Analisi
Non proteggere la scuola dall'islamismo è stato l’inizio della sconfitta per la Francia
Da più di vent’anni l'islam radicale è penetrato nelle aule francesi. E poco o nulla è stato fatto per arginare un fenomeno che oggi ha portato al brutale omicidio del professore Paty
Sono vent’anni che con rapporti e inchieste viene lanciato l’allarme sulla penetrazione dell’islamismo nelle scuole delle periferie francesi e la conseguente paura con la quale gli insegnanti devono convivere, minacciati nella loro libertà di insegnamento (e nella loro incolumità). La scuola pubblica dai tempi della Terza Repubblica rappresenta il luogo per eccellenza della diffusione dei valori di liberté, egalité e fraternité e della laicità francese. Ma negli ultimi due decenni quasi nulla è stato fatto per proteggerla e per proteggerne la funzione. Il folle e barbaro assassinio forse ha ridestato la consapevolezza - nelle autorità e nell’opinione pubblica - che lasciarla al proprio destino significa abbandonare al proprio destino la Repubblica e i suoi principi di libertà e convivenza.
Insegnare liberamente significa poter mettere al vaglio della conoscenza e dei suoi strumenti ogni fenomeno umano e trasmettere per ciò il pensiero critico, essenziale in una società libera, aperta e plurale. Significa apportare punti di vista che potranno essere confrontati con altri punti di vista. Come fenomeno storico, culturale, anche politico, la religione non può essere espunta dall’interpretazione dei fatti del mondo. Non ho mai provato alcun imbarazzo a trattare del diverso contributo dato dal protestantesimo all’alfabetizzazione dei ceti popolari rispetto al cattolicesimo, a proporre gli studi del politologo norvegese Stein Rokkan che tanta attenzione dedicano al conflitto tra Chiesa cattolica e i costruttori dello Stato e della nazione o a illustrare le analisi di Samuel Huntington sul ruolo delle religioni nei processi di democratizzazione, parlando ad esempio dei compromessi della Chiesa con l’autoritarismo e il totalitarismo. Nessuno studente ha mai mostrato di sentirsi offeso. Perché abbiamo appreso a distinguere tra la fede e i comportamenti pubblici, tra la fede e la conoscenza, tra la fede e la scienza. Queste distinzioni fanno parte di quel bagaglio culturale che i cittadini di una società liberale devono necessariamente possedere, perché i sistemi politici liberali non sopravvivono accettando al loro interno qualunque valore o comportamento. In essi possono convivere una pluralità di convinzioni, credenze e religioni, ma solo se queste accettano la differenza, il pluralismo, la tolleranza. Non vi è spazio per credenze che hanno pretese totalizzanti.