Il venticinquenne militare Usa ha fatto del suo corpo un rogo di fronte all’ambasciata israeliana gridando «Palestina libera». Ma la sua storia non è nota come quella di Jan Palach

Cara Rossini,

secondo Ugo Foscolo non è immortale l’anima dell’uomo, ma sono immortali le azioni che egli compie. In sostanza l’immortalità risiede nel ricordo dei posteri. Ma non sempre azioni analoghe lasciano lo stesso segno: tutti conoscono il nome di Jan Palach, ma al nome di Aaron Bushnell tutti direbbero: «Chi è?». Entrambi si sono arsi vivi per protestare contro ingiustizie estreme, ma al primo è stata concessa eterna memoria, all’altro l’immediato oblio. Il motivo di questo “doppiopesismo” è semplice: uno era funzionale alla propaganda filo-occidentale, l’altro no. Questa realtà dovrebbe fare riflettere tutte quelle anime belle che continuano a beatificare le virtù dell’Occidente democratico e pluralista, senza rendersi conto che ormai il resto del pianeta non ci crede più.

Mauro Chiostri

 

La risposta di Stefania Rossini
Sia Palach sia Bushnell hanno messo in atto quello che Émile Durkheim, padre della sociologia moderna, chiamò «suicidio altruistico» perché motivato dal desiderio di immolarsi per il bene di tutti. È un gesto più diffuso di quanto si sappia, anche se ovviamente è sempre accompagnato da un qualche disagio psichico. Palach aveva 19 anni quando, nel 1969, si diede fuoco in una piazza di Praga per protestare contro i carri armati sovietici e i giovani occidentali, che avevano appena scosso il mondo con le loro proteste, lo accolsero nel loro pantheon.

Il secondo, venticinquenne aviere militare Usa, ha fatto del suo corpo un rogo di fronte all’ambasciata israeliana di Washington gridando più volte «Palestina libera!». Messaggio reso più potente dal fatto che era urlato da un militare che conosceva gli orrori delle guerre. Ma il mondo oggi vede ogni giorno in diretta troppe guerre e troppi morti per farsi trafiggere il cuore dal grido di un soldatino americano.

 

Per scrivere a Stefania Rossini
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