L'ex presidente francese torna il campo contro la destra del Front National. Proprio lui che era stato il campione della prima forma di populismo in Francia

Nicolas Sarkozy in campagna elettorale per Les Républicains
Si potrebbe chiamare Sarkò, l’ennesimo ritorno. Anche se poi Nicolas Sarkozy, 61 anni, non è mai uscito di scena realmente. Impossibile farlo per un uomo come lui, abituato a stare sotto i riflettori, a respirare politica, a vivere sempre ad altissima velocità. La sfida lo rigenera, i nemici lo stimolano. Nella stagione che porta alle elezioni presidenziali più complicate e serrate degli ultimi anni ci sarà anche lui. L’ultima delle contraddizioni sta proprio nel fatto che Sarkozy, simbolo di una presidenza populista, si ritrova ora a lottare contro il partito più populista di tutti, il Front National, e la sua presidente Marine le Pen. Lo ha detto lui stesso: «Una delle ragioni per cui sono tornato in politica è che si era lasciato al Fn il monopolio dell’opposizione alla politica di Hollande». 

Amici e nemici lo aspettano al varco insieme ai suoi fedeli sostenitori che non hanno mai smesso di credere in lui. Perché il suo nome pesa e suscita sempre almeno curiosità. La prova? Subito dopo aver ufficializzato la sua candidatura alle primarie dei “Républicains”, il suo partito, il 22 agosto, è uscito il suo libro, “Tout pour la France” (edizioni  Plon) balzato in testa alla classifica di vendite, 35.000 copie in tre giorni e siamo già alla ristampa (il precedente, uscito a gennaio, “La France pour la vie”, ha  venduto quasi 200.000 copie). Il messaggio: “La Francia esige che le si dia tutto. Ho sentito di avere le forze per combattere questa battaglia in un momento così tormentato della nostra storia». La sua editrice Muriel Beyer così lo ha dipinto: «Ha un lato rock-star che piace. Leggo che la gente è stanca di lui ma dalle vendite non sembra. Con lui ogni cosa è un evento».
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“Tout pour la France” è un libro-manifesto che racconta su quali punti verterà il suo programma. Rivolto soprattutto alla  “maggioranza silenziosa” che non vota più, alla Francia “che non crede più a nulla e ai francesi che si sentono privati del loro potere dalle élite, dai sindacati e dai partiti politici”. Alla base, la volontà di “ridare la parola ai francesi”, e di “far decidere il popolo ogni volta che si può tramite referendum”. Dove la parola “popolo”, così ribadita, allude proprio a quel populismo moderato di destra in contrapposizione agli estremismi di una Marine Le Pen. E nel suo caso è anche una presa di distanza dalle amicizie ricche e potenti con cui aveva connotato la sua presidenza e per le quali era stato spesso criticato.
 
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Cuore del suo progetto: la sicurezza. E non potrebbe essere altrimenti vista la cruenta storia nazionale recente. Sarkozy promette di aprire centri di deradicalizzazione, introdurre il carcere preventivo per gli islamisti e una Corte penale apposita per i reati di terrorismo. Per difendere l’identità nazionale è disposto a cambiare la Costituzione se servirà per aiutare i sindaci nelle loro decisioni, come ad esempio quella di vietate il burkini, “una provocazione dell’Islam politica ed estremista”. In economia vuole toccare le famose 35 ore che furono vessillo degli ultimi governi di sinistra e fare in modo che la gente “lavori di più e possa guadagnare di più con gli straordinari esenti dalle imposte”. E inoltre la promessa che non può mai mancare di “ridurre le tasse di 34 miliardi”.

La sua agenda prevede per il prossimo futuro una serie di presentazioni del libro che aiuteranno nella campagna per le primarie della destra del 20 e 27 novembre. La situazione del partito è cambiata da quando Sarkozy era il solo Napoleone. Alla consultazione si presentano in otto. L’avversario più ostico per l’ex presidente sarà sicuramente Alain Juppé, uomo forte dell’era Chirac, già nel governo Sarkozy e sindaco di Bordeaux. Juppé (che pure ha appena pubblicato un libro ma solo in versione digitale e gratuita, “De vous à moi”) è il simbolo di una destra più moderata ed è contemporaneamente un uomo di Stato. Juppé è ancora in vantaggio, Sarkozy sta però recuperando terreno e, se si considerano solo i simpatizzanti del partito il secondo è venti punti avanti al primo: 48 contro 28 per cento di consensi. 

Il ritorno di Sarkò in grande stile fa apparire molto lontani i tempi della sconfitta nella corsa alla riconferma all’Eliseo per mano di François Hollande. Dove eravamo rimasti? Alla cerimonia del cambio della guardia, per lui molto mesta. Poi una lunga vacanza, la pratica quasi ossessiva del footing al Bois de Boulogne, gli incontri privati con gli amici nel suo ufficio nell’ottavo arrondissement, il maggior tempo dedicato alla moglie, l’italiana Carla Bruni, che era contraria al secondo mandato. Solo qualche economicamente fruttuosa conferenza in giro per il mondo. 

Poteva durare? Certo che no. Conoscendone l’indole, ad ogni piè sospinto i media lo incalzano, “Nicolas, ma quando torna nell’arena politica?”. L’occasione arriva a causa della guerriglia interna al suo partito tra i due che pretendono la corona François Fillon et Jean-François Copé. La frattura è profonda. Neanche la mediazione di Sarkozy sistema le cose. La sua assenza si sente, i nostalgici aumentano, il partito soffre.

E così, novello Achille per le sorti della destra francese, il 19 settembre 2014: Sarkozy annuncia che si candida per la presidenza del partito per trasformarlo profondamente. È un plebiscito, al primo turno riceve il 64,5 per cento dei voti. Con lui di nuovo in sella l’Ump (in seguito cambierà il nome in Républicains) vince le elezioni provinciali 2015 imponendosi in 67 dipartimenti su 98. Naturalmente la riconquista del partito è solo il primo passo verso quello che è l’obiettivo vero, l’Eliseo, tornare presidente di tutti i francesi cinque anni dopo aver dichiarato la fine della sua avventura politica. 


Sulla sua strada, oltre agli avversari interni, c’è, all’estrema destra, Marine Le Pen, la donna che lo ha superato in populismo e nel cuore della Francia profonda, ancora in vantaggio nei sondaggi e che viene data per sicura vincitrice al primo turno, mentre al secondo il fronte contrario formato dai moderati di destra e dalla sinistra potrebbe bloccarla sulla soglia dell’elezione. Ma i problemi per Sarkozy potrebbero arrivare anche da un potere esterno alla politica, e cioè dalla magistratura. Di scandali, in questi ultimi cinque anni ne ha superati tanti. L’ultima burrasca riguarda l’affaire Bygmalion, la società che organizzava i meeting di Sarkozy per la campagna presidenziale del 2012 e che è coinvolta in uno scandalo su presunti finanziamenti illegali. La procura di Parigi vorrebbe processarlo e questo non aiuterebbe la sua scalata. Ma l’ex presidente, almeno a parole non sembra essere turbato più di tanto, se così ha commentato: «Mi piace la gente che ha degli alti e bassi, che non si lamenta e stringe i denti». Una risposta in puro stile Sarkò.