Se l’Unione Europea non otterrà un’esenzione, l’Italia, che insieme alla Germania è uno dei massimi produttori di acciaio e alluminio del Vecchio Continente, potrebbe essere fra le nazioni più colpite dalle barricate doganali che il presidente Donald Trump ha posto sull’importazione dei due metalli.
Fa sapere Federacciaio che gli imprenditori italiani dovrebbero dire addio a 653 milioni di dollari di materiale, attualmente esportato verso gli Stati Uniti, ?e l’esigenza di trovare un compratore per ben 505 mila tonnellate di acciaio e alluminio. Infatti, nel piani di Trump, i dazi dovrebbero entrare in vigore entro la fine di marzo e comporterebbero una tassa del 25 per cento sull’import di acciaio e del 10 per cento sulle importazioni di alluminio, rendendo quindi insostenibile l’acquisto di materiale proveniente dall’Italia da parte degli imprenditori americani.
L’industria siderurgia italiana si troverebbe a dover rinunciare a circa un decimo del volume d’affari. In caso di mancato accordo fra Stati Uniti ed Europa, scatterebbe una vera guerra commerciale che colpirebbe duramente la manifattura italiana, la stessa che sta faticosamente uscendo dalla crisi economica soprattutto grazie all’export. ?Infatti il ministero dello Sviluppo economico ha calcolato che negli ultimi otto anni le esportazioni verso gli Stati Uniti sono cresciute del 137 per cento e, conferma l’Istat, che nel 2017 l’Italia ha venduto merci e servizi per un valore di 40,5 miliardi di euro negli Stati Uniti. Dunque, oltre ad acciaio e alluminio, i settori più a rischio sarebbero quelli del tipico made in Italy, l’alimentare, la moda, il tessile e i macchinari, ?che complessivamente esportano verso l’America prodotti per un valore complessivo di 7 miliardi di euro.
Il più colpito sarebbe l’automotive, che manda oltre oceano 8,14 miliardi di euro in vetture, seguito dall’industria dei macchinari, che negli Stati Uniti vende prodotti per 6,75 miliardi, al terzo posto le aziende produttrici di farmaci che esportano 2,85 miliardi, e poi l’intero comparto metallurgico, ?che rischierebbe di dire addio ?a un business pari a 2,3 miliardi.
Secondo i dati Istat, Milano, Torino e Modena saranno le province più colpite da un’eventuale guerra commerciale. Infatti il capoluogo lombardo, esporta negli stati Uniti 4,5 miliardi di euro, Torino vende oltre oceano 2,3 miliardi e Modena 1,8. Fortunatamente si tratta di tre zone industriali già fortemente vocate all’export e che destinano agli Stati Uniti solo il 15 per cento delle proprie esportazioni. Mentre le realtà più legate al mercato a stelle e strisce sono Potenza, Teramo e Gorizia, che inviano il 30 per cento delle merci destinate all’export in America.
Dal fronte dell’industria statunitense la Trade Partnership Worldwide stima che se i dazi creeranno 33.500 posti di lavoro in siderurgia, distruggeranno 180 mila impieghi in altri settori. Senza contare la successiva guerra che l’Europa è pronta a ingaggiare su tutti gli altri prodotti.
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2 aprile, 2018L'Italia potrebbe essere una delle nazioni più colpite dalle riforme commerciali del presidente americano, in particolare nel settore siderurgico e nell'automotive
Quanto rischiano di costarci ?i dazi di Donald Trump
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