Criminalità
La guerra in Ucraina fa la gioia degli hacker e della mafia russa (che Putin si vantava di aver estirpato)
Le sanzioni imposte dall’Occidente aprono spazi di commercio illegale ai gruppi criminali locali e il Cremlino non ha le risorse e la forza per arginarli. Mentre i cybercriminali continuano a godere della protezione governativa
La guerra ha effetti imprevisti. Il regime putiniano negli anni è diventato sempre più autoritario e oggi mostra, senza dubbio, tratti totalitari. Da almeno dieci anni, anche il mondo criminale ne ha sofferto: le mafie fanno fatica a prosperare in regimi dove lo stato controlla l’economia, abolisce il libero voto, arresta i cittadini senza alcun rispetto per le garanzie costituzionali e dove la violenza contro i carcerati è sistematica. Eppure gli effetti economici della guerra in Ucraina stanno avendo una conseguenza paradossale: per poter sfuggire alle sanzioni internazionali, Putin è costretto a venir a patti con la criminalità organizzata da una posizione di debolezza. All’interno della Russia, stiamo assistendo al ritorno del mercato nero, come negli anni Ottanta del secolo scorso, quando nacquero quei gruppi mafiosi che sfidarono Eltsin e che Putin aveva promesso di estirpare. E la criminalità informatica prospera.
L’involuzione totalitaria della Russia emerge con chiarezza nel modo in cui vengono trattati i carcerati, siano essi dissidenti oppure criminali di professione. Almeno dal 2014, chi in cella prova a mettere in discussione l’autorità penitenziaria e si dimostra troppo indipendente viene torturato e stuprato. Queste umiliazioni vengono filmate, diventando così una potente arma di ricatto. Vladimir Pereverzin, un manager dell’azienda Yukos che ha passato sette anni in galera, ha raccontato di essere stato messo di fronte ad una scelta: «O firmi la tua confessione oppure verrai stuprato». Secondo le regole informali ma ferree della prigione, chi subisce uno stupro entra nella casta degli intoccabili. Questi passa tutti gli anni della detenzione a pulire latrine e fogne, non può mangiare in compagnia e si lava in un lavello separato.
Soprattutto può essere stuprato impunemente da altri carcerati. Più di 60mila persone, circa il 15 per cento dell’intera popolazione maschile in carcere, è nella casta degli intoccabili. La situazione si è fatta talmente pesante che, ai primi di dicembre del 2021, la comunità dei boss della mafia russa (i cosiddetti ladri-in-legge) ha pubblicato un documento che denuncia le torture sistematiche da parte dell’amministrazione nei loro confronti.
Olga Romanova, una giornalista che ha fondato nel 2008 l’associazione “Russia dietro le sbarre”, ha dichiarato nel dicembre del 2021: «I ladri-in-legge stanno subendo una forte pressione dal sistema di potere “verticale” di Putin. Fino a circa il biennio 2014-2015 vi era una alleanza di fatto tra potere e strutture criminali. Poi Putin si è reso conto che i boss mafiosi stavano ottenendo troppi vantaggi e ha cominciato ad adottare una serie di misure legislative contro la fratellanza, per costringerli a collaborare da una posizione di inferiorità». A suo parere, «questo è anche il periodo in cui si è diffusa la tortura nelle carceri».
La distruzione sistematica del mondo criminale non può continuare a lungo. A causa della guerra in Ucraina e delle sanzioni internazionali, stanno emergendo vaste opportunità di guadagno nei mercati illegali e lo Stato russo, improvvisamente più debole per la crisi economica e lo sforzo bellico, non ha la forza di impedire la rinascita di agguerriti gruppi criminali nelle strade del Paese.
Sin dai primi di marzo, i conti in dollari sono stati chiusi, gli imprenditori sono costretti a convertire i guadagni dall’estero in rubli e controlli severi sull’esportazione di capitali sono entrati in vigore.
Allo stesso tempo, i prezzi di beni di prima necessità sono saliti alle stelle. In un quartiere di Mosca, i residenti si lamentano che le bottiglie d’acqua costano il 35 per cento in più rispetto a febbraio. Il prezzo di un chilo di zucchero – che scarseggia - è cresciuto del 77 per cento. Con un’inflazione aggregata al 20 per cento, i russi vogliono proteggere i loro risparmi. Così è esploso il mercato nero dei cambi valuta. Decine di chat illegali su Telegram mettono in contatto di compra e chi vende valuta. Il gruppo Telegram più popolare è basato a Mosca, ma altri sono emerse nelle province.
«Scrivi brevemente: compro / vendo, ammontare / tasso di cambio», avverte il moderatore della chat di Mosca. Una volta accordati sul prezzo, ci si dà appuntamento per effettuale lo scambio, di norma in una stazione della metropolitana: «Chi vende 50 dollari, fermata Altufievo-Seligerskaya?». Alcuni clienti sono rifugiati dall’Ucraina che sperano di raggiungere l’Europa e hanno bisogno di euro, altri temono l’inflazione galoppante. Al mercato nero, un rublo vale quasi la metà che al cambio ufficiale: 130 piuttosto che 74 rubli per un euro (i tassi reali si possono controllare su siti quali Crypto and Forex).
L’economia sempre più sfugge al controllo dello Stato. Agenti di borsa intervistati da Bloomberg raccontano che molti di loro comprano e vendono azioni per telefono, fuori dai circuiti ufficiali, e quindi possono essere rapinati o ricattati da persone senza scrupoli. Alcuni dei più importanti criminali degli anni Novanta fecero la gavetta proprio nell’economia informale del decennio precedente e sembra che il futuro della Russia sarà molto simile al passato.
Anche i siti russi sul dark web stanno vivendo un momento di grazia. Più di ottanta tipi di medicine, tra cui l’insulina, scarseggiano nei negozi. Analisti della polizia inglese hanno riscontrato un aumento degli acquisti nel dark web russo di medicine, molte delle quali sono contraffatte. Nel frattempo, i siti Hydra Market e Garantex (dove si possono comprare e vendere criptovalute) sono stati chiusi dalle polizie occidentali. Garantex aveva sede in Estonia e si rivolgeva a clienti russi: più di cento milioni di dollari sono transitati da lì negli ultimi anni.
Hydra Market manteneva i suoi server in Germania, ma la maggior parte delle transazioni proveniva dalla Russia. Le autorità hanno sequestrato l’equivalente di 23 milioni di euro in bitcoin. Solo nel 2020, secondo stime della polizia tedesca, sono passata per Hydra 1,23 miliardi di euro. Ma l’effetto di queste due sequestri è paradossale: i gestori, che vivono in Russia, si sono già attivati per spostare le loro operazioni su server di quel Paese. La comunità dei criminali informatici ha già accolto a braccia aperte i nuovi arrivati e le autorità non hanno fatto nulla per scoraggiarli. Il Paese di Putin continuerà ad essere il paradiso del cybercrime.
Da anni ormai esiste un accordo di fatto tra Stato russo e criminali informatici, basato sul principio: «Voi potete operare liberamente, a patto che non attacchiate istituzioni e clienti russi e, quando richiesto, ci aiutiate ad ingaggiare l’Occidente». Questo patto viene confermato anche dalle conversazioni interne del gruppo Conti (noto anche col nome di Wizard Spider). Conti è basato a San Pietroburgo ed è ritenuto dagli esperti la più importante cyber-gang per numero di vittime di estorsioni informatiche, con un fatturato di milioni di dollari l’anno.
Ne sanno qualcosa l’azienda alimentare San Carlo (quella delle patatine) e il Comune di Torino – e moltissime altre istituzioni in Europa e Stati Uniti - che sono state costrette a pagare un riscatto per riottenere l’accesso ai propri computer bloccati da Conti. Un membro di Conti ha deciso di pubblicare su Twitter tutte le conversazioni interne dal gennaio del 2021 fino ad oggi. L’analisi di milioni di parole è ancora agli inizi. Emergono però già aspetti inquietanti di collusione con le autorità.
Ad esempio, quando l’Fbi chiede assistenza alla Russia per un’indagine, gli uomini di Conti vengono avvisati in anticipo e rassicurati che la richiesta non avrà alcun seguito. Dalle chat emerge anche che nell’aprile del 2021 il Servizio federale per la sicurezza (Fsb), l’erede del Kgb, ha chiesto a Conti di hackerare la posta elettronica di un collaboratore del sito di notizie Bellingcat perché interessati ad un documento sull’avvelenamento di Alexei Navalny, una richiesta prontamente esaudita. Le autorità russe reclutano sul mercato criminali informatici per portare a termine le proprie operazioni, ma in questo modo devono venire a patti con attori che non controllano completamente. Infatti, la guerra in Ucraina ha prodotto una frattura dentro Conti. Al grido virtuale di “Gloria all’Ucraina!” (Slava Ukraini!) il programma usato dal gruppo e le comunicazioni interne adesso sono state rese pubbliche.
Lo studioso Alexander Kupatadze ha definito la Russia che verrà uno «Stato Pirata». Le sanzioni costringeranno gran parte dei settori economici e militari ad utilizzare canali illegali per aggirare le sanzioni, dall’uso sistematico di conti nei paradisi fiscali, alla vendita di oro sul mercato nero, all’acquisto di tecnologia e di armi attraverso il network dei mafiosi di origine post-sovietica che risiedono fuori dai confini della Russia, in Armenia, Kirghizistan, Uzbekistan e in Grecia.
È già stato notato che dall’inizio della guerra in media una petroliera russa spegne i sistemi di localizzazione satellitari dodici volte la settimana, più del doppio rispetto ai dati di gennaio. La Georgia sta emergendo come un anello cruciale in questa catena di illegalità sanzionata dallo Stato. Secondo diverse agenzie di intelligence, la Georgia viene usata oggi per far affluire armi in Russia e le banche di quel Paese sono all’opera per aiutare il loro vicino ad aggirare le sanzioni.
Lì sono nate e continuano a prosperare due dei gruppi criminali più potenti nati dalla dissoluzione dell’Urss, quello di Tbilisi e quello di Kutaisi. I suoi esponenti operano in moltissimi Paesi, ma soprattutto in Italia e in Grecia. A Bari ha operato per diversi anni il clan di Tbilisi, il quale aveva un oliato sistema di import-export con la Grecia e proprio nella città pugliese fu anche arrestato il boss Merab Dzngveladze. L’ubris putiniana può giocare un brutto scherzo al progetto totalitario del presidente russo e riportare in auge le mafie che Putin pensava di avere sconfitto.