«Vogliono una nazione costantemente sotto attacco, spaventata, militarizzata. L'obiettivo finale resta sempre quello: estremizzare i conflitti tra cristiani e musulmani in Occidente per portare a uno scontro tra civiltà, una battaglia apocalittica, in cui risulti vincitore lo Stato islamico e la Sharia diventi legge per tutti».
Il primo obiettivo che l'Isis ha ottenuto è stato il prolungamento dello stato di emergenza che stava per concludersi. Francois Hollande ha annunciato che durerà altri tre mesi e coinvolgerà anche i riservisti. Il secondo l'inasprimento delle attività in Siria e in Iraq da parte della Francia.
Quello della scorsa notte è stato un attacco particolarmente emblematico che ha ridato potenza alla parola “reazionario”: perché reazionari sono coloro che manifestamente negano i diritti dell'uomo rivendicati dalla Rivoluzione francese il 14 luglio 1789 con la presa della Bastiglia, simbolo del Vecchio Regime, e da allora celebrati annualmente nell'Esagono. «Questa è una reazione manifesta e conclamata contro la rivoluzione occidentale di cui la Francia è il simbolo occidentale per eccellenza», sottolinea Strazzari.
«Hanno utilizzato il camion sulla folla, uno strumento della strategia di insurgenza estrema e estremamente flessibile - dopo di questo c'è solo la faida con i coltelli alla palestinese – tra l'altro facilmente emulabile da chiunque. Non è la prima volta che l’Isi adotta questo metodo ma è la prima volta che miete tante vittime».
L’Isis sta perdendo territori sul piano militare e molti analisti hanno letto l’aumento degli attacchi terroristici (una media di 3-4 al giorno nel mondo, ormai) come il colpo di coda di uno Stato con limitate possibilità di manovra. «Ma non bisogna farsi illusioni: la capacità militare del'Isis è diminuita nei suoi territori, in Iraq e Siria, ma non sono cambiate le cause che hanno portato alla nascita dell'Isis. E non possiamo concludere che lo stato islamico sia un mostro in agonia».
In Iraq, ad esempio, è ancora aperta la questione dell'integrazione sunnita, anche se ci sono dei tentativi di accordo sulla questione siriana, a netto beneficio di Bashar al-Assad.