Piove a dirotto in questo stato chiave mentre alle 21,30 ora locale la mappa degli Stati Uniti si colora di rosso, istigando Gloria e una delle sue coinquiline, Patricia, a mangiarsi le unghie ancora più accanitamente. Nonostante la pioggia si sia trasformata in un diluvio e fuori dalla casa dormitorio per studentesse universitarie la strada sembri un torrente, una decina tra ragazzi e ragazze arrivano di corsa con aria mesta, buttandosi sul divano senza nemmeno togliersi l'impermeabile bagnato fradicio. Non staccano nemmeno per un attimo gli occhi dallo schermo televisivo sintonizzato su Cnn che aggiorna in continuazione i risultati del voto.
Lo spoglio elettronico qui è iniziato da due ore e ce ne vorranno almeno ancora un paio per avere il risultato definitivo. Intanto le proiezioni mostrano che l'anomalo candidato del Gop abbia già conquistato sia l'Ohio sia la Florida. "Come temevo sembra stia vincendo Trump sia qui che in Florida, speriamo che non conquisti altri Stati che mettono in palio molti seggi come la Pennsylvania", dice Maya che cerca conferme sul sito di Politico attraverso il suo smartphone ancora bagnato come lei.
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Siamo appena fuori dal campus universitario dell'Università più grande dell'Ohio dove studiano 60mila giovani di varie etnie. Gloria e Patricia sono figlie di "latinos" ovvero di immigrati del Centro America, esattamente dal Salvador e Messico, il "cortile di casa" degli Stati Uniti da dove è arrivata la maggior parte degli immigrati di questi ultimi vent'anni. Oggi i latinos costituiscono il 17 per cento dell'intera popolazione statunitense: sono 56 milioni e dovrebbero essere loro, secondo gli analisti, a determinare la vittoria di Hillary Clinton visto l'accanimento di Trump nei loro confronti in questo anno e mezzo di campagna elettorale al veleno. "Se vince Trump per i nostri genitori potrebbe essere un bel problema. Noi siamo nate qua e quindi abbiamo la cittadinanza, ma loro no", dicono le due studentesse di fisica e ingegneria che hanno, di conseguenza, votato per "Hillary".
Ma anche gli amici appena arrivati hanno scelto, obtorto collo, la candidata democratica. "Sembra che butti male e stia vincendo Trump, lo sa che non si è mai verificato nella storia degli Stati Uniti che chi ha vinto in questo stato non abbia vinto anche la Casa Bianca?", mi chiede Jacob, studente di economia, mentre si tormenta uno dei due orecchini. Lui è il suo fidanzatino Marc hanno votato per Hillary non solo perché omosessuali ma anche perché "Trump è un ignorante impreparato". A tutti i ragazzi di origine italiana, ce ne sono tre, ricorda Berlusconi. "Il fatto che uno sia un imprenditore di successo non significa che sappia automaticamente governare un paese.
E poi Trump non è un capitano d'impresa ma uno che ha fatto fortuna costruendo palazzi, che è una cosa diversa", si inserisce Luca di madre milanese e padre di Cleveland, la città più importante dello stato dove Trump aveva tenuto la convention. Mentre le proiezioni confermano che l'Ohio è stato conquistato da Trump e anche la Florida, i seggi sulla costa occidentale si sono appena chiusi. "Io confido negli Stati dell'ovest ma a questo punto non sono più sicura che vincerà Hillary", dice Wendy con aria afflitta per poi aggiungere, indicando un ragazzo appena arrivato: "È tutta colpa sua". Tutti scoppiano a ridere, ma Robert, studente di aeronautica, si arrabbia e dopo aver chiuso l'ombrello urla: "Ho votato Trump perché non posso accettare che una donna che fa politica da quando è nata, possa dire sotto giuramento ( durante l'audizione sulle email inviate dal suo account privato, ndr) di non sapere che la lettera "C" apposta accanto a un documento significhi "classificata".
Ci ha preso per scemi?" Nessuno osa ribattere perché tutti sanno che ha ragione. Resta il fatto che questi ragazzi che avevano tutti votato per il senatore "socialista" Sanders alle primarie mai avrebbero voluto trovarsi davanti a questo dilemma per la prima elezione presidenziale della loro vita. Hanno davanti a loro ancora una lunga notte che passeranno svegli nonostante debbano andare a lezione fra dieci ore. Li saluto pensando che se Trump vincerà in Ohio, come sembra ormai chiaro, ma non otterrà la vittoria in ambito nazionale, questa sarà un'elezione doppiamente anomala per la storia della più grande potenza del paese. Come recita il detto: "Dove va l'Ohio vanno gli Stati Uniti".