Nonostante gli scandali, il governo di New Delhi potrebbe comprare armi sofisticate dalla nostra azienda. Un ottimo affare per l'industria. Che potrebbe incidere sul destino dei due fucilieri della Marina

Business is business. Regola antichissima, soprattutto quando si tratta di vendere armi. Ma fino a che punto gli affari possono ignorare la ragion di stato? Il dilemma potrebbe riproporsi nei prossimi giorni, riaprendo una ferita che tre governi finora non sono riusciti a sanare: la vicenda giudiziaria dei due marò, Massimiliano Girone e Salvatore Latorre, che va avanti da oltre tre anni senza una soluzione all'orizzonte.

I giornali di New Delhi infatti descrivono le pressioni della Marina indiana per concludere un contratto con Finmeccanica per la fornitura di siluri. Si tratta di ordigni d'ultima generazione, sofisticatissimi: i Black Shark, squalo nero, prodotti in Italia dalla Wass. La flotta locale sta per mettere in mare il primo dei nuovi sottomarini costruiti su licenza francese, che rischia però di rimanere disarmato. Tutti gli accordi con il colosso bellico tricolore sono stati bloccati dopo lo scandalo per le forniture di elicotteri Agusta, segnati da una controversa inchiesta per corruzione. I tribunali nazionali in primo grado hanno negato che esistano prove di tangenti, ma gli indiani proseguono i loro accertamenti. E dalla scorsa estate hanno messo Finmeccanica nella lista nera, vietando qualunque rapporto commerciale.

Anche la Wass – un'azienda interamente controllata da Finmeccanica con 358 dipendenti a Livorno e 75 a Pozzuoli, tutti altamente qualificati –  è finita nella black list. Ma in questo modo i super-sottomarini indiani rischiano di rimanere senza arpioni. “A che serve un fucile senza pallottole?”, si chiede “The Times of India” descrivendo l'affaire. Per questo il ministero della Difesa locale sta valutando una «eccezione speciale» permettendo l'acquisto di 98 siluri made in Italy: «Non è stata ancora presa una decisione. Ma lo stiamo attivamente considerando», ha spiegato una fonte del ministero al quotidiano.

Lo sblocco del contratto sarebbe un'ottima notizia per Finmeccanica: la commessa vale circa 300 milioni di euro, con parte degli ordigni hi-tech da costruire a Livorno e parte da realizzare su licenza in Asia. E soprattutto potrebbe riaprire le porte del ricco mercato indiano all'industria bellica nazionale, con l'eccezione forse della sola Agusta: una ghiotta occasione per i radar di Selex, le artiglierie navali di Oto Melara e gli aerei di Alenia, che potrebbero recuperare ordini fino a sei miliardi di dollari.

E i due marò? Dal 19 febbraio 2012 Massimiliano Girone e Salvatore Latorre sono accusati di avere ucciso due pescatori indiani, scambiati per pirati durante la scorta a un mercantile italiano. I due fanti di Marina si difendono, sostenendo di avere esploso solo spari di avvertimento. E tra rinvii ed eccezioni procedurali, la vicenda sta diventando infinita. Il processo non è ancora cominciato mentre l'udienza della Corte Suprema – che si dovrà pronunciare sull'utilizzabilità delle indagini svolte da un reparto speciale di polizia – è slittata al 7 luglio. Pochi giorni prima della scadenza del permesso concesso a Latorre per curare in patria gli effetti dell'ictus, che lo ha colpito lo scorso agosto.

Due settimane fa il presidente Mattarella ha trasmesso ai due e alle loro famiglie «la vicinanza e la solidarietà del Paese intero». Chissà se questa solidarietà passerà in secondo piano al momento di discutere d'affari. O se i siluri di Finmeccanica non riusciranno invece ad aprire un varco nel muro di gomma delle autorità indiane.