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8 settembre, 2025La coalizione di sinistra e l’estrema destra di Marine Le Pen avevano già annunciato che avrebbero votato contro il premier. La palla di nuovo al presidente Macron
Non è durato più di nove mesi il governo del centrista François Bayrou. L'Assemblée Nationale, a larga maggioranza, ha votato contro la fiducia: 194 voti a favore, 364 contrari. La coalizione di sinistra e l’estrema destra di Marine Le Pen avevano già annunciato che avrebbero votato contro il premier. Bayrou si presenterà domani mattina - 9 settembre - all'Eliseo, per presentare le dimissioni al capo dello Stato, Emmanuel Macron.
Il discorso di politica generale
“Il rischio maggiore era quello di non correre alcun rischio, di lasciare che le cose continuassero senza alcun cambiamento [...] fino al momento in cui l'irreparabile fosse ormai fatto”, queste sono le parole con cui il primo ministro francese François Bayrou ha aperto, alle ore 15, la sua ultima seduta parlamentare. Il premier (leader del partito di centro MoDem) aveva annunciato già il 25 agosto che lunedì 8 settembre sarebbe ricorso all’articolo 49.1 della Costituzione, che prevede il voto di fiducia del Parlamento al governo. La maggioranza dei deputati francesi non ha votato la fiducia al primo ministro (come largamente anticipato), e quest’ultimo è stato obbligato a dimettersi, segnando l’ennesimo cambio di governo della legislatura macronista.
Segue la cronaca della giornata.
Articolo 49.1: una decisione "kamikaze"
Ricorrere al 49.1 in questa situazione politica “è kamikaze”, dice il costituzionalista Benjamin Morel a Libération. In effetti la situazione è inedita: è la prima volta nella storia della V Repubblica che un primo ministro chiede la fiducia al Parlamento di cui non ha la maggioranza. La conseguenza probabile e annunciata di questa decisione è la caduta del governo. Sia la coalizione di sinistra (costituita da La France Insoumise, dai Socialisti e dagli Ecologisti), sia l’estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella hanno infatti dichiarato che non voteranno il sostegno al premier. L'articolo 49, comma 1 della Costituzione, che disciplina la procedura del voto di fiducia, è chiaro: se Bayrou non riuscirà a ottenere la maggioranza dei voti espressi a seguito della sua dichiarazione di politica generale, sarà costretto a presentare le dimissioni del suo governo al presidente della Repubblica (articolo 50).
Perché allora Bayrou ha deciso di usare l’articolo 49.1? La scelta potrebbe derivare da un comportamento “naive” del premier che, come spiegato da lui stesso, spera fino all’ultimo che i parlamentari decidano di votare la fiducia al suo governo. Il motivo più probabile va trovato però in un tentativo disperato di Bayrou di evitare l’inevitabile. Il progetto della legge di bilancio deve infatti essere depositato all’Assemblée entro il primo martedì di ottobre, per essere esaminato e adottato entro la fine dell’anno. Il premier deve quindi presentare il suo progetto nelle prossime settimane. La proposta di bilancio di Bayrou, che mira a risparmiare 43,8 miliardi di euro, è però stata altamente criticata sia dall’estrema destra che dalla sinistra, e porterebbe quindi quasi sicuramente a una mozione di sfiducia da parte del Parlamento.
In questo contesto altamente instabile, la scelta di Bayrou è stata quindi quella di “responsabilizzare” i suoi parlamentari e metterli davanti alla scelta (preventiva) di votare per la fiducia o di far finire immediatamente il governo.
La palla a Macron: quali scenari futuri?
Nel caso della sfiducia al primo ministro, il futuro politico della Francia torna nelle mani del presidente Emmanuel Macron. Tre sono gli scenari possibili. Il primo, quello meno probabile, è lo scioglimento del Parlamento, scelta che porterebbe nuovamente i francesi alle urne nel mese di ottobre. La dissolution, come si dice in francese, è teoricamente possibile perché è passato più di un anno dall’ultimo scioglimento ed è quindi permesso dalla legge, ma è poco probabile perché consisterebbe in un’ulteriore perdita di elettori per i partiti di governo. Come mostrano infatti gli ultimi sondaggi, il Rassemblement National di Bardella e Le Pen sarebbe largamente in testa nel caso di elezioni legislative anticipate. Non a caso, questa opzione è quella che chiedono i membri del RN.
Scenario numero due: Macron continua con la strategia adottata fino ad ora e elegge un nuovo primo ministro che viene dai partiti di centro. È ciò che è successo con la scelta dell’ex premier Michel Barnier e dell’attuale Bayrou. Questa scelta rischierebbe però di riproporre la situazione che i francesi hanno visto ripetersi più e più volte in questi mesi: un primo ministro debole che cerca di governare senza successo un Parlamento estremamente frammentato e che rischia ogni mese di essere sfiduciato dal suo governo. Con queste scelte “abbiamo solo l’impressione che il Presidente abbia messo il Paese in stallo e abbia confiscato le chiavi del potere”, dichiara il deputato ecologista Pouria Amirshahi, che voterà la sfiducia al premier.
Terzo e ultimo scenario: Macron decide di nominare un primo ministro che viene dal campo della sinistra, cioè dalla coalizione che ha effettivamente vinto le ultime elezioni legislative. Bisogna infatti ricordare che in Francia il Presidente è libero di scegliere il primo ministro che preferisce, senza particolari limiti. Secondo il deputato Amirshahi, “la ragione vorrebbe che Macron accettasse finalmente una coabitazione”, acconsentendo a eleggere quindi un primo ministro di sinistra. La coabitazione (tra un primo ministro di sinistra e un presidente di centro) sembra una possibilità nella situazione attuale, estremamente instabile, ma non è usuale per la Francia, abituata (diversamente dall’Italia) ad avere governi a maggioranza assoluta. In questo caso, la scelta più probabile è quella di un premier che venga direttamente dai ranghi del Partito Socialista, partito di sinistra moderata, con cui i macronisti avrebbero quindi più facilità a governare in coabitazione.
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