Voci da Bruxelles
«I tempi sono maturi: l’Europa deve dire basta ai paradisi fiscali»
Una riforma delle norme comunitarie per il contrasto alle pratiche fiscali dannose. È quella presentata dall’eurodeputata socialdemocratica Aurore Lalucq. Che all’Espresso spiega: «I Pandora papers stanno facendo cadere le maschere di molti politici»
Aurore Lalucq ha presentato in plenaria la sua riforma delle norme europee per la lotta contro le pratiche fiscali dannose e i paradisi fiscali. Una riforma approvata con entusiasmo proprio nei giorni dell'eco dello scandalo dei Pandora Papers.
«Il mio rapporto, che si chiama FATAL (Framework on Aggressive Tax Arrangements and Low-Rates), mira a riscrivere il Codice di condotta su cui si basano le decisioni del Consiglio in materia di paradisi fiscali, è stato ben accolto. Ormai il Codice di condotta fiscale, elaborato dal Consiglio europeo nel 1994, segue criteri superati. Paolo Gentiloni ha detto che riceverà il rapporto come una buona base di lavoro tra Commissione e Parlamento per riformarlo».
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Per una volta sembra che dalla discussione in plenaria l'intero Parlamento sia concorde...
«In Parlamento c'è un grande accordo e cooperazione sull'esigenza di riscrittura del codice, con qualche divergenza sui dettagli. È il momento per il Parlamento per essere coinvolto su un argomento tanto sensibile. Il nostro messaggio principale è che serve trasparenza».
Pochi giorni dopo l'uscita dei Pandora papers il Consiglio europeo ha annunciato la rimozione di tre paradisi fiscali dalla lista nera (ora in lista grigia) tra cui proprio le Seychelles che tanta parte hanno avuto nei Panama papers e di nuovo nei Pandora. Per non parlare delle Isole Vergini britanniche che non sono su nessuna lista e che sono state coinvolte nei tre quarti dei casi citati dai Pandora.
«Occorre cambiare la procedura perché è opaca. Non è chiaro perché alcuni paradisi siano sulla lista nera della Ue e non ce ne siano altri. Nessuno può sapere su che base siano prese le decisioni. E quanto peso abbiano le intenzioni di alcuni paradisi fiscali perché una cosa sono le parole e un'altra i gesti d'amore. Come abbiano fatto a ritirare dalla lista nera le Seychelles questa settimana è un mistero. Abbiamo davvero un problema di processo».
Eppure Paolo Gentiloni dice che presenterà all'inizio dell'anno prossima una riforma delle società fantasma che regalano l'anonimato agli evasori fiscali e la Commissione si è detta pronta a lavorare per evitare l'evasione fiscale il più possibile.
«La Commissione e il Parlamento sono più progressisti del Consiglio, ovvero dei capi di Stato, che bloccano tutto».
Intanto in sede di Organizzazione mondiale del commercio e dello sviluppo qualcosa si muove e questo mese potrebbe essere siglata dai Paesi del G20 una vera riforma del sistema fiscale mondiale.
«Quello che sta succedendo da un punto di vista della fiscalità è molto incoraggiante. Bisogna usare questo momento per spingere le nostre riforme perché siamo su una barca che ci fa avanzare. Il fatto che il presidente americano Biden abbia sbloccato il tavolo dell'Ocse ci sta facendo guadagnare del tempo: è stato il fattore che ha rimesso in moto tutto. Ora anche l'Irlanda (ndr: il paese con il 12,5 per cento di tassazione sulle imprese) fa parta dell'accordo. Occorrerebbe lo stesso atteggiamento non solo sulla tassazione delle multinazionali ma anche dei paradisi fiscali...».
Che esistono anche negli Usa.
«Sud Dakota e Delaware soprattutto. Sarà importante capire come si comporterà Washington a proposito. Dal lato europeo bisognerebbe cominciare con l'ammettere, anziché nascondere, che ci sono paradisi fiscali interni come il Lussemburgo. Il vento è favorevole. Dopo questa crisi è importante di agire».
E non sono pochi nemmeno i leader politici coinvolti negli scandali fiscali, come il premier ceco Babis e l'ex-ministro delle finanze olandese Wopke Hoekstra che non voleva firmare il Recovery plan post-pandemia per paura dei Paesi del Sud Europa.
«Le maschere cadono. Proprio i politici che si presentano come i più corretti moralmente fanno delle cose terribili. E pretendono pure di dare lezioni di economia e morale agli altri quando la realtà è che sono degli egoisti orribili che non vogliono partecipare alla vita democratica comune. I Pandora papers stanno inviando tanti segnali politici. Politici arricchitisi spesso con denaro sporco che vengono presi con le mani nel sacco. Certo che poi uno dice che crescono gli estremismi...».
Quali sono i punti salienti della sua proposta di riforma?
«La definizione automatica di paradiso fiscale al di sotto di una certa certa soglia di imposizione. Serve trasparenza. E poi la definizione di società di comodo attraverso criteri di sostanza, come la tipologia di produzione, il numero di dipendenti e via dicendo».
E il grande ostacolo per ottenere cambiamenti?
«La questione dell'unanimità al Consiglio. È un gatto che si morde la coda: per abolire l'unanimità serve l'unanimità. Ma questa regola va abolita. E poi occorre recuperare la centralità del Parlamento anche in materia fiscale».