islamico, si affronta la questione delle più mogli. Evidenziando una difficoltà: anche fra le ferventi sostenitrici della Sharia condividere il letto di nozze è quasi inaccettabile

Lei, se veramente esiste, è un'autentica fanatica. Umm Sumayyah al-Muharajirah, la “sposa del jihad”, come è soprannominata, è arrivata a dare a Michelle Obama della prostituta e a giustificare con orgoglio i matrimoni forzati e gli stupri delle donne yazide perché “così aveva fatto il Profeta” durante le prime conquiste e così era scritto nel Corano: lecito abusare delle schiave. Dettagli carnali – orrendi – a seguire.

Dato per preso quindi il suo misticismo per la violenza ingiustificata, c'è però qualcosa di potenzialmente interessante nel suo articolo sull'ultimo numero di “Dabiq”, la sedicente rivista dello Stato Islamico in inglese, copertina questa volta su Parigi dal titolo “Just Terror”. E dentro riflessioni fondamentaliste sul presente, minacce e foto di vittime.

Quattro pagine del pdf sono dedicate quindi alla firma di Umm Sumayyah al-Muharajirah. L'autrice affronta questa volta un tema specifico: la poligamia. L'articolo si intitola “due, tre o quattro”, come la risposta di Maometto alla domanda sulle mogli. Due, tre o quattro sono infatti le spose che un buon musulmano può avere, se è certo di poterle “trattare tutte equamente” (extra sono le schiave, con cui è possibile tutto, come nelle passate riflessioni della stessa filosofa dell'oppressione).
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La poligamia è una tradizione in molti paesi islamici. Ma a quanto pare la sua accettazione incondizionata scricchiola anche all'interno del Califfato. L'urgenza di parola della al-Muhajirah è infatti data dallo scontento che trova fra le sue compagne nel Daesh: «Quanto mi mangia l'anima menzionare apertamente una realtà che fa sanguinare il cuore dei nostri salafiti, ovvero l'opposizione alla poligamia, sia diretta che indiretta, che ha superato le sole donne cieche e ora siede anche nel cuore di alcune ragazze che cercano il sapere e di donne che aderiscono all'insieme delle leggi della Sharia».
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Alert: anche fra le volenterose giovani che come Maria Giulia Sergio hanno indossato il niqab integrale e sono partite per la Siria non è tutta gloria l'interpretazione stretta e conservatrice del Corano promossa dall'Is? Anche fra loro c'è scontento a condividere il letto e il marito con altre “sorelle”? È così, e l'autrice si infuria: «Questo pensiero si è fatto strada fra loro dopo i richiami dei nemici di Allah, attraverso dubbi che questi nemici propagano, come “No alla poligamia. Poligamia è oppressione nei confronti delle donne”».

Non è così per lei ovviamente, che difende i “benefici” della poligamia, come ad esempio, scrive, il fatto che quando una moglie non può accontentare il marito sessualmente perché ha il ciclo, lo può fare l'altra moglie. Un beneficio no? Non è infatti questione di collettivismo di sorta, o piacere, o famiglie allargate qui, la poligamia. Ma semplicemente di soddisfare l'uomo appena questo vuole, come chiede la legge. Parola di Dabiq. A cui a quanto pare però non riescono a cedere in tutto i loro volontari.

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