Chiesa

Chi c'è dietro la furia sovranista contro Papa Francesco

di Andrea Palladino   8 ottobre 2019

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C'è una rete internazionale cattolica di estrema destra, dall’Italia agli Usa passando per il Brasile, che ha come obiettivo quello di fermare a tutti i costi Bergoglio. Vi spieghiamo perché

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Parlano i luoghi. Sfarzosi, discreti, con il costante richiamo all’Europa delle armi e dei cavalieri. Eleganti palazzine, conventi medioevali e castelli incastonati nella provincia profonda francese, dove respiri l’aria della guerra di Vandea. Il mondo della fronda anti Bergoglio ci tiene a quell’apparenza da Ancien régime. Un fronte dove la ricchezza diventa forza di propaganda, con donazioni - riservate - pronte ad essere investite in oro e immobili. Hanno cardinali di riferimento, come Raymond Leo Burke, statunitense arrivato dalla provincia profonda, da sempre in prima fila nel mondo teocon vicino a Donald Trump.

I luoghi, dunque. C’è un triangolo geopolitico da cui partire per capire la guerra che il mondo reazionario e sovranista sta conducendo contro la Chiesa di Papa Francesco. Un vertice è l’Italia, con Roma come evidente epicentro. Non solo la Città del Vaticano, ma una serie di fondazioni, associazioni, gruppi sconosciuti ai più - ma in grado di mobilitare nomi che contano - sparsi tra l’Aventino e i palazzi liberty del quartiere Trieste. Ci sono gli Stati Uniti, dove Trump in fondo è l’ultimo arrivato in quella strana alleanza che “La Civiltà Cattolica” - la rivista della Compagnia di Gesù - ha definito «ecumenismo dell’odio». Network di tv, radio, scuole esclusive, siti internet di successo, dove il verbo del cattolicesimo integralista si unisce e si fonde con l’infinita serie di chiese evangeliche. Qui conta, prima di tutto, la ricchezza, il successo personale, in pieno american way of life. Sei quello che guadagni. E, infine, il terzo vertice, il Brasile di Jair Bolsonaro, oggi al centro dell’attenzione. Il Sinodo pan-amazzonico (6-23 ottobre) è il luogo dello scontro finale. Apparentemente per alcuni passaggi contenuti nel documento preparatorio, l’Instrumentum laboris, che richiamano alcune tesi sostenute dalla parte progressista della conferenza episcopale tedesca (la possibilità di ordinare sacerdoti anziani con famiglia, riconosciuti dalle comunità indigene locali e una maggiore apertura alle donne). Ma il nocciolo, la questione chiave è ben altra. Riguarda la protezione integrale dell’ambiente - che nella visione sinodale si unisce allo sviluppo umano - la lotta per la democrazia, la guerra alla corruzione. E l’opzione preferenziale per i poveri. Una visione “progressista” - evangelica in realtà - che diventa insopportabile e pericolosa per il fronte iperliberista mondiale. Tra Europa, Usa e America latina.

TRADIZIONE, FAMIGLIA E PROPRIETÀ
«Il cardinal Burke in questa sede è stato non so quante volte, ha celebrato messa qui, non so se ha visto l’altare lì dietro...». Julio Loredo mostra la piccola cappella nascosta dietro due porte scorrevoli nella sede dell’associazione Luci sull’Est, nel cuore di Roma. Nato in Perù, cittadino spagnolo, arrivato in Italia nel 1994, Loredo è il presidente della sezione italiana della potente e antica fondazione Tradizione, Famiglia e Proprietà, Tfp. Fondata nel 1960 in Brasile da Plinio Corrêa de Oliveira, Tfp è stata la principale lobby ad ispirare il golpe militare a Brasilia e Rio, nel 1964. Ha una vera ossessione: la difesa dei grandi latifondi e la lotta senza tregua alle riforme agrarie. Quelli di Tfp amano definirsi il più grande network anticomunista e antisocialista del mondo. Roba seria e tosta. Quando nel 1987 la costituente brasiliana, eletta dopo il ventennio di dittatura militare, stava elaborando la carta fondamentale attualmente in vigore, Tradizione, Famiglia e Proprietà riuscì - con un profondo lavoro di pressione - a bloccare il principio della ridistribuzione delle terre.

Il legame con il cardinal Burke è antico, assicura Loredo: «Lo conosciamo da quando era vescovo di La Crosse, con lui siamo amici da sempre». Strettamente legato all’associazione è anche il vescovo di Astana Athanasius Schneider, che con Burke ha firmato la lettera contro il Sinodo panamazzonico pubblicata il 24 settembre scorso, dove accusano l’attuale pontificato di “confusione dottrinale”: «Anche lui lo conosciamo da quando era seminarista, lo abbiamo visto formarsi».

ORO E CASTELLI. CON IL ROSARIO IN MANO
Tradizione, Famiglia e Proprietà dal Brasile ha allargato il campo di influenza e di reclutamento - soprattutto di giovanissimi - in ventotto paesi. Non punta ad avere un alto numero di seguaci, ma a creare reti di influenza nei confronti dei governi sui temi tipici dell’internazionale sovranista. Famiglia tradizionale, lotta contro gender e aborto, certo. Ma anche un programma politico chiaro: «Le nostre battaglie sono state contro la linea a favore dei diritti umani del presidente Carter, contro la teologia della liberazione, contro l’ambientalismo e il pacifismo», si legge sul sito statunitense. E a Washington oggi la Tfp ha sessanta dipendenti, settantacinque volontari a tempo pieno e 14 milioni di dollari di donazioni, quasi raddoppiate negli ultimi cinque anni. Soldi che in parte investe in acquisto di oro, come si legge nei bilanci degli ultimi anni. E in una quantità industriale di rosari da mostrare - in stile Salvini - nelle manifestazioni pubbliche: una partita da un milione di dollari è arrivata da Giussano, in provincia di Monza e Brianza.

In Europa possono contare su un tesoro accumulato grazie a donazioni discrete e riservate. Nella zona della Mosella, in Francia, nella piccola città di Creutzwald, c’è la lussuosa villa La Clarière, che ha ospitato le conferenze del cardinal Walter Brandmüller, altro punto di riferimento del fronte che si oppone a papa Francesco. Acquistata nel 2003 e completamente restaurata, è stata inaugurata nel 2006 dal cardinale Jorge Arturo Estévez Medina, conosciuto come il “Cardinal Pinochet”, per la sua vicinanza con il dittatore cileno («prego per lui tutti i giorni», aveva dichiarato alla fine degli anni Novanta). Qui ha sede la Federazione per la civilizzazione cristiana, think-tank fondato nel 2010 che per alcuni anni ha agito come lobby a Bruxelles, centro di una fitta ragnatela di associazioni, dall’Italia alla Polonia, dalla Germania al Belgio.

L’INFLUENZA RUSSA NEL NOME DEL CONGRESSO DI VIENNA
In Italia un ruolo importante di quest’area è ricoperto da Roberto de Mattei, storico del Cristianesimo che ha legami antichi con il mondo di Tradizione, Famiglia e Proprietà. Antievoluzionista, antigay, convinto che «le catastrofi naturali talora sono esigenza della giustizia di Dio», è uno dei protagonisti della guerra contro Bergoglio, in prima linea nel fronte anti-Sinodo. Il 28 settembre scorso ha organizzato un flash mob a Castel Sant’Angelo, chiamato “Acies ordinata”, proponendo una preghiera contro «gli spiriti maligni dell’Amazzonia». È a capo della Fondazione Lepanto, con sede a Roma, nel complesso medioevale di Santa Balbina, di proprietà dell’Ipab Santa Margherita. Ma ha anche un indirizzo a Washington, segno del legame stretto con i teocon: «Più che una sede abbiamo molti amici negli Stati Uniti». Dunque fede atlantica, certo. Ma nel maggio del 2014 de Mattei viene anche invitato a Vienna per un incontro, destinato a rimanere segreto, organizzato dall’oligarca russo Konstantin Malofeev. C’erano, tra gli altri, Marion Maréchal-Le Pen, l’allora leader del Partito delle libertà austriaco Heinz-Christian Strache e l’immancabile filosofo Aleksandr Dugin, il più amato dai sovranisti: «C’erano anche dei parlamentari italiani, ma era un incontro riservato e non vorrei violare la loro privacy», racconta. Era stato invitato come storico, il tema era il bicentenario del Congresso di Vienna: «Però io mi sono subito trovato a disagio, le mie idee sono antitetiche a quelle di Dugin». Per de Mattei quell’incontro aveva un obiettivo chiaro: «A mio parere c’è una manovra da parte della Russia di infiltrazione del mondo conservatore e tradizionale europeo. Nei confronti di alcuni partiti politici, a partire dalla Lega, e dei movimenti pro-life. Mi sembra che la Russia stia un po’ svolgendo il ruolo che ha avuto la Cia nei decenni passati». E l’influenza atlantica oggi? «In America sono i movimenti pro-life a condizionare la politica, mentre in Russia è l’inverso, è la politica che condiziona». L’antica cortina di ferro è diventata fluida. Ma l’obiettivo è lo stesso: fermare la spinta riformatrice di papa Francesco.