Prosegue la cronaca per immagini del conflitto. Visto da una giornalista ucraina e da un artista russo

Duecentomila persone hanno lasciato la Russia dall’inizio della guerra. Uomini, donne, famiglie, diretti in Finlandia, Lettonia, Georgia, Danimarca. Gente esausta di vivere in un clima sempre più soffocante. Preoccupata per il futuro. Sgomenta di fronte a un’invasione che non trova giustificazioni agli occhi del mondo. E preoccupata di un allargamento del conflitto, che richiami tutti alle armi.

 

Non ci sono solo gli ucraini in fuga dalla guerra. D. è tra i russi che stanno tentando di emigrare: vuole mettere in salvo la sua famiglia, i suoi bambini. Non farli crescere in un posto dove la libertà è continuamente minacciata.

D. è uno dei due protagonisti della graphic novel di Nora Krug che L’Espresso sta pubblicando, settimana dopo settimana, in esclusiva italiana. Un progetto editoriale, intitolato “Diaries of war”, di iniziativa dell’illustratrice di origine tedesca naturalizzata americana, autrice di “Heimat” e di altri importanti lavori grafici sul tema della tirannia e della memoria storica.

 

Leggi tutta la graphic novel

  1. Prima parte
  2. Seconda parte
  3. Terza parte
  4. Quarta parte
  5. La quinta parte è in fondo alla pagina

Krug ha riunito una giornalista di Kiev e un artista russo. La loro voce, attraverso il rendiconto quotidiano della resistenza alla guerra, arriva fino a noi con spietata precisione: l’insensatezza delle armi, la paura, le città distrutte, la vita stravolta da una parte; la fatica di continuare ad affrontare la normalità, tra disinformazione e incertezze sul futuro, dall’altra. 

 

Giunti all’undicesima settimana, la stanchezza è per entrambi il sentimento prevalente: «Sono così stanca che mi è persino difficile comunicare», ammette K. dalla Danimarca, dove già aveva trasferito i bambini («quando sono qui mi mancano mio marito e la mia famiglia. Quando sono in Ucraina mi mancano i miei figli»). D., invece, giunto a Riga in cerca di una sistemazione per sé e i suoi, fa i conti con la difficoltà dello sradicamento: «Quando ero in Russia, pensavo che una volta andato via sarebbe stato tutto molto facile. Ma non è così. È ancora difficile leggere le notizie e non essere con la mia famiglia».

 

Nora Krug discretamente ascolta, non fa commenti, registra le loro parole, prendendo appunti visivi. «Le interviste mi aiutano a diventare più consapevole dei miei sentimenti e dei miei pensieri», le ha detto D.: «Una volta ero apparso come personaggio dei fumetti in una striscia di un artista canadese. Ma questa volta è profondamente diverso. In questa storia ci sono solo due personaggi e l'attenzione è concentrata più su ciò che proviamo anziché sulle azioni. Sono orgoglioso di essere stato incluso nel tuo progetto». E la guerra continua, e il work in progress di Nora Krug si aggiorna, si allunga. Insieme alla paura per il presente dei due protagonisti e la consapevolezza delle conseguenze che la guerra porterà per sempre nelle vite dei superstiti. «Non avrei mai immaginato che qualcuno volesse uccidere dei civili, bombardare dei bambini», annota K.: «Non abbiamo altra possibilità che vincere la guerra».