Il caso
Il quartiere del sesso è diventato un problema per Amsterdam
Il distretto a luci rosse è finito nel mirino della sindaca Femke Halsema che vuole chiuderlo per aprire un centro erotico in periferia. Con i residenti sul piede di guerra. E il dilemma della sicurezza
Il De Wallen (letteralmente, le mura) è dal XIV secolo il quartiere che ospita una delle più suggestive attrazioni di Amsterdam. A due passi dalla stazione centrale, si sviluppa lungo l’Oude Kerk, il principale canale del centro città. Orde di turisti si addentrano tra le sue stradine illuminate dai neon rossi alla ricerca del piacere. Attorno al mondo delle centinaia di donne in vetrina, nel corso dei decenni, sono nate altrettante attività commerciali collaterali, incentrate sull’intrattenimento del cliente. Tanto che il De Wallen, il quartiere a luci rosse, è stato definito il principale parco divertimenti della Capitale.
Un carnevale del sesso che Femke Halsema, la prima donna sindaca di Amsterdam, è fermamente intenzionata a chiudere. Realizzando fuori dal centro, nella parte sud della città (lungo l’Europaboulevard), un nuovo centro erotico. Due alte torri cilindriche di 11 piani da fare costruire ai privati, con dentro cinquemila metri quadrati di vetrine, bar, ristoranti, sexy show, cinema e altre attività commerciali. Così da provare a spostare al chiuso e in luogo privato, ciò che oggi avviene nella pubblica via. Il 29 marzo scorso, l’opposizione non è riuscita a fermare questa “delocalizzazione” in Consiglio comunale. Se non dovesse funzionare, è stato inoltre deciso che il nuovo centro erotico non verrà trasformato in una struttura ricettiva, ma in alloggi di lusso. Quanto a quello che è stato definito «il bordello più grande d’Europa», si avvicina la possibilità di realizzarlo entro sette anni. Mentre le attuali vetrine, in mancanza di accordo con i proprietari, rischiano l’espropriazione.
Da tempo il quartiere è nel mirino dell’amministrazione, assieme a una certa tipologia di turismo che attira. Di fianco alle vetrine troviamo souvenir dozzinali, sexy shop fermi nel tempo, cibo spazzatura e negozi di tattoo aperti fino a tardi. Bar che offrono allettanti esperienze alcoliche si alternano a strip club e sex live show. Quando le luci rosse si accendono, un gran numero di persone, tra curiosi e clienti, invade le minuscole vie. Tanto che la viabilità diventa così impraticabile da richiedere il supporto di polizia e guardie per mantenere l’ordine pubblico. Vietato bere e fumare cannabis per strada, ma difficile controllare ciò che invece accade legalmente al chiuso o in alcune viuzze poco frequentate. L’allegria dell’alcol e una buona dose di audacia portano spesso i turisti a non tenere a mente la più importante norma del quartiere: il rispetto delle sex workers. Chi entra nel Red Light District, talvolta in branco, magari già su di giri, offende, deride, fotografa e provoca le lavoratrici del sesso. Richiedendo non di rado l’intervento del servizio di sicurezza interno.
I residenti del quartiere sono rimasti ormai in pochi. Ma è anche per tutelare loro che la giunta Halsema vuole superare l’attuale quartiere a luci rosse della città. Se ne parla dal 2019, anno nel quale, nella piazzetta della Oude Kerk (cioè la vecchia cattedrale), è nato il Red Light United (Rlu). È il sindacato delle prostitute, contrario al progetto del centro erotico. Dopo avere manifestato in strada, questa organizzazione di categoria ha consegnato al Comune una petizione firmata da oltre 200 sex workers, nella quale si sostiene che la vetrina in strada possa «garantire sicurezza» grazie al «controllo sociale da parte del quartiere».
Per il nuovo centro erotico, il primo problema riscontrato è stato l’ubicazione. Delle 12 aree inizialmente proposte è stata scelta quella dell’Europaboulevard. Ma qui i residenti sono sul piede di guerra. Il Comune metterà a disposizione il terreno già pronto per essere edificato da privati, scelti mediante gara pubblica. Toccherà a loro, appunto, costruire le due torri ideate dallo studio Moke Architecten e, in particolare, dall’architetto olandese di origini italiane Gianni Cito e dal collega Jurgen ten Hoeve. Mentre sono tre gli operatori privati che gestiranno le attività del centro erotico, così da garantire l’obbligata concorrenza e 100 nuovi posti di lavoro. Secondo la prima cittadina, la nuova struttura consentirà all’intera comunità di lavoratori del sesso di esercitare il mestiere in sicurezza, all’interno di uno spazio protetto.
Nei Paesi Bassi la prostituzione è stata legalizzata nel 2000 e da allora sono stati aperti circa 800 bordelli, con un migliaio di prostitute. Il Comune ritiene che il nuovo centro erotico di Amsterdam possa attirare 30 mila persone a settimana (300 mila l’anno quelli del Red Light). Con il maggiore afflusso il venerdì e il sabato. Anche se mancano ancora studi e piani dettagliati: la sindaca Halsema ha ammesso di procedere passo dopo passo. Ciò significa che manca un programma sia per la gestione del nuovo centro erotico sia per il futuro del Red Light District. Dove intanto, a partire dal 2015, si è passati da circa 500 vetrine alle circa 300 attuali, con una riduzione anche del loro orario di apertura.
Due gli incontri pubblici che si sono svolti finora per discutere della questione. Il 1° febbraio scorso, in Consiglio comunale la parola è stata data alle parti interessate: lavoratori del sesso, residenti, esercenti e imprenditori, cittadini. Una settantina le voci intervenute, tutte contrarie tranne una. La sindaca, non essendo obbligata a partecipare, non si è presentata in aula. A differenza di quanto ha dovuto fare il successivo 15 febbraio, quando la palla è passata ai partiti. La settimana scorsa, poi, l’amministrazione cittadina ha risposto alle domande di parti coinvolte e politici: quesiti in larga misura provenienti dai liberali del D66, membri della maggioranza della sindaca che ha deciso ugualmente di approvare il progetto. Sarà la fine del De Wallen?