L'immagine da oltre 40 milioni di condivisioni è stata creata per sensibilizzare sul genocidio in corso a Gaza. Ma non mette d'accordo tutti, anche perché è stata creata con l'intelligenza artificiale e non rappresenta la realtà

«Tantissimi giornalisti sono stati uccisi da Israele. Perché? Perché non vogliono che vediamo ciò che sta accadendo. Negli ultimi otto mesi abbiamo avuto (a disposizione ndr) veri account e foto che hanno ben documentato quanto succede. Perché scegliere un’immagine di Rafah creata con l’intelligenza artificiale?», si domanda Salma Shawa attivista e content creator gazawi. Fa riferimento all’ordinata, quasi asettica e cromaticamente piacevole grafica “All eyes on Rafah”, tutti gli occhi su Rafah. Una storia social creata nell’altro capo del mondo da un fotografo malese e che, a distanza di poco più di un giorno dalla pubblicazione, conta quasi 43 milioni di condivisioni. Un fenomeno che il giornalista della BBC Shayan Sardarizadeh definisce su X «come l’immagine creata con l’intelligenza artificiale più virale che abbia mai visto». 

Lo slogan che ormai da mesi si sente nelle piazze e tra le vie delle città durante i cortei in sostegno al popolo palestinese, adesso è sui sbocca di milioni di persone. O meglio, sulle loro storie social. Ma solo per 24 ore. Forse all'origine di questa frase c'è l’ammonimento dello scorso febbraio del rappresentante dell’Oms per Gaza e la Cisgiordania occupata, Richard Peeperkorn: «Tutti gli occhi puntati sull’imminente offensiva a Rafah». Offensiva poi effettivamente arrivata.

Nell’immagine file di tende a perdita d'occhio. Dall’alto si scorge un accampamento ordinatissimo e circondato da montagne che sembrano innevate. Al centro, una parte delle tende più chiara, recita il fatidico slogan. Ma nulla assomiglia alla vera Rafah. Né prima, né dopo i bombardamenti israeliani della notte del 27 maggio che hanno ucciso 45 persone, in una zona che il governo di Netanyahu aveva definito «sicura». Al contrario, cieli grigi e 1.4 milioni di persone ammassate. Il 28 maggio quel che riportano i giornalisti locali sono tende sciolte insieme ai corpi, a seguito di quell'attacco, arrivato a poche ore dalla richiesta della Corte internazionale di giustizia di fermare l’avanzata su Rafah. Richiesta ignorata dal primo ministro israeliano. «Un’altra strage delle tende», la definisce Bisan Onda giornalista e filmmaker che da mesi racconta il genocidio in corso nella Striscia.

 

Condivisa attraverso l’opzione “tocca a te” di Instagram, l'immagine ha raggiunto utenti in tutto il mondo. Anche personaggi pubblici come politici, persone del mondo dello spettacolo, sportivi. Una catena social così non si vedeva dal 2020. Quando Instagram si è riempito di quadrati neri con la frase “I can’t breathe”. La stessa pronunciata da George Floyd prima di venire ucciso dalle forze dell’ordine. 

 

Come in quel caso, anche l’immagine “All eyes on Rafah” unisce e divide al contempo. Nel frattempo, due giorni fa - così come in tutti gli altri- Meta ha continuato a bloccare i contenuti caricati dai giornalisti palestinesi. Bollati come «contenuti sensibili e/o violenti», perché prova tangibile delle atrocità subite dalla popolazione gazawi. Sempre il colosso che fa capo a Facebook, Instagram e Whatsapp qualche mese fa aveva annunciato che avrebbe applicato delle etichette ai contenuti generati con intelligenza artificiale. Un modo per combattere i deepfake e rendere chiaro agli utenti quando si tratti di immagini reali e quando no. Tuttavia, nell’ultima grafica da miliardi di condivisioni solo sul social delle foto, non c'è traccia di una scritta che ne indichi la provenienza. 

Quel che è certo è che negli ultimi due giorni le ricerche su Google sono impennate e su Instagram l’hashtag #AlleyesonRafah è stato utilizzato circa 132 mila volte. Su Twitter invece ci sono 110 mila post dedicati a Rafah. Sebbene la storia da 24 ore non metta d’accordo proprio tutte e tutti, di sicuro qualcuno almeno l’ha incuriosito. Al di là dell’estetica dell’immagine, che per nulla rispecchia la realtà, a non convincere diverse persone è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per raffigurare proprio Gaza. Territorio nel quale si sta utilizzando per uccidere civili e bombardare edifici. Lo aveva rivelato qualche mese fa il giornale +972 Magazine. Israele nei suoi attacchi starebbe sfruttando un sistema basato su l’Ia. Sistemi capaci di «generare obiettivi quasi automaticamente a una velocità che supera quanto possibile in precedenza». E nel frattempo, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, l’esercito israeliano avrebbe ucciso 36.171 persone dal 7 ottobre.