Crimini di guerra
Dentro la bolla dell'Aia, la capitale giudiziaria del mondo
In questa città dei Paesi bassi hanno sede la Corte penale che processa dittatori e autocrati e la Corte di giustizia davanti alla quale compaiono gli Stati, Italia compresa. E una delle carceri delle Nazioni unite
È la città olandese nella quale sono stati richiesti i mandati di cattura internazionali per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, per il ministro della Difesa Yoav Gallant e per i capi di Hamas Ismail Haniyeh, Mohammed Diab Ibrahim al-Masri e Yahya Sinwar, accusati di crimini di guerra e contro l’umanità. «Stiamo indagando con la massima urgenza», aveva del resto assicurato il procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), Karim Khan, durante la sua visita a fine ottobre al valico di Rafah.
Siamo all’Aia (in olandese Den Haag, in inglese The Hague) nota a livello internazionale come la «capitale giudiziaria del mondo». Nonché capitale amministrativa dei Paesi Bassi: qui hanno sede il governo, vari ministeri, il Parlamento e c’è la residenza del capo di Stato (il re Willem-Alexander Claus George Ferdinand van Oranje-Nassau). Distante meno di 70 chilometri da Amsterdam, affacciata sul Mare del Nord e con mezzo milione di abitanti (terza per popolazione del Paese), qui hanno sede diverse importanti istituzioni: la Corte internazionale di giustizia (Cig), la Corte penale internazionale (Cpi), il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (Tpij), il Tribunale speciale per il Libano (Tsl) e un carcere dell’Onu. Ci sono poi tutte le 115 ambasciate straniere, oltre 150 organizzazioni internazionali, l’università Thuas e centri studi (come l’Accademia del Diritto internazionale).
La Corte internazionale di giustizia (Cig) è il principale organo giudiziario dell’Onu, nonché l’unico di questo calibro che non ha sede a New York. Per raggiungerlo si va nel quartiere Scheveningen, nei secoli scorsi un borgo di pescatori distrutto più volte dalle mareggiate (i Paesi Bassi si chiamano così perché sono sotto il livello del mare). Uscito quasi completamente distrutto dalla seconda guerra mondiale, oggi è una località balneare.
Tra i pochi edifici sopravvissuti a quel conflitto, l’attuale sede della Corte internazionale di giustizia dell’Onu. È il Vredespaleis (Palazzo della Pace), un maestoso edificio in stile neo-rinascimentale, con due torri che delimitano le aule di tribunale e gli spazi più importanti del palazzo. Inaugurato nel 1913 e progettato dall’architetto francese Louis Cordonnier, è un edificio tuttora ricco di statue, busti e ritratti di importanti attivisti per la pace di tutte le epoche e provenienti da vari continenti. Davanti c’è Carnegieplein, una piccola piazza triangolare col monumento ai caduti della seconda guerra mondiale e la Fiamma della pace nel mondo.
Sul banco degli imputati della Corte internazionale di giustizia finiscono i singoli Stati, giudicati con sentenze vincolanti e inappellabili da 15 giudici eletti per nove anni dall’Assemblea generale e dal Consiglio di sicurezza dell’Onu. Anche alla Cig, a processo c’è lo Stato di Israele, accusato dal Sudafrica di genocidio per la guerra in corso nella Striscia di Gaza. Un procedimento nell’ambito del quale, il 24 maggio, la Corte ha ordinato allo Stato ebraico di «fermare immediatamente le sua offensiva militare e ogni altra azione nel governatorato di Rafah». Tra gli altri aperti, uno riguarda l’Italia, accusata dal 22 aprile 2022 dalla Germania di violare l’obbligo di rispettare la propria immunità sovrana, in merito alle azioni civili dei tribunali italiani contro i crimini commessi dai nazisti tra il 1943 e il 1945.
A meno di 5 chilometri di distanza dalla Corte internazionale di giustizia, in direzione Nord-Ovest, c’è la Waalsdorperweg, realizzata nel 1884 come grande via di comunicazione militare. Oggi è un tunnel sotterraneo stradale con in superficie piste ciclabili e vari parchi a servizio di diversi quartieri residenziali, come il Duinzigt.
Lungo la Waalsdorperweg, su una piccola collina artificiale (nei Paesi Bassi non esistono rilievi o montagne), ci sono le palazzine in ferro e vetro della Corte penale internazionale (Cpi). Unico tribunale di questo tipo permanente al mondo, stabilisce le responsabilità delle singole persone per crimini di guerra e contro l’umanità ai danni della comunità internazionale. A differenza di quella di giustizia, la Cpi ha giurisdizione solo sulle 124 nazioni che hanno firmato e ratificato lo Statuto di Roma che l’ha istituita. Tra queste non figurano né la Russia né la Cina né gli Stati Uniti né Israele, ma la Palestina sì. L’ultimo mandato d’arresto noto è quello del 17 marzo 2023 per il presidente russo Vladimir Putin e Maria Lvova-Belova (commissaria russa per i diritti dell’infanzia) con l’accusa di deportazione di bambini ucraini. Un provvedimento considerato da alcuni giuristi una forzatura, non aderendo Mosca alla Corte.
La Cpi non processa imputati a piede libero: devono essere presenti in aula. Se non arrestati e tradotti all’Aia, i casi restano quindi nella fase istruttoria. Una volta consegnati alla Corte, gli imputati vengono poi reclusi nell’Unità di detenzione delle Nazioni unite (Undu), situata all’interno del carcere olandese di Scheveningen. Una seconda struttura di questo tipo, l’Undf, si trova ad Arusha (Tanzania). Quella dell’Aia è un edificio fatto di mura e torri con l’ingresso est simile a un castello, costruito nel 1919 come carcere minorile. Dalla Corte vi si arriva percorrendo per 1,5 chilometri in direzione mare la Van Alkemadelaan, una strada non molto grande con quartieri residenziali a sinistra e un’ampia area verde non urbanizzata sul lato opposto. Le due carceri dell’Onu sono strutture di custodia cautelare, nelle quali i detenuti restano in attesa del processo. Al loro termine, se condannati, vengono poi consegnati al Paese di origine o ad altre nazioni disposte a farsene carico per lo sconto della pena. Attualmente all’Undu dell’Aia ci sono 9 reclusi: gli ultimi 4 arrivati sono l’ex presidente kosovaro Hashim Thaci e altri tre importanti leader dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck).
L’Undu è ritenuta ai massimi livelli del sistema giudiziario europeo: regolari ispezioni della Croce Rossa, celle singole da 10 metri quadrati, spazi all’aperto, attività fisica e didattica, strutture informatiche e per la formazione, cure considerate all’avanguardia, possibilità per i detenuti di comunicare tramite lettera e telefono con famiglie e amici o di ricevere visite da amici, rappresentanti legali e diplomatici, parenti (con tanto di “stanza dell’amore”). Interdetto, invece, l’ingresso a noi giornalisti.