Verso le 4 di mattina si sono sentite forte esplosioni vicino a una base militare nel centro del Paese. Netanyahu non ha confermato la responsabilità, Teheran resta cauta e smentisce possibili contro-ritorsioni

Verso le 4 di mattina, nella notte tra il 18 e il 19 aprile, si sono sentite forti esplosioni nei dintorni di Isfahan, una città di quasi tre milioni di abitanti, nel centro dell’Iran. Conosciuta per la bellezza dei suoi monumenti e per la vicinanza ai siti associati al programma nucleare iraniano, come quello sotterraneo di arricchimento di Natanz, che è già altre volte è stato oggetto di presunti sabotaggi da parte di Israele. 

 

A causare le forti esplosioni sarebbero stati tre droni israeliani entrati in territorio iraniano con l'obiettivo di colpire una base militare a Shekari, nel nord di Isfahan. Secondo la tv di stato iraniana gli scoppi che si sono sentiti sarebbero stati il risultato dall’abbattimento dei droni che il sistema di difesa del Paese dell’ayatollah Ali Khamenei avrebbe annientato senza troppe difficoltà. Le esplosioni «non hanno causato incidenti o danni», ha detto un militare che ha scelto di restare anonimo all’agenzia di stampa iraniana Isna.

 

Così, mentre gli Stati Uniti fanno sapere che erano a conoscenza dell’attacco - di fatto confermando la responsabilità di Israele che fino a ora, invece, non ha ufficialmente riconosciuto l’operazione - Teheran sembra non dare troppa importanza all’accaduto: annuncia subito che i siti nucleari nucleari sono al sicuro, informazione confermata anche dall’Agenzia internazionale dell'energia atomica. E che la situazione a Isfahan è tornata alla calma in poco tempo.

 

Secondo quando si legge su Isna, sarebbero stati i media occidentali a esagerare la notizia, sostenendo che «l’incidente» potrebbe essere la tanto discussa reazione di Israele a lancio di oltre 300 droni e missili iraniani verso Tel Aviv nella notte tra sabato e domenica scorsi. Che era, a sua volta, la risposta ai bombardamenti israeliani sull'ambasciata iraniana di Damasco del primo aprile. In cui, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, sono morte 11 persone, tra cui un importante generale delle Guardie rivoluzionarie islamiche, Mohammad Reza Zahedi.

 

Una risposta, quella che avrebbe dato Israele agli attacchi della settimana scorsa di Teheran, che il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, leader dell’estrema destra del Paese, Itamar Ben-Gvir, ha definito «flebile» su X. «Le autorità israeliane si prendono in giro da sole!», ha risposto l'agenzia di stampa iraniana Tasnim. Per ora, però, le autorità iraniane restano caute e non annunciano rappresaglie: «Non è stato chiarito quale sia il Paese straniero da cui è stato generato l'incidente. Non abbiamo ricevuto alcun attacco esterno e non abbiamo in programma ritorsioni da attuare con urgenza», ha dichiarato un ufficiale del regime di Teheran alla stampa.

 

Secondo fonti locali nella notte si sarebbero sentite esplosioni, oltre che a Isfahan, anche a Tabriz, nel nord-ovest del paese, in Siria e Iraq. Per la presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen è fondamentale che la Regione resti stabile e che tutte le parti si astengano da ulteriori azioni.