Vite Sospese
Gaza, il buio lungo la Striscia
Per la quinta puntata del podcast de L'Espresso in collaborazione con WeWorld siamo nella striscia di Gaza, al sud, non lontano dal confine con l’Egitto. Dove manca tutto
«Sono scappata da casa non appena ho sentito il rumore dei bombardamenti israeliani farsi più forte. Ho iniziato a correre con tutta l’energia che mi era rimasta nelle gambe, in direzione opposta a quella da cui mi sembrava provenisse il suono degli edifici devastati. Ho corso fino a quando non ho visto una scuola delle Nazioni Unite. Mi volevo fermare, tremavo per la paura ma non c’era un posto anche per me. C’erano dentro già migliaia di persone», racconta Amira, testimone del dolore e della violazione dei diritti umani fondamentali che vivono ogni giorno gli abitanti della Striscia di Gaza.
«La situazione umanitaria a Gaza oggi non può che dirsi catastrofica. Ma la Striscia anche prima della guerra di ottobre era un target per gli israeliani, soggetta a conflitti, incursioni, restrizioni di movimento, al blocco economico. Tutte elementi che hanno avuto conseguenze devastanti per la sua popolazione», aggiunge Flavia Pugliese, responsabile dell’unità regionale per il Medio Oriente di WeWorld. Per la quinta puntata di Vite sospese, infatti, siamo al Sud della Striscia, non lontano dal confine con l’Egitto, dove quasi un milione e 700mila persone si erano rifugiate per scappare dai bombardamenti israeliani. E oggi sono costrette a scappare ancora.