Siegfried Muresan: «Ucraina e Moldavia meritano di essere candidate a entrare nell’Unione europea»

«Abbiamo il dovere morale di includere tutti quei Paesi che rispettano valori e requisiti economici». Parla il rumeno vicepresidente del gruppo conservatore EPP

Siegfried Muresan, economista rumeno, è il vicepresidente del gruppo politico conservatore dell’EPP e non ha dubbi sui paesi che bussano alle porte dell'Unione europea: «La sicurezza della Moldavia e dell’Ucraina è essenziale per la sicurezza europea. Abbiamo bisogno di Paesi stabili e sicuri ai nostri confini». Per questo appoggia senza esitazioni la richiesta di Ucraina e Moldavia dello status di "Paesi candidati".

 

Cosa la rende un accesso sostenitore della candidatura moldava?
«Abbiamo visto i moldavi ricevere e assistere gli ucraini in grandi numeri. La Moldavia è il paese che ha ospitato il più alto numero di ucraini rispetto alla popolazione. Merita apprezzamento. Tra l'altro ha scelto un governo pro-europeo ed è pro-Europa anche la maggioranza in parlamento».

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER VOCI DA BRUXELLES

 

Non sarà certo un processo rapido…
«Ci vorranno degli anni ma è nostro dovere concedere lo status di Paese candidato a chi l'ha cercato tanto: la direzione per loro deve essere chiara, indipendentemente dal tempo che ci vorrà. Gli ucraini hanno dimostrato sul campo che difendono i valori europei e i moldavi hanno fatto in parlamento una scelta molto netta a favore dell'Europa e contro politici pro-russi».

 

Cosa pensa dell'idea di creare un'associazione europea che inglobi i Paesi della cintura esterna dell’Europa, legandoli all'Unione senza necessariamente farli entrare?
"I Paesi dell'area vogliono entrare nell'Unione. La riposta può essere soltanto che sono benvenuti e che possono entrare, una volta rispettati i requisiti. Qualsiasi altra creazione indebolisce l'Unione europea e non è nell'interesse dell'Unione, che vuol dire valori, regole e prospettive in così tanti campi diversi. La Moldavia e l'Ucraina sono già in una forma di associazione con l'Europa ma questo era solo un primo passo perché i Paesi vogliono un'integrazione ben maggiore e saranno un vettore di rafforzamento dell'Unione, non di indebolimento».

 

Un ulteriore allargamento dell'Unione creerebbe più problemi o più soluzioni?
«L’Unione europea ha offerto soluzioni in ogni crisi, inclusa quella del Covid. Però il mondo sta cambiando e anche l'Unione deve cambiare, riformando i processi interni e assumendo più prerogative per risolvere le crisi, come ad esempio in campo sanitario. Ci sono molte cose che può fare all'interno del perimetro dei trattati, senza dovere cambiare nulla. Poi ci sono alcuni aspetti dei trattati che dovranno essere cambiati».

 

Dovremmo cambiare i trattati prima di fare entrare nuovi membri?
«Le due cose possono procedere in parallelo. Nessuno sa quando i nuovi Paesi entreranno, dipenderà dal merito di ciascuno. Per cambiare i trattati ci vorranno anni, lo potremo fare solo quando avremo raggiunto l'unanimità».

 

Il voto all'unanimità è esattamente uno dei problemi dei trattati attuali…
«Credo che su argomenti chiave come quelli finanziari o sull'allargamento dell'Unione dovremo mantenere l'unanimità mentre sulla politica estera dovrebbe essere rimossa».

 

Ci sono Paesi però che già adesso sono vittime del veto di qualcuno, come l'Albania bloccata dalla Bulgaria, e, pur avendo i requisiti, non riescono ad andare avanti nel processo di annessione…
«Nessuno dovrebbe porre blocchi e ogni Paese dovrebbe essere valutato per i suoi risultati. Di certo non vogliamo un’Europa a due velocità perché sarebbe contraria a decenni passati a costruire l'Unione europea».

 

E con i Paesi che bloccano tutto come l'Ungheria come la mettiamo?
«Esistono meccanismi per punire comportamenti scorretti. L'Ungheria non riceverà i soldi del Recovery plan fino a quando non rispetterà lo stato di diritto. E l'Ungheria sa bene di essere dipendete dall'Europa economicamente. L'Unione è indispensabile alla sua prosperità: non può permettersi di prolungare a lungo la situazione attuale».

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Siamo tutti complici - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso