Stati uniti

George Edwards: «Donald Trump è il più grande bugiardo mai esistito»

di Manuela Cavalieri e Donatella Mulvoni da Washington   22 aprile 2024

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«La sua base vive in una sorta di bolla, non ascolta altri punti di vista». Ma gli elettori gli credono più di prima perché ne cavalca le paure. Dialogo con l'esperto di presidenza americana

«Nessun altro ha mentito come lui. È il più grande mistificatore mai esistito». George Edwards, tra i più autorevoli studiosi della presidenza americana, non è ancora riuscito a trovare nella storia degli Stati Uniti un metro di paragone capace di inquadrare iperboli, «fatti alternativi» e assolute falsità sciorinati ininterrottamente negli anni da Donald Trump. Innegabilmente, la tentazione di stiracchiare la verità appartiene a tutti i politici. «Quando esagerano su risultati e prestazioni, quando promettono mari e monti in campagna elettorale, quando denigrano gli avversari o cercano di evitare imbarazzi. L’ex presidente, però, appartiene a un’altra categoria», dice il professore emerito di Scienze politiche della Texas A&M University (e direttore del trimestrale “Presidential Studies Quarterly”): «Con lui i fact checkerlavorano ormai a tempo pieno».

 

Come quello del Washington Post che, in collaborazione con la Schar School, ha appena pubblicato i risultati di una nuova ricerca, con l’obiettivo di capire quanto le bugie trumpiane abbiano fatto breccia nella coscienza collettiva e che influenza avranno alle elezioni del prossimo 5 novembre. I risultati sconcertano: nonostante ogni fandonia sia stata puntualmente confutata, gli elettori di Trump tendono a credergli oggi più di quanto facessero negli anni passati. La percentuale dei repubblicani convinti che il tycoon sia solito fare affermazioni palesemente mendaci è scesa dal 14 per cento del 2018 all’8 odierno. Insomma, le menzogne sono più che mai interiorizzate. E non solo nel mondo Maga (Make America Great Again).

 

«La sua base vive in una sorta di bolla, non ascolta altri punti di vista», spiega Edwards: «È probabile che queste persone abitino in comunità chiuse, in cui tutti la pensano allo stesso modo. Ascoltano le notizie da una fonte (come il canale Fox News) che probabilmente sarà d’accordo con loro e propagherà le stesse fandonie. Tra l’altro, uno dei tratti distintivi dei media di destra è sostenere che non puoi fidarti di nessun altro, in quanto unici portatori di verità».

 

Negli anni della presidenza, lo storico quotidiano della Capitale aveva captato oltre 30 mila affermazioni false o fuorvianti. Tra esse, ad esempio, le fanciullesche esagerazioni sulle dimensioni della folla all’insediamento, sugli zeri del patrimonio, sulle abilità di statista. Trump ha anche sempre sostenuto, senza l’appoggio di alcun dato fattuale, di avere creato la più grande economia della storia; di aver approvato il più sostanzioso taglio alle tasse, pur essendo solo all’ottavo posto; di avere dato benefici alla comunità nera più di qualsiasi commander in chief a eccezione di Abraham Lincoln. E l’inventario si arricchisce con la nuova messe della campagna elettorale in corso. Ultima l’insinuazione che l’avversario Joe Biden fosse drogato durante l’ultimo “State of the Union”, il discorso alla nazione a Camere riunite dello scorso marzo.

 

 

Ma è la cosiddetta Big Lie, ovvero l’accusa di elezioni rubate, la menzogna ad avere fatto più danni sostanziali. Oggi il 70 per cento dei repubblicani (poco più di un americano su 3) ritiene che Biden sia alla Casa Bianca grazie ai presunti e mai dimostrati brogli elettorali del 2020. «Le conseguenze sono reali, nefaste per il Paese. Oggi c’è sfiducia nel processo elettorale, siamo ai minimi storici», chiarisce il professor Edwards. Per lui e per tanti altri colleghi, Trump rappresenta una minaccia reale alla democrazia negli Stati Uniti proprio a causa di queste crociate: «Non accettare i risultati delle urne costituisce un gravissimo pericolo per il sistema democratico». Basti pensare allo scempio dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.

 

Questo impianto ideologico, costruito negli anni, ha influito anche sulla legittimità percepita del presidente in carica. Biden ne ha sofferto politicamente e continuerà a subirne i contraccolpi anche come candidato democratico. «Perché è così impopolare? Eppure l’economia va benissimo; eppure lui ha approvato importantissimi testi legislativi, ha affrontato in modo eccellente la guerra in Ucraina e sta gestendo al meglio una situazione impossibile in Medio Oriente», si chiede l’esperto.

 

Nell’analisi non manca il riferimento a due dei temi più cari a Trump, ovvero le costanti denunce contro la presunta recrudescenza del crimine e l’invasione degli immigrati. «La sua retorica è basata sulla paura. Ricorderete che nelle prime battute del discorso di insediamento parlò di carneficina americana», aggiunge il professore: «In questo momento c’è il timore degli immigrati. Le persone vogliono credere che sia il loro protettore, che le stia difendendo dai mali del mondo. Fondamentalmente laico, Trump è sostenuto con convinzione da persone molto, molto religiose che già prima della sua discesa in politica avevano paura, erano anti-immigrazione, anti-aborto». Insomma, più che averle convinte, è diventato il paladino delle loro angosce.

 

Ma c’è dell’altro. Per Edwards, la disinvoltura con cui l’ex inquilino della Casa Bianca mente è direttamente proporzionale alla totale mancanza di rispetto per lo Stato di diritto. «Osservate il suo comportamento da presidente oppure quello di oggi nei processi. Non accetta la legge, tenta di intimidire i giudici, di distorcere il sistema giudiziario. Anche questo mette in pericolo la democrazia. E bisogna aggiungere almeno un altro elemento, cioè il suo antagonismo nei confronti dei media». Colpevoli di smascherare sistematicamente le sue falsità: «Non esiste esempio di vera democrazia che non disponga di media robusti, sono una componente critica essenziale di un sistema democratico funzionante. Ecco perché questo attacco è una seria insidia. E perché un possibile ritorno di Trump non può che preoccuparmi».