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14 ottobre, 2025Dopo il cessate il fuoco, il premier spagnolo riporta l’attenzione sul massacro della Striscia: “È importante che siano cessate le ostilità, ma ci sono processi aperti davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, non possono essere dimenticati”
"La pace non può significare l'oblio, non può significare l'impunità". Mentre dopo il cessate il fuoco fra Israele e Hamas le dichiarazioni dei Capi di Stato si sono concentrate soprattutto sul futuro di Gaza, Pedro Sánchez ha scelto di riportare l’attenzione sul massacro della Striscia. “Ci sono processi aperti davanti alla Corte Internazionale di Giustizia. Gli attori principali del genocidio dovranno risponderne”, ha commentato il premier spagnolo in un’intervista a Radio Cadena Ser.
Sánchez ha poi sottolineato la necessità di separare il processo negoziale culminato nell’accordo dello scorso 9 ottobre dalla condotta del governo Netanyahu e dell’Idf degli ultimi due anni. “È importante che sia cessata la violenza a Gaza e che ci sia l'opportunità di un dialogo franco fra Israele e Palestina, in riconoscimento dei due Stati”, ha detto il Segretario del Psoe secondo cui, per costruire una nuova stabilità nell’area, è necessario affrontare le “molte incognite sulla governance” di Gaza che emergono dal testo promosso da Trump.
Per il premier spagnolo l’elemento centrale per costruire una pace duratura in Medio Oriente deve essere la presenza di uno Stato palestinese. La soluzione dei "due Stati" viene evocata direttamente dal leader spagnolo, che ha sottolineato l’importanza della presenza a Sharm El Sheikh dell’Autorità Palestinese e rivendica la coerenza di Madrid: “Con il riconoscimento della Palestina - assieme a Irlanda e Norvegia - abbiamo aperto la strada verso una posizione ritenuta decisiva dall'unanimità delle Nazioni Unite e da un'ampia maggioranza dell'Unione Europea".
Sánchez ha anche garantito che l’embargo sulle armi da e verso Israele resterà in vigore, con il governo spagnolo che vuole avere un ruolo di primo piano nelle attività di peacekeeping. Anche, eventualmente, con l’invio di truppe: “Vogliamo far parte del processo, sia per gli interessi che abbiamo nella zona, che per la convinzione morale verso il rispetto del diritto internazionale”.
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