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24 ottobre, 2025Continua l'insubordinazione del premier ungherese, nonostante il presidente Usa sia un suo stretto alleato. Budapest, da quando Mosca ha invaso l'Ucraina, ha aumentato le importazioni di greggio e gas. E ora prova a eludere, esplicitamente, le nuove misure annunciate da Washington
Parla esplicitamente della necessità di “aggirare” le sanzioni statunitensi sul petrolio russo, il premier ungherese Viktor Orbán, quando tratta del tema — a cui Budapest guarda con particolare attenzione — delle misure imposte da Donald Trump contro le compagnie russe. Il motivo è semplice: anche dopo l’invasione dell’Ucraina e la stretta europea che ne è seguita, l’Ungheria (ma anche la Slovacchia) hanno continuato a comprare gas e petrolio da Mosca. Anzi, negli ultimi tre anni e mezzo le loro importazioni sono aumentate.
"Esistono effettivamente sanzioni contro alcune compagnie petrolifere russe", ha dichiarato Orbán in un'intervista alla radio Kossut, spiegando di aver "iniziato la settimana consultandomi più volte con i dirigenti" della compagnia energetica ungherese Mol. "Stiamo lavorando su come aggirare queste sanzioni", ha aggiunto, sottolineando che "chiunque voglia una riduzione dei prezzi dei servizi pubblici deve difendere il diritto dell'Ungheria ad acquistare petrolio e gas dalla Russia”.
Già a fine settembre il ministro degli Esteri ungherese, Peter Szijjarto, aveva bollato come “opzione non valida” l’invito di Trump agli Stati europei affinché smettano di acquistare greggio russo. Ha argomentato richiamando l’assenza di sbocchi sul mare dell’Ungheria, ma dietro c’è anche lo stretto rapporto tra Orbán e Putin, che fa di Budapest il maggiore alleato di Mosca in Europa.
Mercoledì 22 ottobre Trump ha annunciato che avrebbe imposto nuove sanzioni “enormi” alle multinazionale russa Lukoil e alla società statale Rosneft, le prime misure di questo genere a quando il tycoon è tornato alla Casa Bianca. I dettagli dovranno ancora essere definiti, ma il rischio — concreto — è che Mosca venga costretta a chiudere i suoi oleodotti verso l’Europa. Come Druzhba (che in russo significa “amicizia), da cui l’Ungheria (ma anche la Slovacchia) continuano a importare greggio.
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