Arabopolis
Chopin, Freddy Mercury e il pianoforte libanese
Il video di una ragazza che suona un mezzacoda in una casa lussuosa di Khiam, nel Sud del Paese. E lo stesso pianoforte nelle mani di soldati israeliani tra le macerie del palazzo distrutto dai bombardamenti. Una storia di musica, guerra e scherzi del destino
Ora che i bombardamenti su Gaza si sono fermati e quelli sul Sud del Libano sembrano lontani, emergono racconti più leggeri delle notizie tragiche che riempivano i media nei mesi scorsi. E arriva dal Medio Oriente la storia di un pianoforte: mancava, in questa tornata di guerre. In anni recenti c’è stato Aeham Ahmad, il pianista siriano diventato famoso perché immortalato mentre suonava imperterrito tra le macerie. E il soldato russo rimasto anonimo, che improvvisava qualcosa in piedi accanto a un piano verticale abbandonato ai bordi di un bosco in Cecenia. La storia che arriva dal Libano invece ha al centro un pianoforte di lusso, a mezza coda, e due musiche che sembrano scelte da uno scherzo della storia: un notturno di Chopin legato a doppio filo al racconto della Shoah e un brano pop del più famoso cantante al mondo che aveva legato per le sue origini all’arcinemico di Israele, l’Iran.
La storia comincia nell’agosto del 2023, quindi poco prima del massacro del 7 ottobre. Julia Alli, giovane libanese che ha studiato medicina a Londra, posta un video su Instagram. Lei suona il pianoforte nel lussuoso soggiorno della sua casa di famiglia a Khiam, nel sud del Libano: intorno a lei stucchi, tappeti orientali, mobili antichi, grandi lampadari di cristallo. Passa un anno, il “mondo di ieri” crolla e anche il Libano viene coinvolto nella guerra. E Julia posta un altro video: è un collage tra il suo “concerto” dell’agosto 23 e un video in bianco e nero fatto da militari israeliani.
Il pianoforte è lo stesso ma il salone intorno si riconosce a stento, distrutto dai bombardamenti. Al pianoforte siede un soldato in divisa da combattimento, con il casco in testa. Strimpella una melodia e canta mentre un suo commilitone, sdraiato sul pianoforte, segue il tempo agitando le gambe e un altro passa accanto abbozzando passi di danza tenendo un mitragliatore in mano. «Guardare il luogo che chiamavo casa ridotto in macerie mi dà un dolore troppo profondo per esprimerlo a parole», scrive la ragazza.
Il video diventa virale nel mondo arabo, condiviso da utenti e ripreso dai media. Nelle interviste, Julia Alli mantiene il tono pacato con cui aveva commentato il suo post: «Spero che ci risolleveremo da questa situazione, ricostruiremo non solo questa casa ma un nuovo capitolo pieno di resilienza, di forza e del ricordo di tutto quello che abbiamo perso». Sotto il video però l’atmosfera è diversa, tra commenti acidi da tutte e due le parti in conflitto. Per un ex militare israeliano che cerca di spiegare, ci sono decine di utenti che si augurano la fine di Israele, mentre i filoisraeliani fanno notare che intorno a qual palazzo Hezbollah poteva aver nascosto armi e missili.
Pochi notano l’ironia della scelta musicale. La giovane dottoressa libanese suona un notturno, reso famoso dal film “Il pianista”, che non è solo uno dei brani preferiti da Władysław Szpilman, il musicista interpretato da Adrian Brody nel film di Roman Polansky. È anche il brano che ha salvato dalla morte Natalia Karp, pianista polacca che lo suonò così bene davanti al nazista Amon Göth da convincerlo a risparmiarle la vita.
Il soldato invece sceglie un pezzo di “Bohemian rhapsody” dei Queen: proprio le note che nel video sono suonate e cantate al pianoforte dal frontman della band, Freddie Mercury: che di vero nome faceva Farrokh Bulsara, ed era nato a Zanzibar da una famiglia indiana di religione parsi, originaria quindi dell’antica Persia, l’attuale Iran. Inutile chiedersi se si rendeva conto, il militare israeliano, di questo legame paradossale. Da come canta, è evidente che a lui interessavano solo le parole: «Mamma, ho appena ucciso un uomo: gli ho puntato un fucile alla testa, ho premuto il grilletto e adesso è morto».