«L'alleanza della Merkel con i liberali può essere una sciagura per l'Unione Europea»
Con la Jamaika Koalition, la Cancelliera non abbandonerà la politica di austerità. Anzi, le ritorsioni sui paesi debitori si faranno più dure. Parola di Claus Offe, uno dei più rinomati politologhi tedeschi. Che sull'Italia afferma: «L'antieuropeismo è un disastro per il futuro del paese»
L’era delle “Grandi coalizioni” tra Angela Merkel e i socialdemocratici è finita. Ora inizia in Germania quella con i liberali, e forse con i Verdi. Le conseguenze del cambio della guardia a Berlino per l’Europa? «Una alleanza della Merkel con i liberali della Fdp», risponde Claus Offe, «sarebbe il trionfo del più ortodosso mercantilismo nazionalista, la peggiore delle configurazioni per l’Europa». Tra i più rinomati sociologi tedeschi - autore del saggio “L’Europa in trappola” (il Mulino) - Offe ci accoglie nel suo studio alla Hertie School of Governance di Berlino con questa previsione: «La “Jamaika Koalition” avrà ricadute molto negative per tutti noi europei».
Il motivo della fosca previsione è che i liberali renderanno ancora più dura l’austerity della Merkel? «Esatto. I liberali di Christian Lindner puntano su un rigore finanziario ancora più stringente di quello sinora esercitato dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble. Quella della Fdp sarà una austerity punitiva, dettata da una visione ancora più egoistica e mercantilistica dell’economia. Il peggio che ci si possa aspettare per una politica della solidarietà in una Europa unita».
Punitiva in che senso? «Una volta al potere con la Merkel, la Fdp farà di tutto per punire i governi di sinistra, imporre sanzioni e politiche di risparmio sempre più gravi ai Paesi debitori come la Grecia o ridurre al minimo le manovre in loro aiuto. Il fine di questa estrema politica del Risparmio sarà sempre e solo uno».
Quale? «Incrementare le esportazioni tedesche e un surplus commerciale che già oggi fa il 9 per cento del nostro Pil e da cui dipendono qui in Germania milioni di posti di lavoro. L’obiettivo di una coalizione Cdu-Fdp sarà una austerity che comprima insomma ulteriormente le esportazioni degli altri Paesi europei».
“Le Monde” ha già definito un governo della Merkel con la Fdp “un incubo per Macron”: esagera il quotidiano francese? «No, lo stesso Macron ha già detto che una alleanza della Merkel con i liberali sarebbe la fine dei suoi piani per l’Europa. E ciò appunto per la ragione che da Berlino non pioverebbero sulla Ue altro che polemiche contro sforamenti del deficit e diktat sul risparmio».
Che ne sarà del sogno di Macron di un ministro unico delle Finanze con un budget europeo? «Non solo Macron anche Jean-Claude Juncker e l’economista Thomas Piketty hanno lanciato l’idea di un ministro delle Finanze europeo con un vero budget per gli investimenti nell’eurozona. Macron vuole stimolare la crescita dell’economia francese con il sostegno della Merkel, ma con una Fdp al governo di Berlino una politica di più investimenti per la Ue resterà lettera morta».
Perché la Kanzlerin non avrebbe interesse al rilancio dell’economia francese o europea? «In Europa dovete capire una volta per tutte che la politica economica della Merkel non si basa su stimoli alla congiuntura tramite investimenti nella Ue, ma sull’adempimento di regole fiscali e sanzioni per chi non rispetta la dottrina nazionale dell’Ordoliberalismo».
Ma il senso di questo meccanismo più o meno infernale dell’austerity qual è? «Come vede (e qui il professor Offe mostra la foto di un campo di calcio inclinato) l’economia tedesca trae i suoi vantaggi da questo “piano inclinato”, al Nord del campo il feticismo del risparmio avvantaggia i tedeschi, ma sta spaccando l’Europa in due. Ma in Germania non se ne parla: in campagna elettorale nessun partito ha criticato l’Austerity della Merkel, parlato dei debiti in Europa o dello stato delle infrastrutture in Germania».
Si riferisce al fatto che anche qui in Germania si registra un degrado delle infrastrutture? «Sulle autostrade tedesche sono 7mila i ponti da ristrutturare, ecco la realtà delle nostre infrastrutture! Ma sinora Schäuble si è fissato sullo “schwarze Null”, il pareggio di bilancio a tutti i costi, e la Merkel nel suo programma elettorale ha ventilato investimenti solo nel digitale».
Cosa pensa Christian Lindner, il segretario della Fdp, ad esempio degli eurobond? «Se sente parlare di eurobond Lindner cita il paragrafo 125 dei Trattati di Lisbona che prescrive che Ue e Stati membri non siano responsabili dei debiti di un altro Stato e vieta gli eurobond. E se in campagna elettorale un partito avesse parlato di eurobond, Afd avrebbe raccolto non il 12 ma il 30 per cento dei voti».
Nel suo ultimo saggio ha descritto “L’Europa in trappola”. Come si può uscirne? «Siamo nell’Era Trump, in un periodo che non stimola la cooperazione fra Stati, ma sprona alla competizione degli egoismi nazionali. Sinora Merkel sembrava cooperativa verso la Francia di Macron, ma con la Fdp al governo e spinta in Parlamento dalle sirene ultranazionaliste della Afd, la Kanzlerin isolerà Macron. E il presidente francese potrà incolpare la Germania dei fallimenti della sua politica».
Nel 21° secolo si ripeterà al centro d’Europa l’eterno dissidio tra Germania e Francia? «Il politologo Karl Wolfgang Deutsch ha detto che il potere è il privilegio di non imparare dalla storia. È la situazione in cui si trova oggi Merkel: i miei dati economici sono in ordine, dunque posso far finta di non capire che il futuro dell’economia francese ed europea dipende dalla cooperazione tedesca».
Intanto la Spd è collassata al minimo storico del 20 per cento. «In Germania alla Spd è andata ancora bene, alle ultime elezioni i socialdemocratici olandesi sono crollati al 6 per cento. La verità è che la sinistra tradizionale è sempre stata nazionalista, nel senso che i suoi programmi, dal welfare alle conquiste sociali, si realizzano solo dentro uno Stato. Ma oggi gli Stati nazionali sono immersi in un contesto economico globale, e le sinistre europee - dall’Agenda 2010 di Schröder in Germania a Renzi in Italia - sono sempre più contaminate da idee di tipo liberale. Ecco perché Merkel non ha avuto problemi ad approfittare dalle Coalizioni con la Spd».
Il prossimo aprile si voterà in Italia: che succede in Europa se Salvini e Berlusconi o i grillini vincono le elezioni? «Renzi è fallito con le sue riforme ed i suoi avventati referendum. Sinceramente non riesco a capire né il programma né il successo del M5S, i grillini sono un ibrido unico in Europa. A differenza della Merkel però, nessuno dei tanti partiti in Italia è così potente da far finta di non vedere le conseguenze disastrose di un antieuropeismo per il futuro dell’Italia».
Come e quanto la Afd influenzerà la politica della Merkel e del nuovo governo di Berlino? «L’estate del 2015, davanti a un milione di profughi, la Merkel ripeteva “ce la faremo!”. Ora in campagna elettorale non parlava che di “Ruckführen”, respingere cioè gli illegali. La Merkel si è già mostrata molto ricettiva sui temi della Afd».
Non ha funzionato se, in Sassonia, Afd ha preso il 27 per cento, e in Germania est è il secondo partito dopo la Cdu… «Chi ha votato Afd l’ha fatto per protesta contro la Merkel, e perché all’Est la xenofobia non scandalizza più. Decenni di politica non democratica hanno lasciato il segno: nella ex-Rdt non c’è mai stato un movimento studentesco, né uno femminista o l’integrazione dei pochi stranieri ai tempi del Muro. Persino il milione di soldati dell’Armata Rossa era rinchiuso in caserma. Ed oggi la Afd vi pesca facilmente aizzando le frustrazioni dei tedeschi dell’Est con slogan razzisti, xenofobi e anti Islam».