«L’organizzazione che governa sulla Striscia non si fa scrupolo a mandare la sua gente a morire. Sapendo che Israele deve difendere i suoi confini». L’opinione di una giurista, a favore di Gerusalemme

Caro direttore, ogni venerdi da due mesi, dal 30 di marzo per l’esattezza, Hamas istiga la popolazione di Gaza a manifestare e a marciare contro il confine di Israele riconosciuto dalla comunitá internazionale dal 1947. Israele deve difendere la vita di 16.000 suoi civili che vivono a ridosso della Striscia di Gaza, come farebbe qualsiasi altro paese al mondo, oltre i suoi 8 milioni di abitanti, ebrei, cristiani, arabi e drusi.

Hamas è una entitá che nel suo statuto ha l'esplicita volontà di distruggere Israele. Per questo ha lanciato migliaia di missili contro le città israeliane, ha costruito tunnel sotto le loro case, ha rapito i suoi soldati, ha fatto saltare in aria con i kamikaze centinaia di obiettivi civili israeliani durante la Seconda Intifada (1.500 morti israeliani) e riceve metà del suo budget dalla Repubblica islamica dell'Iran, un paese che non fa mistero di "voler cancellare Israele dalla mappa", con tanto di orologio in pubblica piazza che scandisce il tempo della “soluzione finale”.

Dal 2007, Hamas è la sola entità responsabile della vita a Gaza, dopo che ha compiuto un colpo di stato ai danni dell'Anp e che Israele ha ritirato i propri soldati e civili (2005). E’ la sola “autorità” che governa quel territorio e che decide per la vita dei suoi abitanti. Dalla sua, Israele ha il diritto riconosciuto dalla comunitá internazionale di mantenere un controllo di quei confini, chiusi dalla parte dell’Egitto - confine da tutti dimenticato - fintanto che Hamas non avrà abbandonato la lotta armata.

Israele fa un uso più che proporzionato della forza, avverte con volantini la popolazione palestinese di non avvicinarsi al confine a rischio della propria vita e impiega quella forza solo e soltanto quando i palestinesi attentano a quella degli israeliani. Ma per Hamas, un palestinese vale più da morto che da vivo. Per questo pagano le famiglie dei feriti e delle vittime dopo ogni violenza. Gran parte di quel denaro proviene dagli aiuti internazionali, che Hamas dirotta verso il terrorismo (dal 2014 ad oggi, Hamas ha speso 120 milioni di dollari in tunnel sotterranei per violare il confine israeliano), sottraendoli alla popolazione civile.

Nell'ultimo ciclo di violenze sono morti purtroppo 62 palestinesi, ma gli stessi capi di Hamas hanno riconosciuto che 50 erano suoi membri (simili percentuali fra vittime civili e militanti si trovano a ogni episodio di violenza). La guerra asimmetrica di Hamas si basa sugli "scudi umani", l'uso della popolazione civile dietro cui si nascondono i terroristi e spesso rampe di missili.

Israele ogni giorno fa passare dal valico di Erez centinaia di camion con aiuti umanitari. Nelle ultime settimane Hamas ha bruciato quel punto di passaggio. Nessun altro paese al mondo, soltanto Israele, provvede con acqua, elettricitá e materiali alla vita di un regime che ha giurato di volerlo distruggere.

Ogni volta la verità emerge dopo la triste cronaca. È vergognoso che l'informazione puntualmente trasformi Israele nell'aggressore che spara su palestinesi inermi, impiegando termini come "strage", "massacro" e "carneficina", nascondendo il quadro di quel conflitto e stabilendo quasi una equivalenza morale fra una democrazia che si difende - Israele - e una organizzazione terroristica che attenta alla vita dei civili altrui e propri e che è stata per questo inserita dall'Unione Europea nella lista nera delle organizzazioni terroristiche.

La comunita internazionale, l'Unione europea, è chiamata a ordinare ad Hamas di adempiere alle regole internazionali, a proteggere la vita della propria popolazione e a non attentare a quella dei suoi vicini. I media, dal canto loro, sono chiamati a raccontare la verità di questo conflitto. Entrambe finora hanno fallito, a danno della vita degli israeliani e dei palestinesi.

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