Forse l’Is ha un nuovo covo di jihadisti: le ex Repubbliche Sovietiche. Le notizie per ora sono incerte, ma i giornali turchi indicano paesi diversi, tutti da una stessa zona, l’Asia Centrale, per indicare la provenienza dei tre kamikaze che si sono fatti esplodere martedì all'aereoporto di Ataturk a Istanbul.
Per il quotidiano turco filo-governativo Sabah i tre attentatori sarebbero originari di Uzbekistan, Kirghizistan e Daghestan. Per Milliyet il trio sarebbe del Tagikistan. Per un altro media, Haberturk, la repubblica russa della Cecenia è la risposta.
In ogni caso a dare i natali ai tre membri del commando entrato in azione potrebbero essere state le regioni post sovietiche, sotto il regime comunista fino agli anni ‘90. A maggioranza musulmana, povere e sconosciute ai più: hanno quei nomi che finiscono tutti in -stan e che la gente confonde tra loro. La Turchia sembra attirare gli jihadisti di ogni dove e diventa sempre più crocevia verso l’Is.
Abbiamo il Kirghizistan, indipendente dal 1990 con lo scioglimento dell’Urss, ma ancora strettamente legato al governo di Mosca anche per la ricchezza del suo suolo: giacimenti di carbone, oro e uranio occupano gran parte della popolazione, composta da neanche sei milioni di abitanti.
Ad ovest c’è l’Uzbekistan, anche lui slegatosi dal regime comunista all’inizio degli anni ‘90, e un’economia basata sul cotone di cui è secondo produttore al mondo. E poi c’è il Tagikistan una piccola repubblica presidenziale senza sbocchi sul mare.
Il Daghestan confina con la Cecenia, zona che ha visto Mosca impegnata in due guerre, dal crollo dell'Urss, contro separatisti ed estremisti islamici. Il ceceno identificato con le iniziali O.V., sarebbe giunto in Turchia dalla roccaforte dell'Isis in Siria, Raqqa, al momento circondata dall’offensiva curda delle Forze Democratiche Siriane(Sdf).
[[ge:rep-locali:espresso:285215684]]
E’ qui tra le montagne e la sabbia di questi territori che file di jihadisti potrebbero essere partite alla volta dell’educazione del Daesh. Lo scorso anno, il presidente russo Vladimir Putin ha affermato che sono più di settemila i combattenti fondamentalisti arrivati in Siria dalla Russia e dalle ex repubbliche sovietiche. E nel paese in guerra ormai dal 2011 ci sarebbe una vera e propria scuola del Califfato per miliziani che provengono da queste regioni.
I tre pare avessero scelto come base operativa proprio Istanbul e affittato un appartamento nello storico quartiere di Fatih, il centro della comunità araba della città. Qui come ha confermato un’altra agenzia di stampa turca, la Dogan, sono stati ritrovati i passaporti degli attentatori. Intanto è salito a 44 il numero dei morti, 19 di loro sarebbero stranieri. Una quarantina poi sono quelli terapia intensiva e alcuni sono in pericolo di vita.
La giornata di oggi ha visto la sicurezza turca attiva su più fronti. Questa mattina era iniziata con un blitz della polizia turca a 16 indirizzi che ha portato al fermo di almeno 13 sospettati di essere militanti dell’Is. Tra questi anche tre stranieri. Diversi raid sono stati condotti anche in quattro quartieri di Smirne, sulla costa egea: nove le persone identificate. Nelle loro abitazioni sono stati trovati tre fucili e diversi documenti che li legherebbero al Califfato in Siria. Ma non è chiaro se ci sia un legame con l’attentato ha riferito l'agenzia statale Anadolu.
Due jihadisti sono poi stati uccisi al confine siriano mentre cercavano di passare illegalmente il confine con la Turchia. Uno dei due due, secondo i servizi di sicurezza turchi, è stato trovato in possesso di esplosivo con il quale aveva in mente di realizzare un attentato suicida, non e ancora chiaro se ad Ankara o ad Adana. Secondo quanto riporta il quotidiano Cumhuriyet tra gli obiettivi dell’Isis ci sarebbero stati altri quattro aeroporti: Malatya, Diyarbakir, Urfa e Kayseri.
[[ge:rep-locali:espresso:285215461]]
Oggi è stato anche il giorno della ripresa dei negoziati della Mezzaluna per entrare nell’Unione Europea. Il procedimento è giunto al capitolo 33, sedicesimo aperto da Ankara, che riguarda aspetti finanziari e di bilancio. Al centro però c’è sempre la questione “terrorismo”, l’Unione chiede alla Turchia di rivedere la definizione. Ma ad Ankara chiedono solidarietà dopo l’attentato.
«L’Unione deve condannare ogni forma di terrorismo. La Turchia oggi sta lottando - ha detto ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu - non credo sia d'aiuto una nuova richiesta che possa incoraggiare i terroristi. Non possiamo cambiare la nostra legge antiterrorismo. In futuro, forse, quando le condizioni cambieranno, potremo fare qualche passo in questo senso».