Il trattato per la liberalizzazione dei servizi coinvolge 24 nazioni, tra cui tutti i paesi dell'Unione Europea, e ha enormi conseguenze sulla vita dei cittadini. Ma le trattative si svolgono a porte chiuse a Ginevra. E, come mostra il testo rilasciato dall'organizzazione di Assange, rischiano di giocare a favore di multinanzionali e aziende e non dei cittadini

Avevano annunciato un cambio di rotta. Meno segretezza. Più trasparenza. E assoluta inviolabilità di certe garanzie per i lavoratori e per i servizi fondamentali. Ma ora il muro di segreti e mezze verità sta crollando. WikiLeaks pubblica il cuore (core text) del “Trade in Services Agreement” (Tisa), un trattato internazionale che potrebbe avere conseguenze enormi per i cittadini italiani e più in generale di tutto il mondo, perché il Tisa coinvolge ben ventiquattro nazioni.

A Ginevra, ventiquattro signori del mercato stanno ridisegnando le regole del settore più grande del mondo per posti di lavoro: il mercato dei servizi. Dal commercio elettronico alle telecomunicazioni alla finanza e ai trasporti. Servizi fondamentali per la vita di miliardi di persone.

Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, i ventotto paesi dell'Unione Europea, Svizzera, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Israele, Turchia, Taiwan, Taipei, Hong Kong, Corea del Sud, Giappone, Pakistan, Panama, Perù, Paraguay, Cile, Colombia, Messico, Costa Rica. Insieme, i ventiquattro membri delle negoziazioni Tisa controllano il 70 percento del mercato mondiale dei servizi e ne stanno riscrivendo le regole in chiave sempre più liberista, tagliando fuori paesi come Cina e Brasile.

Nonostante l'impatto economico e sociale dell'accordo, le uniche informazioni di prima mano sui testi del trattato in corso di negoziazione provengono dalle fughe di documenti (leaks) pubblicate dall'organizzazione di Julian Assange, che per prima, un anno fa, rivelò la natura delle trattative in corso rilasciando nel pubblico dominio il capitolo del Tisa che riguardava la finanza.
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Oggi l'Espresso è in grado di rivelare il cuore del Tisa (core text) e quattro capitoli in collaborazione esclusiva con WikiLeaks e con un team di media internazionali tra cui il quotidiano tedesco “Sueddeutsche Zeitung” (qui i documenti originali)

Dal documento originale del “core text” che risale ad aprile 2015, emerge la filosofia del Tisa, come spiega la professoressa Jane Kelsey della facoltà di legge dell'Università di Auckland in Nuova Zelanda, che per WikiLeaks ha condotto un'analisi tecnica del documento. «Il Tisa tratta i servizi come beni commerciabili e nega la loro funzione sociale, culturale, ambientale», ragiona Kelsey, «ai fornitori non è richiesto di avere necessariamente una connessione alle persone o alle comunità che fanno affidamento sui loro servizi. Questi ultimi possono essere forniti da entità off-shore, o da visitatori temporanei, o attraverso aziende straniere che hanno una presenza locale, ma la cui priorità è assicurare profitti ai loro azionisti all'estero. Nessuno di questi “fornitori” ha alcuna forma di responsabilità o alcun dovere di rispondere ai cittadini della nazione che “consumano” quei servizi».

L'articolo I-8 del testo base del Tisa, nella forma in cui oggi è messa nero su bianco, lascia pochi dubbi: «in caso di gravi problemi con la bilancia dei pagamenti o con difficoltà finanziarie esterne, una [nazione, ndr] parte dell'accordo può adottare e mantenere restrizioni nel libero scambio di servizi su cui si è impegnato [a sottoscrivere il Tisa, ndr]», recita il testo, «ma le restrizioni non saranno adottate o mantenute con lo scopo di proteggere un particolare settore di servizi».

Dunque fino a che punto una nazione che sottoscriverà il Tisa sarà libera di regolamentare servizi fondamentali in modo da proteggere il cittadino? Secondo la professoressa Jane Kelsey, con il Tisa i governi perderanno una fetta significativa della loro sovranità a vantaggio di multinazionali e aziende. «I governi cedono il loro diritto di preferire i fornitori locali di servizi, come per esempio telecomunicazioni, istruzione, elettricità, raccolta dei rifiuti, o anche di limitare gli investitori stranieri e richiedere la presenza di una maggioranza di dirigenti locali per [imprese straniere, ndr] che forniscono servizi in settori delicati», analizza Kelsey.

Anche Rosa Pavanelli, segretario generale di “Public Services International” (www.world-psi.org), una federazione globale di sindacati che rappresentano oltre 20 milioni di lavoratori nei servizi pubblici, è molto critica sulla cessione di sovranità da parte degli stati alle “corporation”. «Il Rapporter dell'Unione Europea per il Tisa, Viviane Reding, aveva detto che non sarebbe stata posta in discussione l'autonomia degli stati di regolamentare i servizi pubblici così come ci sarebbe stato un occhio di particolare riguardo rispetto a settori come l'acqua, l'educazione, però il punto vero è che noi questa partita ancora non l'abbiamo vista», dichiara a l'Espresso Pavanelli, spiegando come i criteri su cui insiste il Tisa di oggettività e imparzialità a cui dovranno attenersi gli stati con i fornitori di servizi giocheranno a favore delle multinazionali piuttosto che degli stati.

Nel capitolo del Tisa rivelato oggi da WikiLeaks sulle regole nazionali, per esempio, si citano proprio i requisiti di oggettività a cui gli stati parte dell'accordo Tisa dovranno attenersi con i fornitori di servizi: che margini potrà avere una nazione di privilegiare per esempio fornitori no-profit in un certo settore, anziché fornitori commerciali? Se le trattative andranno avanti così e queste bozze rivelate da WikiLeaks, che sono in corso di negoziazione, rimarranno inalterate, i margini saranno veramente ridotti, perché gli stati dovranno necessariamente attenersi a criteri di oggettività e imparzialità nel regolare i servizi, quindi privilegiare i fornitori sulla base di considerazioni sociali sarebbe una parzialità in contrasto con gli obblighi sottoscritti.


Per quanto paradossale, le stesse regole di trasparenza che i 24 paesi stanno trattando nell'ambito dell'accordo - e che WikiLeaks rivela pubblicando oggi la bozza più recente del capitolo Tisa sulla trasparenza, datato aprile 2015- rischiano di giocare a favore di multinazionali e aziende, invece che dei cittadini. Secondo l'analisi della professoressa Jane Kelsey, gli articoli sulla trasparenza presenti nel Tisa non saranno uno strumento a disposizione di cittadini per tutelarsi e vederci chiaro, ma piuttosto un sistema per permettere ai portatori di interessi commerciali – grandi corporation, ma non solo - di avere accesso ai criteri con cui i governi regolano i servizi e poterli influenzare.

Infine uno degli aspetti più controversi che affiora dai documenti di WikiLeaks sono i cosiddetti tribunali “speciali” investitore-stato per la risoluzione delle controversie. Il testo base dell'accordo non lascia dubbi che le negoziazioni in corso sul Tisa, come anche quelle sul Tttip, il Trattato di libero scambio Usa-Unione Europea, prevedono l'istituzione di questi tribunali, che proprio un mese fa l'Alto commissariato Onu per i diritti umani ha criticato apertamente in sede di valutazione del trattato Ttip, definendoli «sempre più problematici, data l'esperienza ormai decennale legata agli arbitrati di fronte ai tribunali investitore-stato. L'esperienza dimostra che la funzione regolatoria di molti stati e la loro abilità nel legiferare nel pubblico interesse sono state messe a rischio».

Nel gennaio scorso, l'europarlamentare Viviane Reding, ex vicepresidente della Commissione Europea e oggi relatrice sul Tisa per l'Ue, aveva dichiarato che l'accordo «non poteva essere negoziato in una torre d'avorio» e che, secondo quelle che erano le intenzioni dell'Europa, non avrebbe incluso un capitolo sulla mobilità dei lavoratori, perché sarebbe stato dannoso per il mercato del lavoro, per la loro salute e sicurezza. E invece, come confermano i file di WikiLeaks oggi rilasciati, il capitolo non solo c'è, come rivelato già un mese fa dall'organizzazione di Assange, ma continua ad essere parte integrante dell'accordo. «I negoziati continuano con le stesse caratteristiche che abbiamo provato a denunciare nei mesi passati», conferma a l'Espresso anche Rosa Pavanelli. I signori dei mercati vanno dritti per la loro strada.