Mondo
14 ottobre, 2025Ha appena compiuto 27 anni a Gaza. Senza torta né candeline, ma con la sola speranza che la vita le possa offrirle un’altra possibilità. Stiamo provando a offrire una seconda possibilità a Engy, aiutandola a uscire da Gaza per venire a studiare in Italia
Da qualche mese Engy Abdelal (nella foto) collabora con “L’Espresso” da Gaza, raccontando nel suo stile intimista e poetico la vita quotidiana in quella terra martoriata. Fin da piccola ha scritto, come giornalista e come poetessa, senza mai smettere di studiare, ottenendo una laurea in architettura e una in giornalismo. Da quando ha perso il padre nel 2019 vive sola con la madre, spostandosi di casa in casa, di palazzo in palazzo, per sfuggire ai bombardamenti.
Ha appena compiuto 27 anni a Gaza. Senza torta né candeline, ma con la sola speranza che la vita le possa offrirle un’altra possibilità.
Con il vicerettore dell’Università di Pisa, Giovanni Gronchi, la nostra giornalista Federica Bianchi sta provando a offrire una seconda possibilità a Engy, aiutandola a uscire da Gaza per venire a studiare in Italia. È stata già accettata ai corsi universitari dell’anno prossimo e ora la sua pratica è in attesa di visto studentesco presso il console italiano a Gerusalemme, Domenico Bellato.
L’Università ha messo a disposizione anche una borsa di studio per il suo biennio in Italia ma mancano altri 7mila euro. Ed è per questo che hanno bisogno di voi, nella speranza che indignazione ed empatia si traducano in un piccolo gesto concreto. Scrivete a f.bianchi@lespresso.it per conoscere le modalità di aiuto.
«Il vostro sostegno non è solo un aiuto economico: è un voto di fiducia nel mio merito accademico, nella mia perseveranza, nella mia umanità e nella mia visione», scrive Abdelal: «Ogni contributo, anche il più piccolo, ci avvicina alla sicurezza, alla stabilità e a un futuro in cui potrò prendermi cura di mia madre e della mia comunità, restituendo forza e speranza».
Come lei sono tantissimi i palestinesi che hanno bisogno di aiuto immediato. Ma l’enormità della sfida non può diventare scusa per l’immobilismo. Per non fare la differenza per nessuno.
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